Quel video di 17 minuti....
Molti insegnanti si sono innervositi a quest'ennesimo profluvio di buone intenzioni. Luigi Tremoloso intepreta gli umori e i pensieri di molti...
Il Presidente del Consiglio, dopo il massiccio sciopero del 5 maggio contro il Ddl sulla scuola, decide di spiegare ancora una volta in che cosa consiste il suo progetto di "riforma", anche se non la vuol chiamare così...
Non è la prima volta. L'ha fatto più volte, a partire dal settembre 2014, e chi volesse ripercorrere le tappe di queste esternazioni mediatiche potrebbe anche scoprire qualche interessante spostamento se non altro di linguaggio... E ora arriva il messaggio video per spiegare ancora una volta in che cosa consiste la "Buona scuola" e quali sono i punti essenziali del Ddl che inizia in questi gionri il suo iter parlamentare...
Molti insegnanti si sono innervositi a quest'ennesimo profluvio di buone intenzioni. Luigi Tremoloso intepreta gli umori e i pensieri di molti...
Egregio Presidente del Consiglio, ho seguito con interesse (un interesse non solo professionale) la sua lezione sulla “buona scuola”.
Devo dirle che alla fine – la consideri una deformazione - mi è venuto da darle un voto. Anzi due; il primo valutandola come docente (ha scelto lei la lavagna), il secondo come politico che si rivolge a me come cittadino.
Mi spiace deluderla, sul primo versante, come maestro, non ha raggiunto un buon voto. Se alla sua lezione fossero stati presenti alcuni interlocutori in carne ed ossa: un insegnante, ad esempio, uno studente, un genitore, un sindacalista disponibili a discutere concretamente senza ideologie, con la possibilità di chiederle chiarimenti, allora la sua lezione avrebbe avuto un qualche valore. Così, no.
La vera essenza del mestiere di insegnante non è nella capacità di esporre un tema, anche ben argomentato, ma quella di saper rispondere ai problemi e ai dubbi ed alle obiezioni di chi ascolta.
Di più, se uno studente si fosse presentato ad un esame con una tesina come la sua, fatta, solo di titoli le dico subito che sarebbe stato bocciato. Per renderle ragione del mio giudizio, e siccome lei non l'ha fatto, mi sono preso io la briga di immaginare per lei degli interlocutori semplici, gente comune che però partecipa ai problemi della scuola.
Se ci fosse stato un insegnante, per esempio, avrebbe potuto chiederle come mai nel parlare di alternanza scuola-lavoro cita la Svizzera che ha una popolazione scolastica che è un decimo di quella del nostro paese, la regione a statuto speciale del Trentino-Alto Adige che in Italia, corrisponde un po' alla Svizzera sia per situazione demografica, sia per risorse, e soprattutto, cita l'Austria e la Germania dove il percorso scolastico è totalmente diverso dal nostro. Dove i bambini, per capirci, già al termine delle elementari (con la possibilità di cambiare entro i due anni successivi) vengono canalizzati verso percorsi formativi differenti: il primo (Hauptschule-Berufschule, Realschule )che li porta alla formazione in azienda già a 15 anni e il secondo Gymnasium che porta verso l' Università.
E' questo che ha in mente quando parla di alternanza?
Uno studente, invece, nel sentirle proporre l'idea delle ore aggiuntive per arte, musica, inglese le avrebbe rivolto una domanda quasi banale : Ma l'orario delle lezioni rimane invariato, ed allora alcune materie sono sacrificate, oppure pensa di aumentare il numero complessivo delle ore a scuola?
E ancora, sulla valutazione dei docenti e su una distribuzione di risorse a chi li “merita”, la domanda, guardi, glie la fa il genitore che le chiede a bruciapelo: Chi sarebbe contento di avere per i propri figli un insegnante che non “merita compensi"? Ci ha pensato?
Non sarebbe meglio ragionare su un sistema che non abbia eccellenze che convivono con deficienze, ma che sia equilibrato?
