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Quella libertà di assumere chi vogliono

di Pippo Frisone

15/02/2012
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ScuolaOggi

 

“Dare alle scuole la libertà di assumere chi vogliono” non è una frase dal sen fuggita all’ ex on.Valentina Aprea, ora neo-assessora all’istruzione nella giunta Formigoni.

La nostra lo ribadiva con sempre maggiore convinzione già dalle pagine de Il sussidiario.net del 10.6.2011 a proposito del dibattito parlamentare sul cosiddetto decreto-sviluppo (DLn.70/2011).

Su Tuttoscuola del 13.febbraio 2012 si legge addirittura di un colpo proibito della Valentina Aprea: nelle scuole della Regione Lombardia vi sarà l’assunzione diretta dei docenti.

Un tema quello dell’assunzione diretta degli insegnanti, a onor del vero sempre presente nei programmi elettorali di Forza Italia sin dal ’94 ma che finora non ha mai visto la luce.

Perché quanto è riconosciuto oramai in quasi tutti i Paesi occidentali, Cina compresa ( o meglio Shangai , prima assoluta nella classifica Pisa) si chiede Aprea, in Italia è sempre stato difficile attuarlo. Perché le scuole italiane non hanno l’autonomia di assumere gli insegnanti ?

Colpa della sinistra statalista ? Colpa dei sindacati ? Colpa o merito che sia, dipende dai punti di vista.

La scuola della Repubblica, così come è stata delineata dai padri costituenti, è stata dal dopoguerra in poi un fattore determinante di crescita culturale, civile ed economica del nostro Paese e ancor più è stata un elemento di promozione e di forte coesione sociale nazionale.

Reclutamento tramite concorsi nazionali prima e regionali dopo ma aperti a tutti e con libero accesso su tutto il territorio nazionale. Cosi anche le graduatorie dei concorsi riservati su base provinciale, quelle del doppio canale, permanenti e ad esaurimento nell’ultima versione voluta dall’ex Ministro Fioroni.

Quando la Lega, col beneplacido della Gelmini, tentò di bloccare i trasferimenti dei docenti provenienti dal sud nelle graduatorie ad esaurimento, con l’invenzione delle cosiddette code, la Corte Costituzionale, dando ragione al Tar del Lazio, bocciò quel tentativo, sancendo il diritto alla mobilità all’interno di un sistema dell’istruzione che rimane unitario e nazionale.

La proposta della Regione Lombardia che modifica la legge regionale n.19/07 all’art.5 consentirebbe alle scuole statali, a partire dal 2012/13, di assumere gli insegnanti necessari a svolgere le attività didattiche annuali, tramite un concorso d’istituto.

Un contorcimento giuridico che rompendo con tutta la normativa nazionale sul reclutamento, mira per ora, in via sperimentale ad aprire un varco che metterebbe la scuola statale in condizione di somigliare sempre più alla scuola privata. Partendo, tanto per sperimentare, dai contratti annuali.

Il punto più delicato di questa proposta risiede nel fatto di non considerare alla pari tutti i docenti, pur se provvisti di abilitazione, quantomeno in partenza.

La provenienza regionale, le competenze acquisite nelle università, vanno tenute in debito conto nella selezione dei docenti, selezione sempre più necessaria quanto più vicina alle scuole.

E’come affermare che gli insegnanti italiani non sono uguali di fronte alla legge.

Dire , come fa Valentina Aprea, che “ non tutti i docenti sono adatti allo specifico progetto di scuola, né sono intercambiabili le storie professionali e i percorsi che portano alle competenze professionali”. Da qui agli albi regionali per i docenti abilitati nei TFA il passo è breve. Saranno poi le scuole o meglio le reti di scuole a selezionare ulteriormente i docenti, valutando le loro competenze e soprattutto le “congruità di queste col progetto formativo delle scuole”.

I concorsi di scuola per l’appunto, di cui parla il dl.regionale voluto dal duo Formigoni-Aprea.

Quanto poi questa proposta strizzi l’occhio alla Lega , per tenerla in qualche modo avvinghiata ai destini della giunta lombarda, è in questi tempi di politica liquida, un fatto di non secondaria importanza per i futuri destini del centrodestra .

Solo quando le scuole, nella logica dell’Aprea, avranno il potere di scegliersi tutti gli insegnanti in base al progetto educativo, sarà possibile procedere ad una seria valutazione dell’efficacia educativa.

“Dare alle scuole la libertà di assumere chi vogliono” significa in fondo, renderle molto simili alle scuole private, realizzando così una parità in senso contrario, una privatizzazione surrettizia delle scuole statali.

Alla Regione Lombardia non può essere concesso in nome di un malinteso regionalismo o peggio, d’una sperimentazione- cavallo di Troia, di aggirare le norme nazionali sul reclutamento e la stessa Costituzione. Finchè il nostro sistema dell’istruzione rimarrà unitario e nazionale e il reclutamento resterà saldamente affidato nelle mani dello Stato, quello a cui aspirano da diversi anni Aprea e Formigoni non sarà possibile. Con buona pace per la Lega e per la traballante tenuta elettorale del centrodestra in Lombardia.

 

 

 


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