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Redattore Sociale: Solo 2 milioni gli italiani in apprendimento permanente. ''Domanda di formazione disattesa''

Italia diciassettesima in Europa. Lo Stato ''è entrato in un sonno profondo''; le regioni ''sono bloccate ad una concezione che vede l'utilizzo del Fondo sociale europeo nell'ottica della spesa''. A Genova un incontro dell'Unieda

07/05/2009
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Redattore Sociale

ROMA - Sono solo 2 milioni in Italia le persone in apprendimento permanente. Considerato che molti stranieri frequentano corsi gratuiti che la scuola mette a disposizione, ecco che la stragrande parte dei partecipanti frequenta attività gestite da enti del terzo settore italiano. Lo Stato “è entrato in un sonno profondo”; le regioni, titolari della formazione, “sono bloccate ad una concezione che vede l’utilizzo del Fondo sociale europeo nell’ottica della spesa e non del creare un sistema che coinvolga i cittadini, che dia loro speranze di apprendere cose utili alla vita e alla professione”.

Dunque, “la domanda di formazione è disattesa perché il sistema formativo italiano è asservito ad una logica di autoreferenzialità, incapace di dialogare con il mondo del lavoro e con la società civile salvo che all’atto di un bando di finanziamento”. E’ per tutte queste considerazioni che l’Unieda (Unione italiana di educazione degli adulti) ha voluto raccogliere intorno a sé i migliori esperti di apprendimento permanente a Genova dal 7 al 9 di maggio 2009 con lo scopo di attirare l’attenzione e di “lanciare proposte per aprire questo mondo, strategico ed essenziale per il futuro della nostra comunità”.

L’Unieda, che per l’occasione presenta un rapporto sulla situazione italiana, ricorda come l’indicatore per eccellenza di sviluppo economico, come dal 2000 insegna l’Ue, vale a dire la percentuale di persone che si trovano in apprendimento permanente (età compresa dai 25 ai 64 anni) è ben lontano dagli obiettivi prefissati (12,5% per il 2010). Infatti l’Italia si trova al 17° in Europa con il 6,2%.

Apprendimento permanente. L’apprendimento permanente è il principio chiave per lo sviluppo delle politiche di educazione e formazione europee e si rivela un elemento indispensabile per la strategia europea per la crescita e l’occupazione. Quando si parla di apprendimento permanente si toccano molte sfumature. Il termine, in primo luogo, fa riferimento ai sistemi educativi e di formazione ma coinvolge inevitabilmente anche le politiche di integrazione sociale, di occupazione e la crescita economica di un Paese. Gli obiettivi dell’apprendimento sono: la creazione di una cittadinanza più attiva, l’autorealizzazione, l’inclusione sociale, la crescita e il miglioramento dell’occupazione.

I dati. Detto in termini assoluti del posizionamento dell’Italia in Europa, va sottolineato che è il Trentino Alto Adige la regione con una percentuale di partecipazione più elevata, pari al 9,5% della popolazione di riferimento (si può dire nella media europea che è pari al 9,7%). E’ seguita da Lazio con l’8,3%. La Valle d’Aosta è all’ultimo posto con il 4,2%, la Sicilia al penultimo con il 4,9%.

Le università popolari e della terza età. All’interno delle organizzazione del Terzo Settore, in riferimento alla categoria delle università popolari (della Terza Età, del Tempo Libero, ecc...) l’Unieda riporta alcune stime relative alle quattro organizzazioni nazionali che raccolgono probabilmente la maggioranza di queste realtà associative (la stessa Unieda, Federuni, Auser e Unitre): complessivamente nelle 543 strutture sono stati coinvolte in attività formative più di 234.000 persone nell’anno 2007-2008.


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