Rassegna Sindacale. Lo sciopero della speranza
di Stefano Iucci. Conversazione con Enrico Panini, segretario confederale della CGIL
Comincia da Torino la nostra conversazione con Enrico Panini, segretario organizzativo della Cgil, alla "vigilia" dello sciopero generale. "Qualche giorno fa - racconta - una sindacalista torinese mi ha confessato: 'Il 12 non so chi sciopererà'. Questa persona non era preoccupata per la possibilità che le adesioni siano basse ma per il fatto che i sindacati non sono oggi in grado di prevedere quanti lavoratori, in quella data, saranno in produzione, e questo in una città industriale devastata dalla crisi".
Segnali, percezioni inquietanti. Verrebbe da chiedere: non danno, queste considerazioni, indirettamente ragione a quanti sostengono che in una situazione straordinaria come quella attuale l'arma tradizionale dello sciopero risulta inadeguata, non all'altezza dei tempi? "È esattamente il contrario - risponde il sindacalista -. Il grido di una grande realtà produttiva che rischia di scomparire dice che serve una risposta immediata, che occorre muoversi e non trastullarsi, che le condizioni di lavoro e di vita delle persone non possono essere piegate alle logiche selvagge del mercato. Ma queste risposte, al contrario di quanto in Europa altri esecutivi del medesimo colore politico stanno facendo, il governo non le ha date. Per questo scioperiamo".
I prossimi sette-otto giorni saranno quelli decisivi per il successo della mobilitazione. La Cgil vuole che le singole manifestazioni - capillari, come quelle dello scorso 27 settembre - siano (colorate, creative e che rappresentino un modo anche non consueto e tradizionale di protestare contro le scelte del governo. Panini, che incontriamo rapidamente in giorni convulsi che lo vedono mettere a punto l'intera macchina organizzativa della Cgil in vista dell'appuntamento del 12, ci parla di segnali rassicuranti, di decine di migliaia di assemblee organizzate nei luoghi di lavoro, di discussioni partecipate sulla piattaforma messa a punto a Roma il 5 novembre nell'assemblea dei quadri e delegati della Cgil. "I nostri terminali sul territorio - racconta il dirigente di corso d'Italia - ci dicono che le assemblee sono mediamente più affollate rispetto ad altre indette unitariamente a Cisl e Uil nel passato. Tutte conferme del fatto che le persone sono convinte che serva una terapia d'urto per una crisi che è senza precedenti perché in poco più di un mese ha cambiato il quadro economico di intere realtà produttive del paese, arrivando anche dove si pensava che mai sarebbe arrivata o che, comunque, lo avrebbe fatto più in là nel tempo".
Quanto a Cisl e Uil, Panini sottolinea come, nel corso delle assemblee, giungono certo critiche anche severe verso le due confederazioni ("le persone non capiscono come ci si possa dividere su punti unitariamente condivisi o, addirittura, come nel caso della riforma dei contratti, abbandonare ipotesi di piattaforme comuni"), senza però mai scadere in polemica sterile o, peggio ancora, aggressioni verbali di alcun tipo: "Segno questo della grande maturità dei lavoratori in questo difficile momento". Per la buona riuscita dello sciopero generale, la Cgil si aspetta molto da tutti i lavoratori e i cittadini. In particolare, però, dai giovani - studenti e precari - e dai pensionati: due "categorie", se così si può dire, pesantemente colpite dalla crisi e dai "non provvedimenti" del governo. "I pensionati - osserva Panini - a partire dalle iniziative messe in campo negli ultimi mesi, fino alla grande assemblea dello scorso 13 novembre, sempre più si muovono su obiettivi rivendicativi di grande valore. Quanto ai giovani precari, per molti di loro è iniziato un dolorosissimo conto alla rovescia che li porterà, alcuni dopo tanti anni di attività, a non veder riconfermati i propri contratti di lavoro. E poi ci sono, sempre tra i giovani, gli studenti e i ricercatori che, nella loro autonomia, confluiranno nei nostri cortei. Studenti e ricercatori, del resto, sono i protagonisti di una parte consistente della nostra azione sindacale".
Previsioni? Meglio, sicuramente, non farle. "Tuttavia - conclude il segretario organizzativo della Cgil - se mettiamo insieme il malcontento che c'è tra la gente, la capillarità delle nostre iniziative e le risposte quasi provocatorie che arrivano dal governo non si può che essere ottimisti". Panini non lo dice esplicitamente ma l'obiettivo è chiaro: che il 12 dicembre scioperi una quantità di persone ben superiore alla tradizionale platea degli iscritti e simpatizzanti della Cgil.