Province, rischio caos su scuole superiori strade e rifiuti
Uno studio del governo lancia l’allarme sulle conseguenze della mancata approvazione del decreto attualmente al Senato
Di Giusy Franzese
IL CASO
A rischio ci sarebbero la manutenzione delle scuole superiori e delle strade, la gestione rifiuti, la tutela idrogeologica e ambientale. E ancora, ci sarebbe il problema di chi pagherebbe i mutui contratti con le banche e con la Cassa depositi e prestiti, si potrebbe creare confusione per quanto riguarda il trasferimento degli immobili e dubbi ci sarebbero anche sul destino del personale. Insomma, si potrebbe andare incontro al «caos istituzionale». Potrebbero essere questi gli effetti della mancata conversione del decreto legge sulle Province, secondo quanto sostiene uno studio del governo.
L’OPPOSIZIONE PDL
La preoccupazione è seria. Il decreto sul riordino delle Province, che va convertito entro il 5 gennaio, ancora non è riuscito ad avere il via libera di un ramo del Parlamento. Attualmente è al Senato, dove gli sono piovuti addosso 700 emendamenti, un’ottantina a firma Pd, oltre 450 a firma Pdl. Una nota del ministro delle Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, ricorda che «spetta solo alle forze politiche decidere se portare avanti e concludere il riordino delle Province, con il loro dimezzamento e la razionalizzazione delle relative funzioni, o se arrestare il processo di riordino. Il governo non potrà che prenderne atto, come dovrà attentamente valutare la presentazione di una pregiudiziale da parte di un partito di maggioranza». Il riferimento è all’annuncio fatto l’altro giorno dal relatore pidiellino del provvedimento, Filippo Saltamartini. Che ieri però frenava: «Una decisione non è stata presa. Il Pdl valuterà bene le ricadute» della sua decisione, non volendo «figurare come caprio espiatorio».
Arrivati a questo punto della partita, infatti, la posta in gioco diventa veramente alta. Si legge nello studio del governo: la mancata conversione del dl sulle Province comporterà «un periodo di incertezza per l'esercizio di funzioni fondamentali per i cittadini». Scuole, strade, rifiuti, appunto. E poi: «Tra le conseguenze, oltre ai mancati risparmi, la lievitazione dei costi a carico di Comuni e Regioni e il blocco della riorganizzazione periferica dello Stato».
SALTA L’ACCORPAMENTO
In pratica si ritornerebbe al decreto Salva-Italia che prevedeva lo svuotamento delle funzioni delle province in attesa del varo, entro il 31 dicembre di quest’anno, di una legge costituzionale che le abolisse del tutto. Poi si è deciso di ammorbidire la linea con il decreto che riordina gli enti e li accorpa. Se non viene approvato salta quindi l’accorpamento, ben 35 province verrebbero ”resuscitate”, ma senza funzioni. «Restano titolari di sole funzioni di indirizzo e coordinamento» spiega il documento. Ma il Salva Italia, a sua volta, è stato impugnato perché la Costituzione prevede che lo Stato assegni alle province funzioni fondamentali. In ogni caso un rischio di incostituzionalità «grava anche sul decreto in esame sotto il profilo della forma e del procedimento usati per il riordino».
La mancata conversione comporterebbe tempi risicatissimi per le Regioni, ovvero entro fine anno, per emanare nuove leggi al fine di «riallocare le funzioni tra Comuni e Regioni medesime». Molte funzioni, essendo di livello sovracomunale, andranno alle Regioni stesse, cosa che - affermano gli esperti - «comporterà lievitazione dei costi per il personale (il personale regionale costa più di quello provinciale e comunale) e la probabile costituzione di costose agenzie e società strumentali per l'esercizio delle funzioni». Come dire, tutti gli sforzi per risparmiare sarebbero vanificati. Anzi, peggio, si passerebbe a una situazione di maggior costo. Inoltre, «le Regioni hanno delegato alle province numerose funzioni proprie: a questo punto le deleghe dovrebbero essere ritirate».
LE CITTÀ METROPOLITANE
Ma non finisce qui. Ci sarebbero problemi per i mutui contratti dalle Province. Chi li dovrà pagare? Nemmeno gli esperti sciolgono il dubbio: «Regioni o comuni o dovranno essere frazionati». Altro problema: le città metropolitane. Dice il documento: «Restano istituite solo sulla carta e la loro operatività sarebbe ostacolata da una serie di fattori: mancanza di definizione del sistema elettorale del consiglio metropolitano; incertezze sui rapporti tra sindaco del comune capoluogo e sindaco metropolitano; incertezze sui rapporti patrimoniali e finanziari».
Gli unici ad esultare per l’allarme sui rischi che si corrono nel caso della mancata conversione del decreto, sono i rappresentanti delle Province. Dice il presidente dell’Upi, Antonio Saitta: «Finalmente è chiaro che le Province hanno un ruolo indispensabile nel sistema istituzionale del Paese per i servizi essenziali che svolgono ai cittadini. Come è chiaro che queste funzioni non possono essere svolte né dalle Regioni né dai Comuni».