Proteofaresapere-Essere disuguali a 13 anni
Essere disuguali a 13 anni La scuola inizia a tutelare il diritto a essere uguali a 3 anni, quando il bambino o la bambina entra nella scuola dell'infanzia. Il diritto all'uguaglianza a scuola va ...
Essere disuguali a 13 anni
La scuola inizia a tutelare il diritto a essere uguali a 3 anni, quando il bambino o la bambina entra nella scuola dell'infanzia. Il diritto all'uguaglianza a scuola va garantito subito, all'inizio, o si incominciano ad accumulare ritardi e difficoltà che è sempre più difficile eliminare. I percorsi di ciascun bambino corrono su binari paralleli con differenti velocità, e le parallele, si sa, non s'incontreranno mai. Quel che occorre è la tempestività d'intervento mirato non appena si presentano le difficoltà, che possono essere di relazione e di apprendimento insieme.
Oggi, in questa stagione politica in cui spesso ci sembra che non sia più vero quello che fino a ieri ci sembrava scontato, è necessario tornare a controllare i fondamenti della convivenza in società, fondamenti che noi riteniamo essenziali per una convivenza civile, anche per quanto riguarda il diritto all'istruzione.
Articolo 3 della Costituzione. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 2, 37 c. 1, 48 c. 1, 51 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 8, 19], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Prima che sia troppo tardi
I dati dell'indagine fatta dal distretto scolastico di Prato sul passaggio dalla scuola media alla scuola superiore dei ragazzi licenziati dalle scuole medie della provincia nell'anno 2000-2001e sui risultati da questi conseguiti nel primo anno di scuola superiore - che è l'ultimo dell'obbligo per effetto della legge del governo dell'Ulivo nel 1998- ci mettono di fronte a una realtà che per molti si è rivelata sorprendente.
All'uscita della scuola media i risultati scolastici sono i seguenti: 40.6 % sufficienti, 27,8 % buoni, 19,5 % distinti, 12,1 % ottimi; tali percentuali corrispondono rispettivamente a 764, 523, 366, 228 licenziati, per un totale di 1881 ragazzi. La maggior parte di questi ragazzi si è iscritta alle scuole superiori di Prato, mentre in 267 si sono iscritti a istituti fuori provincia.
Si tratta di giudizi che la stessa scuola dà sui propri allievi: sono giudizi ufficiali, che hanno valore legale. Si può obiettare, e a ragione, che non si tratta di giudizi di valore sulla persona, ma che si tratta solo di giudizi sulle conoscenze e competenze nei saperi scolastici. E' vero, ma è vero anche che proprio su quelle conoscenze e competenze poggia il futuro scolastico di quegli adolescenti che fino a pochi anni prima erano i bambini e le bambine che frequentavano le nostre scuole elementari.
Esiste gia' una canalizzazione alla fine della terza media?
E' lampante, dalle tabelle e dai grafici, una divaricazione dei percorsi dopo l'ultimo anno di scuola media in tre tipologie sulla base della valutazione all'esame di terza media. Si tratta chiaramente di una selezione che, oltre ad essere precoce (anche perché poggia sul percorso scolastico precedente alla terza media), è per lo più irreversibile e continuerà a verificarsi se permarrà la convinzione che sia immodificabile. Dei 1614 alunni che risultano iscritti alle prime classi delle scuole superiori statali nell'a.s. 2001-02:: Dei 1614 alunni che risultano iscritti alle prime classi delle scuole superiori statali nell'a.s. 2001-02:
569 si trovano in un percorso liceale e sono suddivisi in 5 istituti (Copernico, Livi, Cicognini-Rodari, convitto Cicognini, S.Niccolò);
689 si trovano in un percorso tecnico e 356 in uno professionale e sono suddivisi in 5 istituti: 689 fra Buzzi, Gramsci-Keynes, Dagomari, Istituto d'Arte; 356 fra Marconi e Datini, 1 al Nicastro, per un totale di 1045 ragazzi;
Più dell' 62 % degli ottimi e dei distinti si trovano nel primo tipo di percorso, più del 80% dei sufficienti e dei buoni nel secondo: 329 sui 531 licenziati con giudizio ottimo/distinto) e 843 sui 1083 dei licenziati con giudizio buono/sufficiente);
La popolazione scolastica dei due istituti professionali Marconi e Datini è costituita quasi esclusivamente da sufficienti ( 294 sufficienti, 57 buoni, 4 distinti, 1 ottimo)
La scelta del percorso di studi superiore si è verificata mediante una polarizzazione della popolazione scolastica: nel percorso liceale si concentra la percentuale più alta dei risultati scolastici migliori; nei percorsi tecnici e professionali si concentra la percentuale più alta dei risultati scolastici peggiori.
