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Recovery, scovati altri 5 miliardi

Un miliardo per incrementare il tempo pieno al Sud

12/01/2021
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Il primo round si chiuderà (forse) stasera quando è in calendario il consiglio dei ministri chiamato a licenziare il Piano nazionale di Ripresa e Resilenza con il quale il governo italiano conta di impegnare i 207 miliardi del Recovery. Un cdm che però è appeso al filo delle tensioni interne alla maggioranza, arrivata a un passo dalla crisi. Ad aprire il fuoco erano stati i renziani, a partire proprio dal piano sul Recovery. Che dopo le integrazioni avvenute negli ultimi giorni, ha visto innalzare la quota per l'Istruzione: un tesoretto di 5 miliardi si aggiunge ai 10 miliardi previsti nella bozza iniziale e giudicati insufficienti, insieme ad altri capitoli come il turismo e la cultura, proprio da Italia Viva. Incrementata anche la quota per la ricerca, che passa a oltre 11 miliardi, dai 9 iniziali.

Si tratta della Missione 4, Istruzione e ricerca: 27,9 miliardi complessivi, grazie al riutilizzo di 1,83 miliardi de React-Eu e 2,6 di ex Pon.

La prima componente, «Potenziamento delle competenze e diritto allo studio», vede 9 miliardi allocati per l'accesso all'istruzione e la riduzione dei divari territoriali, un miliardo di questi andrà a finanziare un progetto per incrementare il tempo pieno in particolare al Sud. Altri 4,2 miliardi per le competenze Stem e le lingue, e 2,25 miliardi per rafforzare il canale dell'istruzione professionalizzante e gli Its.

La relazione che è stata predisposta per il confronto con le forze di maggioranza precisa: «Le linee portanti sul contrasto ai divari territoriali sono costituite da un forte investimento su asili nido, scuole di infanzia e sezioni primavera, potenziato per colmare il divario nei confronti dei paesi europei più avanzati, in particolare nel Mezzogiorno, insieme a interventi sulle scuole con maggiore incidenza di abbandono ed esiti educativi deboli, e finanziamenti per alloggi per studenti». Parallelamente si investirà nelle infrastrutture (cablaggio, laboratori, aule didattiche).

Infine, il Pnrr punta a una maggiore integrazione tra scuole superiori e università e il rafforzamento dell'istruzione professionalizzante rivolta al mondo del lavoro. «Appare opportuno a tal fine sviluppare ulteriormente gli investimenti e i progetti operativi all'interno di precise linee di riforma», si legge nella relazione governativa di sintesi. Italia Viva ha chiesto di poter conoscere i dettagli dei progetti.

Sul fronte della Ricerca, sono stati introdotti interventi per due miliardi volti al finanziamento del fondo del programma nazionale della ricerca, dei nuovi Prin, e del fondo per l'edilizia e le infrastrutture di ricerca, in particolare nel Mezzogiorno.

Una seconda direttrice si focalizza sul trasferimento tecnologico, incoraggiando – con partnership ed investimenti pubblici e privati – l'innovazione attraverso l'uso sistemico dei risultati della ricerca da parte del tessuto produttivo.

Sono contemplati, in quest'ambito, investimenti per il potenziamento di strutture di ricerca e la creazione di «reti nazionali» di R&S su alcune tecnologie abilitanti, la creazione di «ecosistemi dell'innovazione» attorno a «sistemi territoriali». L'ultima direttrice prevede interventi di sostegno all'innovazione nelle pmi attraverso dottorati innovativi e green. Le risorse complessive per questa componente sono pari a 10,7 miliardi, a cui si aggiungono i 500 milioni di ReactEu.

Superato lo scoglio del consiglio dei ministri, c'è poi il voto del parlamento


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