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Repubblica-Adolescenti, il trauma dei libri per le vacanze

Adolescenti, il trauma dei libri per le vacanze CORRADO AUGIAS C aro Augias, a mia figlia (13 an...

08/07/2004
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la Repubblica

Adolescenti, il trauma dei libri per le vacanze
CORRADO AUGIAS


C aro Augias, a mia figlia (13 anni) a conclusione dell'anno scolastico è stata data come "attività per le vacanze" la lettura e il riassunto scritto di tre bellissimi libri: "Se questo è un uomo" di Carlo Levi; "I Malavoglia" di Giovanni Verga e "Il Gattopardo" di Tommasi di Lampedusa. Arrivata a pagina 30 del primo libro ci ha detto che aveva molte difficoltà a concentrarsi sul testo che sta leggendo (forse il caldo, più probabilmente la severità e durezza del contenuto) e che non sarebbe mai stata in grado di assolvere al compito assegnatole.

Sicuramente fra i tre libri, quello di Levi è, nonostante l'argomento, il più scorrevole da leggere. Già immaginiamo, io e mio marito, cosa succederà con "I Malavoglia" o con "Il Gattopardo"; prevediamo che dopo le prime dieci pagine verranno riposti, per qualche anno, sullo scaffale della libreria e l'attenzione letteraria di nostra figlia si sposterà, almeno in questo periodo estivo, sulle rivistine per teen-ager.

Non ci sembra sia questo il modo migliore per far avvicinare gli adolescenti alla lettura. Forse se le fossero stati assegnati libri più "appetibili" in base all'età si sarebbe contribuito in modo più consono a far nascere il gusto del leggere in una ragazza di 13 anni.

Stefania Comin

stefania_comin@infinito.it

U na delle affermazioni più celebri sulla lettura è quella di Marcel Proust quando scrive: "Non esistono forse giorni della nostra infanzia che abbiamo vissuto intensamente quanto quelli che crediamo di aver perduto senza viverli, i giorni trascorsi in compagnia di un libro molto caro". Giustissimo. La domanda successiva però è: quand'è che un libro diventa "molto caro"? Sto leggendo proprio in questi giorni l'ultimo romanzo di Eco ("La misteriosa fiamma della regina Loana" - Bompiani) che a me pare il migliore che abbia scritto, almeno se posso giudicare (mancandomi strumenti critici più sofisticati) dal divertimento e dalle "agnizioni" che mi procura.

Lo tiro in ballo perché ci sono interi capitoli in cui si racconta come il protagonista, Yambo, un gagliardo e raffinato sessantenne che ha perso la memoria, cerchi di recuperarla esplorando le soffitte della casa avita, ritrovandovi i giornalini, i dizionari, le riviste di moda, le figurine, perfino i calendarietti da barbiere della sua infanzia. E chiedendosi in che modo quei racconti terrificanti, quelle avventure, Fantomas e Buffalo Bill, il capitano Nemo e il conte di Monte Cristo, velieri e castelli, e cavalli lanciati al galoppo nella notte tempestosa, abbiamo predisposto la sua fantasia e la sua mente alle scoperte e alle passioni (e alle letture) che sarebbero venute con la maturità.

Confesso, per quanto mi riguarda, di avere scoperto Shakespeare non a scuola ma al cinema, con il "Giulio Cesare" libertario e melodrammatico in cui Marlon Brando/Marc'Antonio diceva (lui e l'impareggiabile doppiatore) il più famoso monologo del teatro in modo che non ho mai più dimenticato anche perché credo d'aver visto il film quattro o cinque volte.

L'insegnante della ragazzina Comin, se posso esprimere un parere, ha consigliato titoli che qualunque persona civilizzata deve avere letto. Forse però andrebbero affrontati un po' più in là; e intanto dare modo alla misteriosa fiamma della regina Loana di cominciare ad ardere.


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