Recupero scatti anche per Ata
Il decreto sull'anzianità di servizio incassa il primo sì al senato, ora tocca alla camera. A pagare, ancora una volta, sarà il fondo di istituto
Carlo Forte
I lavoratori della scuola statale appartenenti al personale Ata (amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici) possono tirare un sospiro di sollievo. Le posizioni economiche maturate negli anni scolastici 2011/2012, 2012/2013 e 2013/2014 non saranno toccate. Chi le ha già maturate continuerà a fruirne.
Chi le maturerà nel corso di quest'anno potrà giovarsene dopo che sarà stipulato un contratto ad hoc entro il mese di giugno. I soldi per coprire gli aumenti di stipendio del personale Ata, 38,87 milioni di euro, saranno tratti dal fondo per l'arricchimento per l'offerta formativa. E cioè dai soldi che servono a finanziare lo straordinario. É l'effetto di un emendamento del Pd approvato il 5 marzo scorso dal senato in sede di conversione in legge del decreto salvascatti.
Il provvedimento è stato trasmesso alla camera lo stesso giorno per l'ok definitivo (n.2157) ed è attualmente al vaglio della commissione lavoro di Montecitorio. Il testo dell'emendamento approvato è costruito sulla falsa riga delle disposizioni che riguardano i docenti. E dunque, anche per il personale Ata vale la clausola di salvaguardia. Pertanto, se le parti riusciranno a sottoscrivere un contratto ad hoc entro giugno prossimo, tutto ok. In caso contrario, addio agli aumenti. Identico anche il criterio di recupero dei fondi. Che consiste, appunto, nel ridurre le risorse destinate allo straordinario. Il particolare curioso dell'intera vicenda è proprio questo. Il legislatore, infatti, anziché ridurre i fondi da destinare al finanziamento delle prestazioni non essenziali, ha ritenuto di ridurre quelli che servono a retribuire la prestazione ordinaria. Ma tant'è.
Il tutto riducendo la questione del merito a un concetto meramente quantitativo: più soldi lo con lo straordinario e meno soldi alla prestazione ordinaria. A prescindere dalla qualità del lavoro. Giova ricordare, però, che la Suprema corte, declinando il principio di giusta retribuzione contenuto nell'articolo 36 della Costituzione, ha spiegato che «la giusta retribuzione deve essere adeguata anche in proporzione all'anzianità di servizio acquisita, atteso che la prestazione di lavoro, di norma, migliora qualitativamente per effetto dell'esperienza (sentenza 07.07.2008 n.18584)». E l'emendamento sembrerebbe andare proprio in questo senso. Tanto più che il legislatore ha ritenuto di qualificare gli aumenti oggetto della nuova disposizione alla stregua di «emolumento una tantum avente carattere stipendiale». Nessuna novità, invece, per quanto riguarda i docenti. Il testo licenziato dal senato, attualmente all'esame della camera, conferma l'intenzione del governo di evitare ai docenti l'onere della restituzione degli aumenti incassati nel 2013. Tutti gli altri, invece, potranno incassare il dovuto solo se il governo sottoscriverà un nuovo accordo con i sindacati per rifinanziare l'utilità del 2012. E tali fondi dovrebbero essere tratti sempre dal fondo per l'arricchimento per l'offerta formativa.
Il ministro Carrozza, prima del cambio della guardia a palazzo Chigi, aveva avviato l'iter per dare inizio alle trattative, inviando una lettera alla Funzione pubblica e al Ministero dell'economia. Ma poi il governo è cambiato e la vicenda si è arenata. Resta il fatto, però, che l'emendamento approvato al senato sembrerebbe confortare l'intenzione del legislatore, nel senso della necessità di trovare a breve un accordo per mettere gli aumenti nero su bianco. Ma a rallentare il tutto contribuisce non solo il cambio degli interlocutori nei palazzi della politica.
La posizione dei sindacati, infatti, è caratterizzata da una profonda spaccatura. Da una parte Cisl scuola, Uil scuola, Snals-Confsal e Gilda-Unams, che chiedono in coro di giungere al più presto alla soluzione concordata, utilizzando i soldi dello straordinario. E dall'altro lato la Flc-Cgil, la quale fa sapere in una nota che «è sbagliata la modalità di reperimento dei fondi tramite il taglio dei finanziamenti per l'autonomia scolastica (Legge n. 440/1997)». Per una diversa soluzione sarebbe necessario che il governo mettesse mano alla cassa. Ipotesi che risulta essere all'esame del governo. E che però al momento non è concretizzabile.