Quanti sono i distacchi e i comandi? Tanto rumore per poco, forse
Anche una interpellanza parlamentare è partita per sapere “quali accorgimenti il ministro dell'istruzione abbia posto o intenda porre in essere per contenere il fenomeno dei distacchi del personale”. Ma forse si esagera un po’.
Sarebbero circa 10mila i docenti in giro, cioè fuori dalle loro classi, in ottemperanza alle disposizioni che consentono loro distacchi e comandi assegnati a vario titolo e all’interno dei quali si trovano pure 4.500 professori esonerati per motivi di salute. Un gruppo inoltre di quasi 1.000 professori sarebbe in esubero per causa dei tagli alle cattedre e che andrebbe ricollocato. Cifre dunque di poca consistenza ma che sono sufficienti per mettere in campo lamentazioni di sprechi, assai lontani tuttavia dai veri buchi neri dove la spesa pubblica si perde nella sua vasta immensità.
Alcuni altri, di questi 10mila, lavorano distaccati all’estero o preso altri ministeri o presso altri enti o associazioni, mentre un migliaio sarebbero i sindacalisti distaccati, secondo legge, per svolgere la loro attività a favore dei colleghi della scuola, almeno così dovrebbe essere.
Eppure su questi numeri (dove sarebbero compresi distacchi presso il Wwf, la Comunità di San Patrignano, la Compagnia delle opere educative e la Comunità di Sant'Egidio, la Dirscuola, il Comune di Castellamare di Stabia, il Coni e anche il ministero della difesa) si sta montando quasi una sorta di questione morale a causa della quale la scuola perderebbe risorse e si auto affamerebbe, sprecando soprattutto soldi a favore dei sostituti di tutto questo presunto esercito, cioè dei supplenti che occupano i posti così lasciati liberi.
Tuttavia una domanda sorge spontanea? A parte i distacchi sindacali, tutti gli altri hanno motivo di esistenza? Se vengono adottati una spiegazione ci dovrebbe pur essere: è richiesta la precisa professionalità dei docenti per tali compiti? La loro particolare preparazione?
Il problema è che, a nostro parere, aleggia sempre il sospetto della furberia per favorire qualcuno, perché altrimenti non ci sarebbe motivo di rivedere i loro distacchi su ambiti che abbisognano probabilmente proprio delle competenze di questi professori.
Allora crediamo che si voglia soprattutto intervenire sui distacchi sindacali che sono rilevanti e talvolta, a sentire pure molte lamentazioni, perfino inutili.
Sembra infatti che essi costino intorno ai 60 milioni di euro l’anno, tra gli stipendi dei sindacalisti distaccati e quelli da dare ai rispettivi supplenti. Anche questo è un costo della democrazia, come il finanziamento pubblico ai partiti? Sembra proprio di si, anche perché, con l’accentuazione dei poteri dati ai dirigenti, è bene e prudente lasciare che il sindacato abbia più libertà di manovra, che sia meno vincolato dal servizio attivo a scuola e che svolga il suo mestiere di consulenza e di supporto ai diritti dei lavoratori.
Pasquale Almirante