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Repubblica: "Attenzione a non creare piccoli ghetti"

L´intervista - Massimo Livi Bacci, demografo

06/11/2007
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la Repubblica

VLADIMIRO POLCHI

ROMA
«Attenzione alle scuole-ghetto». Massimo Livi Bacci, senatore dell´Ulivo e docente di demografia a Firenze, mette in guardia dalla tentazione di formare classi ad alta intensità di stranieri: «Sono un errore e portano alla fuga degli alunni italiani».
Eppure l´istituto di Barcellona appare come un modello di integrazione riuscita.
«Anche in Italia ci sono esperienze locali da prendere come esempio, ma l´immigrazione nel nostro Paese si presenta con aspetti del tutto peculiari rispetto ad altri Stati».
Quali?
«Da noi l´immigrazione ha un carattere più frammentato: non esistono cioè etnie predominanti. E questo agevola anche l´inclusione. Diversamente accade in Spagna (con una prevalenza di marocchini ed ecuadoregni), Francia (con i maghrebini che emergono) e Germania (con turchi e slavi protagonisti). Non solo. In Italia si assiste a una dispersione degli immigrati sul territorio».
Cosa significa?
«Che i nostri immigrati si distribuiscono uniformemente nel Paese. Nel Centro Nord, per esempio, si contano cittadini di origine straniera nelle grandi città, ma anche nei comuni montani più piccoli».
E questo è un bene?
«Certo, ma tutto ciò può venire meno rapidamente, se non si sta attenti ai processi di segregazione territoriale. Anche per questo, resto contrario alla formazione di classi a forte presenza di immigrati. Meglio distribuirli tra più scuole, anche se non è sempre facile».
Oggi l´immigrazione è sempre più legata al tema della sicurezza. Quale ruolo spetta alla scuola?
«La scuola è la prima leva per l´inclusione e l´integrazione delle seconde generazioni di immigrati. In classe si imparano le regole, i costumi, la lingua. Solo così si evitano tensioni future. La scuola deve allora potenziare i suoi strumenti di accoglienza degli studenti di origine straniera. È inevitabile: ricordo che lo scorso anno il 10% dei nuovi nati, risultava figlio di genitori stranieri. E poi la presenza di culture diverse in classe è di stimolo anche per gli alunni italiani, che devono confrontarsi da subito con le sfide della globalizzazione».
L´Italia si è fatta trovare impreparata di fronte ai crescenti flussi migratori?
«Generalmente si dice che il nostro Paese solo da poco ha conosciuto il fenomeno migratorio In verità, l´immigrazione è cominciata all´inizio degli anni ´70. È da 35 anni che abbiamo a che fare con questi flussi in entrata. Non abbiamo dunque più scuse nella mancata attuazione di efficaci politiche d´integrazione».


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