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Quel pasticcio dei licei musicali

di Pippo Frisone

10/05/2016
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ScuolaOggi

Quello dei licei musicali doveva essere il fiore all'occhiello della riforma Gelmini. Dopo il primo giro di boa del quinquennio, tutto sembrava filar liscio fino al Concorsone. A rincarare la dose s'era messo di mezzo anche il contratto integrativo sulla mobilità.

Il rinvio ad un'apposita sequenza contrattuale, sembrava il punto di svolta in grado di dare

delle risposte a garanzia della continuità dei docenti utilizzati da anni nei licei musicali.

Stretti nella morsa del concorsone da un lato e della mobilità dall'altro, i docenti di ruolo

utilizzati , esclusi dal primo sembravano doversi giocare tutte le loro carte all'interno della mobilità, quella professionale per l'esattezza, fatta di passaggi di ruolo e di cattedra.

Posto che il Miur, per l'attivazione dei posti nei licei musicali destinati sia al Concorsone sia alla mobilità aveva chiesto al Mef  di autorizzarne 2.206, il niet arrivato dal Ministero di via XX Settembre è stato come una gelata che rischia di gettare per aria anni di faticoso lavoro.

La Musica, da fiore all'occhiello della riforma, rischia di tornare ad essere la cenerentola degli indirizzi liceali. Cacciata fuori dalla secondaria superiore, relegata nello splendido isolamento d'un centinaio di licei musicali, sembra destinata a segnare ancora una volta il passo.                               E senza organici di diritto, non ci possono essere né Concorsone né Mobilità.

Questo sembra essere, almeno per ora, il destino cui vengono condannati i licei musicali.

E intanto, il Concorsone sulle discipline musicali va avanti ma non si sa a questo punto su quali posti, in teoria a posti zero, almeno per il 2016/17. Come va avanti anche la mobilità per tutte le restanti classi di concorso ma non per le discipline musicali.

Del resto 2.206 posti erano previsti nell'organico triennale dell'autonomia 2016/19, destinando

al Concorsone 1.103 posti, di cui 593 erano destinati solo a strumento musicale.

Un bel pasticcio non c'è che dire, un altro guaio per la Buona Scuola di Renzi che il rinvio di un anno non basterà ad evitargli l'ennesima figuraccia, come  la sequenza contrattuali tradita e i mancati impegni, saranno facile terreno  a inevitabili ricorsi seriali che oramai da anni alimentano e accompagnano la danza macabra  sulla pelle della scuola italiana


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