Rassegna it: Pagelle in silenzio. Protesta delle maestre
Gli insegnanti di due scuole primarie milanesi consegnano le pagelle senza commenti né valutazioni. Un modo di contestare i tagli di Gelmini. “A settembre troverete una scuola peggiore”. I genitori capiscono e non si arrabbiano, con qualche eccezione
di Cristina Maccarrone
MILANO - Hanno scelto di protestare così contro i tagli della scuola, oggi pomeriggio (17 giugno), gli insegnanti delle scuole primarie “Decorati” e “Meleri” dell’Istituto Comprensivo San Francesco d’Assisi di Milano: consegnando le pagelle ai genitori senza alcun commento, senza alcuna valutazione, senza comunicare se il bambino è andato meglio oppure no. Con un silenzio che, però, dice tanto.
Una protesta che, in questi giorni, molti plessi della zona 13 hanno messo in atto in difesa della scuola pubblica. “Non si tratta solo dei tagli dell’attuale governo, ma di una politica che negli anni è andata a peggiorare sempre più le sorti della scuola” – ci tiene a precisare Flavia Fietta, insegnante di lingua italiana, storia, musica e altro che speriamo di non esserci dimenticati. “Abbiamo scelto questo tipo di opposizione perché il momento della consegna delle pagelle è sempre vissuto come uno scambio consuntivo con i genitori riguardo a quello che si è fatto durante l’anno. Con il nostro silenzio vogliamo coinvolgere sempre più persone affinché la gente impari a uscire dai propri bisogni primari. Nella nostra scuola si garantiscono le 40 ore settimanali e molti genitori pensano che basti mantenere quest’orario per assicurarsi la qualità dell’apprendimento. Invece non è così: tutte quelle attività che io definisco extrabanco non ci saranno più, andando a minare proprio il livello dell’istruzione scolastica”.
I temi di cui si parla sono gli stessi che sono da tempo sulla bocca dei docenti: riduzione del personale e conseguente riduzione delle ore di compresenza, insegnamento della lingua inglese affidato a insegnanti non specialistici, riduzione delle attività extrascolastiche. “Quest’anno – continua Flavia - siamo stati miracolati e siamo riusciti a gestire la situazione, ma a settembre non potremo essere sicuri che in caso di assenza alcune classi non restino scoperte anche per ore. Meno personale vuol dire che molti di noi che non sanno una parola d’inglese (o non lo studiano da tempo), dopo un breve corso, potranno insegnarlo. E come la mettiamo con le visite al museo, scuola natura e tutte quelle cose che permettono ai bambini di imparare senza stare dietro ai banchi? Così facendo, scompariranno”.
E gli insegnanti, tutti d’accordo sulla protesta? “Sostanzialmente sì, ci dice Daniela De Pace, responsabile di plesso, mentre si sistema attaccandolo alla collana con una graffetta il volantino con su scritto “Non abbiamo più parole”, che tutti i docenti indossano mentre consegnano le pagelle ai genitori. “Quest’azione è stata votata dalla maggioranza, chi avanzava delle perplessità non era contrario alla protesta, ma dispiaciuto di non potere parlare con i genitori come ha sempre fatto”.
Le mamme e i papà come hanno accolto questo silenzio? Molti erano ignari, altri (pochi) hanno dato una mano distribuendo all’ingresso volantini con da un lato la pagella sul Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, ovviamente bocciata, e dall’altro la situazione in cui versa l’istituto a cui non sono stati versati circa 250 mila euro necessari per pagare i supplenti, acquistare materiale e arricchire l’offerta formativa.
Qualche genitore esce dalle aule arrabbiato, non tanto con gli insegnanti, quanto perché aveva la necessità di parlare con loro e non l’ha potuto fare. Altri, come Armando, credono che “questa protesta sia da appoggiare, perché ne va della qualità della scuola. Mi viene da pensare in particolare alle generazioni future che non avranno tutti i servizi di cui hanno goduto altri. A molti interessa solo sapere che il bambino sta in un determinato posto, mentre la scuola deve essere molto di più di un parcheggio”.
E riguardo alla qualità restano caustici, gli insegnanti, che ricordano le 3 “I” su cui si doveva basare la scuola secondo il governo Berlusconi. “Altro che inglese, impresa e informatica! – conclude Vera Maimone, maestra di matematica - A caratterizzare la scuola elementare ci saranno incoerenza (per quanto detto e non mantenuto), inesperienza (i docenti sono chiamati a ricoprire ruoli per cui non hanno avuto una vera formazione) e ignoranza”. Quest’ultima non c’è bisogno di spiegarla