Pulizia nelle scuole, si deve risparmiare. A rischio l’igiene e 15mila posti di lavoro
Colpo di mano di Gelmini: il servizio può essere assegnato dai presidi anche a ditte familiari. Per il 2011 prevista la copertura per meno di 12mila addetti su 26mila
Massimo Franchi
Quasi quindicimila addetti a rischio, un intero settore messo a soqquadro da una circolare del ministro Gelmini. Di questi tempi una conferenza stampa convocata insieme da sindacati e imprese è una rarità. Il “merito” è del ministro Mariastella Gelmini e del suo colpo di manosugli appalti delle pulizie nelle scuole. Il 30 dicembre scorso, a soli 9 giorni da un incontro in cui si era deciso tutto il contrario, il Miur ha emesso una circolare in cui decide che dal settembre 2011 le pulizie nelle scuole potranno essere assegnate anche dalle singole scuole, aprendo di fatto alla trattativa direttacon la più piccola delle ditte familiari che normalmente lavorano nei condomini. Con la scusa di risparmiare intanto lo stanziamento del Miur è stato ridotto dai 640 milioni del 2010 ai 264 milioni per quest’anno, «tra l’altro neanche più specificati per questo capitolo di spesa ma utilizzabili anche per altro, come i pagamenti dei professori di religione», denunciano i sindacati. Ciò provocherà una copertura per il 2011, prevista dallo stesso ministero, di soli 11.800 addetti con ben 14.200 esuberi. Il tutto nei confronti di un settore che negli ultimi 15 anni si è strutturato e regolamentato, riuscendo ad espellere le tante forme di illegalità che prosperava nella miriade di piccole aziende che ne facevano parte. Ad oggi in oltre 4 mila istituti scolastici lavorano circa 26 mila addetti divisi in due grandi categorie: una metà provengono dai cosiddetti “appalti storici” passati dagli enti locali e assunti nel tempo dalle imprese vincitrici gare di appalti a dimensione regionale (sono30 in Italia), per l’altra metà quasi esclusivamente al sud si tratta di ex Lavoratori socialmente utili (Lsu) e disagiati progressivamente stabilizzati dalle imprese aderenti a Confcooperative, Legacoop e Confapi.
FRONTE COMUNE E proprio queste associazioni datoriali hanno fatto fronte comune con i sindacati per denunciare il colpo di mano e il rifiuto del confronto da parte della Gelmini. «Il dialogo lo avevamoportato avanti e aveva portato alla proroga dei contratti fino al30 giugno di quest’anno - spiega Massimo Stronati, presidente di Federlavoro e Servizi di Confcooperative -. Invece poi la Gelmini è andata avanti da sola, senza consultarci». «Il ministro - attacca Elisa Camellini della Filcams Cgil - continua a sostenere che l’anno prossimo nelle scuole torneranno i bidelli e invece sta mettendo sulla strada migliaia di famiglie monoreddito che soprattutto al Suds ono costituite da donne che lavorano part-time a 600 euro al mese. Andranno a casa esattamente come altri 20 mila Ata (personale scolastico, ndr), altro che bidelli». «È un’operazione devastante », sottolinea Marco Verzari della Uil. «Esiste già una scuola che ha fatto due contratti co.co.pro. per fare le pulizie, il rischio è che questo sia il futuro per 4 mila scuole», conferma Giovanni Pirulli della Fisascat Cisl. «Avevamo già proposto un contenimento dei costi - conferma Claudia Giuliani, Fise Anip Confindustria - speriamo che il ministro torni sui suoi passi».