Referendum scuola, firme depositate. Ma sulla chiamata diretta dei prof c'è l'accordo governo-sindacati
Depositate in Cassazione due milioni e mezzo di firme contro la legge 107. Ma intanto su uno dei punti più contestati della riforma è stato raggiunta un’intesa
Valentina Santarpia
Oltre 2 milioni e mezzo di firme contro la riforma della «Buona scuola». I promotori del referendum con i 4 quesiti abrogativi di altrettanti punti della legge 107 hanno consegnato - dopo il rinvio deciso l’altro giorno - giovedì mattina in Cassazione le scatole contenenti le firme raccolte in tutta Italia. «Un ottimo risultato che corona tre mesi di impegno diffuso in tutto il Paese», commentano i promotori. Ma intanto almeno uno dei quesiti è stato «disinnescato»: è stato raggiunto un accordo tra sindacati e ministero dell’Istruzione per ammorbidire i tratti più spinosi della chiamata diretta, che è proprio oggetto di uno dei quesiti del referendum. La paura di sindacati e docenti era che la possibilità, per il dirigente, di scegliere direttamente i docenti, finisse per far diventare arbitraria la selezione, o quanto meno troppo discrezionale. Con l’accordo siglato tra le parti in causa invece vengono messi dei paletti che permetteranno comunque alle scuole di individuare gli insegnanti più adatti al proprio piano formativo, sulla base del loro profilo professionale e non solo di anzianità e punteggio, ma che eviteranno quella che lo stesso sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone chiama «una deregulation selvaggia». Soddisfatti i sindacati: « Superate le decisioni unilaterali sono state trovate le soluzioni condivise per fare funzionare le scuole- commenta Pino Turi- Il confronto negoziale, quando funziona bene (riconoscimento reciproco) produce risultati e riforme positive per il sistema».
I paletti per chiamare i prof
I dirigenti scolastici pubblicheranno un avviso sul sito della scuola elencando i requisiti che dovranno avere i docenti che cercano per coprire i posti disponibili. Questi requisiti dovranno essere coerenti con il Piano triennale dell’offerta formativa predisposto da ciascun istituto e saranno individuati all’interno di un elenco nazionale che sarà definito nel corso della sequenza contrattuale che segue all’accordo di ieri. L’avviso indicherà 4 requisiti per ciascun posto. Il dirigente farà la proposta di assunzione al docente che ne soddisferà il numero maggiore. In caso di parità di requisiti fra due docenti varrà il punteggio della mobilità per gli assunti prima del 2016 e quello della graduatoria (ad esaurimento o di concorso) per gli assunti quest’anno. Se il docente scelto opterà per un’altra scuola, il dirigente procederà con il secondo individuato e così via. Alla fine delle procedure la sede dei docenti rimasti senza assegnazione sarà individuata dall’Ufficio scolastico. Per quanto riguarda i tempi, sono previste due procedure: una per i docenti già in cattedra che hanno chiesto la mobilità e che entro il 31 agosto prossimo dovranno conoscere la loro sede di destinazione. La seconda, da chiudere entro il 15 settembre, per i docenti che saranno immessi in ruolo quest’anno. L’intera procedura viene comunque resa molto più trasparente, in modo da calmierare le proteste contro la chiamata diretta, e probabilmente rendere vano almeno uno dei quesiti referendari.
Il bonus prof: meno di 100 euro a testa
Restano in piedi però le ragioni degli altri tre quesiti: lo school bonus (detrazioni fiscali per chi fa donazioni a scuole statali o paritarie), il sistema di alternanza scuola lavoro- che secondo gli oppositori dovrebbe essere libero e non imporre un tot di ore agli studenti - e soprattutto il bonus premiale ai professori: non piace al mondo degli insegnanti il modo con cui verrà assegnata quella quota di fondi, 200 milioni, destinata dalla riforma a premiarli. Tant’è vero che negli ultimi mesi hanno provato a boicottarlo in tutti i modi: prima, ritardando e ostacolando la nomina dei comitati di valutazione; poi, provando a rifiutare il bonus, che alla fine ammonta a poco meno di 100 euro a testa.