Prove di movimento: «Vogliamo cambiare l'università»
Non solo antifascismo: dopo l'occupazione di Scienze politiche a Roma la mobilitazione di studenti e studentesse va avanti. Appuntamento il 4 novembre per una piattaforma dal basso.
Stefano Iucci
Dall’occupazione alla mobilitazione: un movimento per cambiare l’università dalla base. L’appuntamento è per una grande iniziativa di “convergenza” per il prossimo 4 novembre. Questo l’obiettivo che collettivi, associazioni, studenti e studentesse si sono prefissati per dare seguito alla protesta iniziata con l’occupazione della facoltà di Scienze Politiche della Sapienza di Roma.
Occupazione iniziata la notte del 28 ottobre – ma senza che ci sia stata alcuna interruzione dell’attività didattica, va precisato – dopo che martedì 25 la celere aveva caricato in maniera ingiustificata chi protestava contro un’iniziativa organizzata da Azione Universitaria con Daniele Capezzone, ex portavoce di Forza Italia, e Fabio Roscani, presidente di Gioventù Nazionale e deputato di Fratelli d'Italia, sul tema del “capitalismo buono”.
Virginia Mancarella, studentessa di Scienze chimiche e coordinatrice di Link, ribadisce la gravità di quanto accaduto e del fatto che “nelle parole della rettrice Polimeni non sia stata alcuna condanna dell’azione violenta della celere. È molto grave che presìdi di polizia stazionino dentro a un luogo di formazione come l’università: davvero non se ne avverte il motivo”. Tuttavia, tiene a sottolineare, “la nostra mobilitazione intende andare oltre la protesta per i fatti del 25 ottobre: noi vogliamo cambiare un’università che non è in grado di rispondere alle esigenze delle ragazze e dei ragazzi. E la vogliamo cambiare dal basso, con un processo partecipativo”.
Link, d’altro canto, ha una sua piattaforma (“Riscriviamo l’università”) che ha nel diritto allo studio il suo perno centrale: dalla questione degli alloggi (appena 39 mila posti in residenze universitarie a fronte di 410 mila studente fuori sede), alle borse di studio fino al tema dell’università gratuita (come avviene in tanti paese avanzati) e al reddito di formazione che, spiega la studentessa, deve essere “inteso come reddito di emancipazione che elimini la categoria problematica dello studente lavoratore e affranchi le persone dalla dipendenza dalle famiglie".
Insomma studentesse e studenti discutono e fanno proposte, mentre le risposte che arrivano rimestano sempre nello stesso brodo: non solo le manganellate, ma anche gli allarmi stantii del neoministro dell’Interno Piantedosi sul “pericolo infiltrazioni”.
E invece servirebbe ascolto ed equilibrio. Come ha scritto Linda Laura Sabbadini su La Stampa questa mattina, “sull'ordine pubblico sono importanti la moderazione e la tolleranza, se si vuole mantenere la coesione. Si è iniziato con un passo sbagliato. Con la premier che alla Camera ha prima manifestato simpatia per i giovani che scenderanno in piazza anche per contestarla e poi al Senato ha giustificato le cariche della polizia alla Sapienza (...) Ci vuole un po' più di prudenza, anche nelle parole. Stavolta è mancata. Voglio credere che non sia stata una scelta voluta. Lo spero”.
A Roma gli studenti erano un migliaio, oggi pomeriggio a Bologna c'è stata una manifestazione per appoggiare la protesta contro l'intervento della Polizia: qualcosa si muove.