Province e scuola, due vasi di coccio
Province e scuola, con 15 mila posti di lavoro in meno, sono stati i vasi di coccio della pubblica amministrazione, dalle quali si è potuto prelevare risorse senza disturbare l’opinione pubblica, anzi.
di Umberto D'Ottavio (*) -
(*) Assessore all'Istruzione della Provincia di Torino
Il decreto 95 del 2012 della spending rewiew è passato con il voto di fiducia al Senato e altrettanto farà tra qualche giorno alla Camera. Quella che doveva essere una revisione della spesa si è tramutata in una nuova manovra di tagli a cui “non si poteva dire di no”.
A farne le spese, nel senso vero della parola, sono state, più di altre parti della pubblica amministrazione, le Province e la Scuola
Sulle Province l’attenzione è stata richiamata dal tentativo di abolirle, poi diventato una riorganizzazione con accorpamenti fra quelle esistenti (non sarà possibile frazionare le attuali). Così come l’incomprensibile proposta sulle competenze, che vedeva l’esclusione dell’edilizia scolastica, poi rientrata. Quindi resta delle Province la competenza sugli edifici di scuola secondaria di secondo grado.
Non si è scritto e parlato dell’istruzione perché le Province potranno mantenere, visto che continueranno ad esistere, le competenze assegnate loro dalle Regioni, per esempio sull’organizzazione dell’offerta formativa o sul diritto allo studio.
Quasi inosservato è, invece, passato il taglio di altri 500 milioni di euro per il 2012 e 1000 per il 2013 dei trasferimenti dello Stato. Un colpo gravissimo, direi letale per le Province. Infatti, si sono levate voci, subito e in maniera ingiustificata stroncate dal ministro Profumo, sulle difficoltà che avranno le Province a riaprire le scuole a settembre. Questa volta non solo per i motivi legati alla manutenzione e alla sicurezza, ma per l’impossibilità di pagare le bollette del riscaldamento e delle altre utenze.
Sia chiaro: non è uno scherzo o una esagerazione. Il combinato disposto tra la riduzione dei trasferimenti e il contemporaneo crollo delle entrate per le Province derivanti dalle tasse sull’auto (Iscrizione al PRA, RC auto) ha portato, per esempio la Provincia di Torino dal 6 luglio scorso a chiudere completamente le spese.
Province e scuola, con altri 15 mila posti di lavoro in meno, sono stati i vasi di coccio della pubblica amministrazione, dalle quali si è potuto prelevare risorse senza disturbare l’opinione pubblica, anzi.