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Repubblica: Alunni in classe e precari in piazza "La campanella suona nel caos"

Primo giorno tra sit-in, manifestazioni e cortei contro i tagli

15/09/2009
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la Repubblica

Il primo giorno per 5 milioni di alunni italiani è decisamente movimentato

La protesta più feroce è al Sud perché lì si consumano i tagli maggiori

SALVO INTRAVAIA

Alunni in classe e precari in piazza a manifestare contro i tagli del governo. Il primo giorno di scuola per 5 milioni di alunni italiani è stato decisamente movimentato. Ieri mattina, da Nord a Sud la protesta degli oltre 27 mila precari della scuola lasciati a casa senza posto né stipendio si è fatta sentire. In quasi tutte le maggiori città italiane si sono svolti cortei, manifestazioni, sit in e occupazioni. Con la solidarietà degli studenti che parlano di "primo giorno di scuola nel caos" e invitano la Gelmini a lasciare il ministero "se non risolverà in tempi strettissimi la situazione in cui versa la scuola". Le proteste più eclatanti a Palermo e Napoli. Il perché è presto detto. Per alleggerire il bilancio del ministero dell´Istruzione di 7 miliardi e 800 milioni di euro in tre anni verranno cancellati quasi 132 mila posti di lavoro. I primi 57 mila sono spariti dal primo settembre lasciando, tra pensionamenti ed esuberi, senza contratto 27 mila famiglie che oggi incassano la solidarietà di Ignazio Marino e Pierluigi Bersani, del Pd, e Paolo Ferrero (Prc). A scaldare ulteriormente gli animi ci ha poi pensato lo stesso ministro dell´Istruzione, Mariastella Gelmini che ha dapprima bollato come "demenziale" il balletto dei docenti da una scuola all´altra e successivamente rimproverato gli insegnanti che fanno politica a scuola. A Palermo un centinaio di precari hanno occupato l´accesso di Palazzo d´Orleans. Mentre in mattinata un lungo corteo promosso da Flc Cgil, Cisl e Uil scuola e Snals ha attraversato le vie cittadine. A Napoli, dove si è recata per inaugurare l´anno scolastico, il ministro dell´Istruzione Mariastella Gelmini si è imbattuta nella protesta di un gruppo di genitori di alunni disabili, di precari e di alunni. Il gruppo dei manifestanti ha bloccato il pullman di giornalisti arrivati a Napoli in occasione della visita del ministro Gelmini al carcere minorile di Nisida. La Campania, con 5 mila e 200 nuovi disoccupati, è la regione italiana più flagellata. Al suono della prima campanella a Milano i supplenti si sono presentati ai cancelli del liceo classico Parini con il viso coperto da maschere bianche e la bocca chiusa da un nastro adesivo rosso. Mentre per tutto il giorno un gruppo di colleghi ha presidiato la sede dell´Ufficio scolastico regionale i genitori di Retescuole distribuivano volantini anti-Gelmini in piazza Duomo. In Sardegna, a Sassari, i precari della scuola hanno sfidato la pioggia rallentando il traffico con striscioni e slogan. Anche a Torino l´anno scolastico si è aperto con un presidio della Flc Cgil davanti i locali dell´Ufficio scolastico regionale. E a Novara un gruppo di supplenti senza più incarico ha occupato simbolicamente gli uffici del provveditorato agli studi. Nella Capitale, mentre i Cobas assediavano la sede del ministero con un assordante rumore, docenti e genitori manifestavano mille perplessità. Secondo la Flc Cgil manca all´appello il 25 per cento del personale, ancora da nominare. Proteste anche in Basilicata, in Calabria, in Veneto e nel Molise. Si incatenano davanti ai cancelli dell´ufficio scolastico regionale delle Marche un gruppo di docenti e a Messina continua lo sciopero della fame dei supplenti scaricati dal governo. Intanto il Codacons, che annuncia un ricorso al Tar Lazio contro i tagli e il sovraffollamento delle classi, dopo lo scivolone su "i carceri", mette a disposizione "una équipe di docenti precari disponibili a fare ripetizioni di italiano al ministro Gelmini", afferma il presidente, Carlo Rienzi. E il Moige (il Movimento italiano genitori) liquida come irrisorio l´aumento dell´8 per cento del tempo pieno alla primaria. «Le garanzie date erano diverse: si era infatti parlato di un aumento del 50% delle classi a tempo pieno», dicono i genitori.

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