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Ragazzi che combattono l’autismo

Di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

21/04/2016
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l'Unità

Tre casi di cronaca hanno avuto il merito di illuminare una delle grandi questioni delle scuole italiane: l’inclusione, l’accoglienza e la cura degli alunni con disabilità. I casi hanno come protagonisti alunni autistici, in contesti analoghi: esclusioni dalla gita scolastica.

Il sottosegretario al MIUR, Davide Faraone, ha scritto un articolo importante su l’Unità. E un eminente esperto, Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta, ha scritto parole decisive. L’Italia, scrive Castelbianco, è stata “la prima nazione in Europa e forse nel mondo ad attuare realmente un processo d’integrazione che ha abolito le classi speciali e istituito figure come le insegnanti di sostegno, proprio per aiutare i giovani, sia quelli con difficoltà leggere, che altri coinvolti in disturbi più complessi come l’autismo”. Questa conquista, il cui merito va ascritto all’intera comunità della scuola italiana, andrebbe sempre valorizzata soprattutto da coloro che ne governano i processi. Spiace constatarlo, ma questa premessa, che è di fatto e di merito, è apparsa assente nella pur breve analisi del sottosegretario Faraone.

Nelle scuole italiane sono occupati 130mila docenti di sostegno, mentre gli alunni ai quali è stata certificata una disabilità sono 223.567. La funzione di questi docenti è quella di evitare il ritorno all’antico, al ripristino delle classi differenziali. Essi affrontano con notevole professionalità la difficile fase dell’integrazione con il coinvolgimento dell’intera comunità scolastica. Sono attività che svolgono quotidianamente, in condizioni spesso disagevoli, nella consapevolezza che la loro non è un’appendice della “terapia sanitaria”, ma qualcosa di molto più complesso, che incide nell’andamento quotidiano della didattica. Castelbianco esalta questa specificità italiana, di staccare la fase della medicalizzazione dalla fase della integrazione mediante educazione e istruzione. Per questa ragione i docenti di sostegno non devono assumere le vesti di medici o di infermieri. Sono parte integrante del corpo docente. Le competenze degli insegnanti di sostegno devono essere arricchite continuamente attraverso percorsi di formazione.

Faraone scrive: faremo alcune leggi “per far sì che nessun ragazzo debba trovarsi ad entrare in una classe vuota, chiedendosi dove sono i suoi compagni. Per evitare l’isolamento dei genitori, in costante atteggiamento di tutela e di difesa dei figli da chi non capisce o sottovaluta il disturbo”. Chi sarebbero coloro che non capiscono e sottovalutano, se non i docenti di sostegno? Si pensa a interventi legislativi punitivi? Si pensa ad eventuali assegnazioni della cura, della educazione e dell’istruzione di quei 223mila alunni a organizzazioni o enti esterni alla comunità scolastica? E dunque ad un ripristino, sotto mentite spoglie, delle brutte, decrepite, inutili classi differenziali? Il tutto condito dalla falsa convinzione che il modello anglosassone, di medicalizzazione eccessiva, possa essere perfino superiore al modello italiano.

Chiudo citando un concorso vinto da una scuola di Brindisi, con uno spot di 50 secondi. Il video si chiama #sfidautismo. Vinta!. Ecco la motivazione del premio: “è emersa nel senso più reale la figura del pesce, perché abbiamo pensato che un bambino autistico si senta come un pesce fuor d'acqua in un mondo che non gli appartiene. I bambini entrano 'nel mondo del pesciolino', lo aiutano e interagiscono con lui". Un consiglio al sottosegretario: se lo faccia inviare e lo guardi attentamente. Dai ragazzi dobbiamo imparare, tutti noi. Non è un caso anche questo da mettere sotto qualche riflettore mediatico?


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