"Qui in periferia le lezioni online sono un’utopia"
iovanna Genco è la preside di una scuola di frontiera palermitana, l’elementare e materna De Amicis nel popolare quartiere Noce.
Salvo Intravaia
PALERMO - «Siamo in grandissima difficoltà. I genitori dei nostri alunni sono alle prese con enormi problemi di lavoro e per loro è difficile anche scaricare un’App. Per molti la didattica a distanza è l’ultimo dei problemi». Giovanna Genco è la preside di una scuola di frontiera palermitana, l’elementare e materna De Amicis nel popolare quartiere Noce. Una delle 580 scuole italiane (7 su cento) che non hanno risposto al questionario inviato dalla ministra dell’Istruzione per censire le attività a distanza. L’Istat dice che il 9 per cento delle famiglie italiane non ha una connessione domestica o ne ha una lenta.
Perché non avete risposto al monitoraggio del ministero?
«Abbiamo voluto fare un’indagine capillare che non poteva rispettare i tempi previsti dall’indagine ministeriale: ho chiesto agli insegnanti di chiamare i genitori e chiedere loro di cosa fossero provvisti».
Siete riusciti a contattare tutti?
«No. Non siamo riusciti a raggiungere diversi genitori stranieri e anche alcuni italiani che cambiano spesso numero di telefono».
Cosa è emerso dal vostro monitoraggio?
«Che il 70 per centodelle famiglie dei nostri alunni di scuola primaria non ha disposizione a casa né computer né tablet. E il 40 per cento neppure il cellulare per collegarsi a distanza, perché si tratta di uno strumento utilizzato per lavoro dai genitori».
I genitori riescono a seguire i figli a casa?
«Molti vivono in una situazione di grande precarietà lavorativa e in questo momento sono ancora più in difficoltà. Si tratta per lo più di badanti, parrucchieri a domicilio, venditori ambulanti che fanno fatica a sbarcare il lunario».
E i compiti ?
«Il 75 per cento non li restituisce».
Come intervengono le maestre?
«Li contattiamo telefonicamente per spiegare loro, passo passo, come devono collegarsi da casa».