Quale sarà l'impatto della riforma Moratti?
Questa situazione, di per sé grave e bisognosa di interventi, sarà aggravata dalla riforma Moratti, ora in discussione in Parlamento. Verrà, infatti, diminuito il tempo scuola dei bambini e degli adolescenti, l'obbligo scolastico terminerà in terza media con la scelta del percorso superiore a 13 anni e sarà sancita la differente qualità dei percorsi dopo la terza media, al di là delle dichiarazioni di principio che contrastano con i fatti (vedi ricerca ISFOL sui passaggi fra i due canali).
E noi, di fronte alla realtà messa in evidenza dall'indagine del Distretto, dovremmo accogliere di buon grado una riforma che non potrà che sancire la disuguaglianza, che concorrerà al consolidamento di essa, in contrasto con la Costituzione?
Tempo di scuola e tempo di studio
Per la prima volta da 50 anni a questa parte una riforma scolastica (in Europa e nella società della conoscenza!) fa indietreggiare l'obbligo scolastico a 13 anni e sottrae tempo e risorse, umane e finanziarie, al diritto allo studio. E noi dovremmo credere che sottrarre alla scuola tempo e risorse possa essere fattore di miglioramento? Lo sanno bene gli insegnanti e i genitori dei bambini e degli adolescenti con difficoltà di apprendimento quanto bisogno c'è di maggiori cure scolastiche e non di essere abbandonati a se stessi. O dobbiamo lasciare che siano le famiglie a sopperire privatamente seguendo personalmente i compiti e lo studio dei propri figli ( chi ne ha tempo e possibilità) o a ricorrere alle ripetizioni private?
Non ci si può nascondere, peraltro, che sono in molti ad accogliere di buon grado l'allontanamento dalle scuole superiori della 'zavorra' rappresentata da quei ragazzi in difficoltà di apprendimento, spesso nullafacenti e a volte insofferenti alle regole della scuola così come è oggi organizzata (classi, banchi, cattedra, la campanella che avverte della fine della lezione e del cambio di insegnante e di materia, un calendario sempre uguale per tutte le settimane dell' anno scolastico, modalità di 'trasmissione' delle conoscenze e di verifica immutate dai tempi dei genitori e dei nonni).
Sono in molti a pensare che il canale di formazione professionale regionale per gli 'inadatti allo studio' sia un toccasana e che perciò non ci sia bisogno di intervenire per ridurre gli insuccessi scolastici nella scuola dell'obbligo. Ma si deve anche considerare come, stando alle percentuali rilevate dal Distretto, insieme con la canalizzazione precoce in percorsi differenti per contenuti e per qualità, noi accetteremmo tranquillamente, non solo che a più della metà delle nuove leve scolastiche siano preclusi alcuni percorsi di studio/lavoro, ma anche che ad alcuni istituti del nostro territorio debbano accedere solo i 'sufficienti', che la percentuale di ragazzi bravi sia fisiologicamente ridotta, che insomma i nostri bambini e ragazzi siano adatti per certi percorsi di formazione e di lavoro e non per altri, in barba alle esigenze di flessibilità e di interdisciplinarità richieste dalla società 'della conoscenza'.
Chiara Recchia