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Quanto è "tech" la scuola italiana? Studenti promossi, prof rimandati

La ricerca Ipsos commissionata dal Pd (oggi a convegno a Roma sui "nativi digitali") rivela un profondo gap tra l'aspirazione a una più diffusa informatizzazione della didattica e le reali attitudini degli insegnanti

24/05/2012
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la Repubblica

ROMA - In una scuola, quella italiana, dove solo il 7% delle classi è coperto da una qualche connessione internet (in Inghilterra cento ogni cento, tutte sotto la banda larga), un sondaggio Ipsos commissionato dal Pd scuola rivela che i nostri insegnanti vorrebbero più tecnologia fra i banchi e sovrastimano le loro (basse) competenze digitali. Ancora, gli studenti pure vorrebbero più tecnologia a scuola, ma raccontano ai sondaggisti la verità sulle loro (alte) competenze digitali. I maestri e i professori italiani intervistati hanno consapevolezza che con il multimediale in classe le lezioni sarebbero più stimolanti, il loro status crescerebbe e dopo una decina di anni di sottovalutazione da parte della politica scelgono di rispondere difendendosi: siamo bravi, siamo pronti per la scuola 2.0. Un Invalsi della tecnologia, un test a controllare le loro attitudini e soprattutto l'applicazione di internet alla loro didattica, in verità potrebbe diventare una Waterloo per la classe insegnante.

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Nello stesso sondaggio Ipsos, non è un caso, sono gli studenti a ridurre le potenzialità tecnologiche dei loro "prof": se il 93% dei docenti si autostima molto o abbastanza abile la stima degli studenti, i veri docenti in questo campo, scende al 57%. Più veritiera. D'altronde, e questo lo dice l'Istat,

tra gli 11 e i 14 anni il 76% degli adolescenti è internauta. I genitori sono ancora più critici: secondo loro solo il 41% degli insegnanti dei loro figli si muove con consapevolezza fra i nuovi media.

Il 68% dei prof italiani almeno una volta a settimana va su internet, ma poi difficilmente trasforma questo atto in didattica applicata. E' la chiave di lettura necessaria per leggere l'importante convegno che si aprirà domani al Tempietto di Adriano a Roma - "Un nuovo alfabeto per l'Italia", conferenza nazionale Pd per la scuola dei nativi digitali - con la partecipazione del segretario Pier Luigi Bersani. Tutti vogliono aprirsi alle nuove tecnologie, dice l'Ipsos, studenti, prof, genitori. Ma in questa fase di contrazione economica e di ben più lunga sottostima politica della scuola italiana sono i docenti a faticare di più.

Intanto, e questo torna anche all'Istat, il sondaggio Ipsos dice che in pratica tutti gli insegnanti hanno un personal computer, un pc. Il 99 per cento. Diventa cento su cento nelle dichiarazioni dei genitori (su se stessi). Questo è un aspetto interessante perché altre ricerche hanno già dimostrato che chi ha figli minorenni, quindi presumibilmente scolari, usa computer e internet più di chi non ne ha (è il 24% in più).
Il web ha avvicinato i ragazzi ai problemi del mondo: oggi il 46% degli studenti accede ai siti di informazione (contro una percentuale di lettura abituale dei giornali pari a un terzo). Molti insegnanti, il 66%, dichiarano di utilizzare i "social network", ma secondo un esperto come il professor Paolo Ferri, docente di Tecnologie didattiche all'Università Bicocca di Milano, "probabilmente si conteggiano quelli che hanno un account registrato, che si sono iscritti a Facebook negli anni in cui andava di moda, ma di fatto non chattano, non utilizzano i network sociali".

L'Ipsos conferma che anche sul fronte e-book, i libri elettronici, il mercato italiano è fragile e in generale tutti - prof, studenti e genitori - ritengono il libro tradizionale di migliore qualità e quello elettronico più funzionale, leggero, economico.

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E' drammatico il dato sui "libri misti", che dal 2013 cancelleranno definitivamente i libri scolastici tout court dalle nostre aule (lo prevede un decreto Tremonti-Gelmini). I libri misti contengono rimandi a internet, link a siti generali e in particolare a piattaforme dello stesso editore che possono dare animazione e corpo al concetto espresso su carta. Alla domanda sull'utilità dei libri misti il 63% degli insegnanti esprime un triste "non so" (il 65% tra i maestri della primaria). Non li conosce, e nella scuola si è fatto davvero poco per diffonderli. Infatti, solo il 37% rivela di utilizzarli in classe.

Il fatto che gli insegnanti italiani ghettizzino l'uso della tecnologia al solo laboratorio fa tornare la ricerca al suo punto di partenza: internet è poco diffuso a scuola perché non ci sono stati investimenti per portare pc (e tablet) nelle scuole pubbliche, ma soprattutto perché mancano le connessioni con o senza fili. Gli insegnanti e i genitori hanno consapevolezza che non tutti gli insegnanti sono in grado di utilizzare le nuove tecnologie (molto d'accordo il 35% degli insegnanti e il 30% dei genitori) e che possono sentirsi a disagio di fronte a studenti più preparati di loro. La risposta finale, disincantata, del 68% dei docenti spiega perché gli stessi siano costretti a sopra-valutarsi a proposito delle loro abilità internettiane: "Sulle nuove tecnologie a scuola si sentono tanti buoni propositi, ma mancano i fondi e si realizzerà poco o nulla". Non ci sono soldi, ministro Profumo: gli annunci in tromba non possono bastare


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