Non sarebbe meglio parlare di formazione degli insegnanti sia iniziale sia in servizio come vera priorità? E la valutazione dei docenti – lei sa che un genitore la ritiene utile- non pensa che possa più utilmente utilizzare per definire quali sono le carenze e stabilire dove, chi e come organizzarla questa benedetta formazione? O davvero pensa che due mostre, qualche museo e qualche libro, magari della Mastrocola, risolva il problema?
Sull'autonomia potrebbero porle domande un po' tutti, ma se fosse il genitore potrebbe, per esempio, chiederle di precisare, più nel concreto, come puntare ad armonizzare le autonomie, non tanto di realtà geografiche lontane e diverse, come la scuola di Scampia e quella di Trieste, ma per cominciare, quelle esistenti su uno stesso territorio, in una medesima città.
Ovvero potrebbero chiederle di spiegare come far convivere, senza penalizzare nessuno, per esempio, le autonomie di scuole della periferia urbana e quelle del centro di essa. Si tratta di un esempio che anche lei fece in un altro video esplicativo, ma davvero il sistema per equilibrare queste realtà è la possibilità delle famiglie di versare il 5 per mille alla scuola dei propri figli? Non le viene il sospetto che si tratti della più plateale forma di privatizzazione familistica del servizio pubblico? Le chiederebbe, cioè, come pensa che si possano bilanciare due principi importanti: la libertà delle famiglie di scegliere dove mandare i propri figli e l'uguaglianza dei diritti dei bambini e dei ragazzi di non finire in scuole d'elite o scuole ghetto.
Metterebbe, come in Finladia, gli insegnanti migliori nelle scuole con più problemi socio-culturali? Darebbe più risorse a quelle con svantaggio socioculturale?
Sulla soluzione del problema del precariato tutti sarebbero d'accordo, tuttavia il sindacalista le chiederebbe ragione del perché questo tema non venga affrontato subito, con un percorso legislativo privilegiato, in modo da permettere agli insegnanti coinvolti di sapere già da subito il proprio destino e, soprattutto, alle scuole di cominciare a progettare e definire il quadro organizzativo del prossimo anno scolastico.
Come mai, però, punta a tener così tenacemente legato questo aspetto agli altri? Quale logica c'è dietro? E' veramente interessato a risolvere questo problema, o con questo vuol far passare altro?
Sa bene che, come diceva quel noto politico italiano, “a pensar male si fa peccato, ma il più delle volte ci si indovina”.
Le domande sarebbero ancora tante e un po' più complesse, per addetti ai lavori; tuttavia, lei ha spiegato tutto in una quindicina di minuti e non si può abusarne dall'altra parte. Si passerebbe per coloro che hanno “preclusioni ideologiche”.
Il fatto è che è difficile non averle nei suoi confronti.
Dice che è disposto a discutere, però, poi, quando c'è da farlo lei in genere non c'è; lei preferisce piuttosto le lezioni senza confronti, con le sue belle frasi ad effetto rivolte ad una platea generica, indifferenziata, indistinta.
Sebbene si attrezzi con una lavagna e assuma il piglio di un maestrino dalla faccia pulita, no, mi dispiace, non ha la consapevolezza del significato di quel ruolo. Lei non chiarisce quasi mai quello che di solito presenta. Ammansisce solo un suo progetto.
Quando parla di ascolto, le giuro, mi viene da sorridere.
Chissà perchè si ha spesso la sensazione che il suo ascolto sia molto selettivo. Sembra piuttosto un ascolto di se stesso (o di chi ha la sua precisa identica visione del mondo).
No, lei non fa il maestro, fa solo propaganda: vuole convincere chi si accontenta di enunciazioni.
Come cittadino, perciò, mi viene da dire che quello che lei vorrebbe far passare come il massimo della democrazia, con l'appello diretto alla gente, al popolo, per me ha un altro nome.
Dal mio punto di vista, da cittadino, egregio Primo Ministro, dopo il suo video in cui si traveste da insegnante, il voto che le assegno è zero.