Renzi sui precari: «Vediamo se la legge va avanti, se no decreto»
Il sottosegretario Faraone: «C’è tempo fino a metà aprile». Ma sarebbe molto più rapido mettere la fiducia in Aula. Cosa si nasconde dietro la retorica dei tempi parlamentari?
Il sottosegretario Davide Faraone ha ribadito che il Parlamento ha tempo fino a metà aprile per approvare il disegno di legge - peraltro non ancora scritto dal governo - sulla scuola. Un mese e mezzo, meno del tempo previsto dall’urgenza per la discussione e l’approvazione di un decreto legge che deve essere convertito appunto entro sessanta giorni. Altrimenti? Se il Parlamento non correrà più che per un decreto, allora il governo sarà costretto a fare il decreto, spiega Faraone. Quasi facendo eco al premier, Matteo Renzi, che in un’intervista all’Espresso dice: «Ci sono sei mesi prima di assumere i precari, vediamo se la legge va avanti o se ci sarà il requisito di urgenza per un decreto». E aggiunge: ««Sulla scuola ci siamo impegnati con il presidente della Repubblica e con le opposizioni a presentare meno decreti possibile. Mettiamoci d’accordo: prima mi accusano di essere un dittatore che vuole fare tutto da solo, se presento un disegno di legge aperto alla discussione mi accusano di non decidere».
Fiducia
In realtà la via più breve e meno propagandistica per ottenere un’approvazione rapida delle norme sulla scuola, una volta che il consiglio dei ministri sia riuscito a licenziare il testo, è quello di mettere la fiducia appena il disegno di legge sia arrivato alla discussione in Aula: se l’ostruzionismo fosse tale da compromettere una riforma che il governo ritiene imprescindibile, potrebbe mettere sul tavolo questa carta che rinsalderebbe la maggioranza. Infatti se ad aprile il governo presentasse il famoso decreto sulle assunzioni, ci vorrebbero comunque i famosi sessanta giorni per l’approvazione. E non si capirebbe perché il governo considerando l’urgenza e la fretta imprescindibili per la buona riuscita della riforma non sia riuscito martedì scorso a difendere l’idea di farne un decreto. Insomma non si riesce più a capire se la riforma è «urgente» (Faraone) e se è necessaria «una discussione ampia» (Renzi). E tra i sindacati e i precari comincia a farsi strada il sospetto che dietro questa retorica sulle procedure e i tempi si nascondano difficoltà sostanziali nel tradurre in legge le misure sulle graduatorie.