Rassegna it: Università, via libera alla riforma
La Camera ha approvato in via definitiva il decreto legge che introduce nuove regole per gli atenei. I voti a favore sono stati 281, 196 i contrari, 28 gli astenuti. Gelmini: "Da oggi l'università cambia". Il Pd: "Occasione sprecata"
La Camera ha approvato in via definitiva il decreto legge sull’Università. I voti a favore sono stati 281, 196 i contrari, 28 gli astenuti. Si tratta della nona richiesta di fiducia avanzata dal governo dall’inizio della legislatura. “L'università oggi cambia”, ha commentato il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, secondo la quale la riforma pone alcuni pilastri da cui non si potrà prescindere: “Valorizzazione del merito, premi i giovani, sostegno alla gestione virtuosa degli atenei, più trasparenza nei concorsi per diventare professori o ricercatori”.
Compatto il sì della maggioranza, mentre contro il decreto hanno votato i gruppi del Pd e dell’Idv. D’accordo sulla necessità di un rinnovamento degli atenei, tuttavia “non c’era e non c’è nessun bisogno di una campagna denigratoria”, ha detto alla Camera la vicepresidente dei deputati del Pd, Marina Sereni. “La realtà – ha osservato – è che se non si rimuove il macigno del taglio di un miliardo e mezzo ai fondi per il funzionamento dell'università apportato con la legge 133, il prossimo anno anche gli atenei virtuosi non saranno più in grado di funzionare”. Voto contrario anche dell’Italia dei valori, mentre i deputati dell’Udc si sono astenuti “per offrire un’apertura di credito nei confronti del ministro Gelmini”.
I punti principali della riforma
Per il reclutamento di professori e ricercatori saranno formate commissioni tramite il sorteggio dei professori, riducendo a uno il numero dei docenti nominati dalle facoltà. Blocco delle assunzioni per le università con una spesa per il personale troppo elevata, mentre per favorire l'assunzione dei giovani ricercatori è previsto innalzamento del turn over al 50 per cento. Previsto poi l’aumento dei finanziamenti agli istituti migliori sulla base di criteri quali offerta formativa, qualità della ricerca scientifica e qualità, efficacia ed efficienza delle sedi didattiche. Infine, borse di studio per tutti gli aventi diritto e 65 milioni di euro da destinare alla realizzazione di nuove residenze universitarie.
Flc Cgil, così si puniscono le università
Secondo la sigla di categoria della Cgil, la Flc, il decreto conferma l’impianto punitivo della legge 133 nei confronti delle università. Lo ha spiegato ieri (7 gennaio) in una dettagliata analisi il segretario generale della Federazione dei lavoratori della conoscenza, Domenico Pantaleo. Quanto al personale, osserva, “il blocco totale del reclutamento per tutti gli atenei che superano il tetto del 90 per cento alle spese di personale rappresenta un vincolo che, a partire dall’anno prossimo, produrrà la desertificazione di gran parte dell’università italiana”. Inoltre, “le sbandierate norme sui concorsi all’insegna della trasparenza sono in realtà poca cosa, che non intaccano il nodo complesso e difficile della qualità e serietà del reclutamento”. Nel mirino della Flc anche “l’istituzionalizzazione della figura del ricercatore a tempo determinato”. A giudizio di Pantaleo “non tutto il decreto è negativo, ma gli aspetti pure condivisibili, come l’incremento delle borse di studio, o l’allocazione di un 7 per cento del finanziamento su criteri di qualità, sono completamente offuscati da un impianto punitivo per gli atenei e per i docenti e ricercatori, perfettamente in linea con l’ispirazione della legge 133”.