«Pronti a lavorare senza pause per una riapertura delle scuole in sicurezza»
Intervista ad Alessandro Genovesi. Il segretario generale Fillea Cgil: gli edili chiedono al governo un protocollo specifico per mettere al primo posto l’interesse generale, i bisogni del paese, di studenti, personale e famiglie
MassimoFranchi
Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil, Conte annuncia il decreto Semplificazioni, temete che ci siano modifiche al Codice degli appalti? Si va verso il modello Genova sponsorizzato da Salvini?
Il Codice degli appalti si può sempre migliorare, ma il modello Genova non è tecnicamente ed economicamente replicabile. E metterebbe a rischio diritti e conquiste dei lavoratori. Il motivo principale delle difficoltà a cantierizzare opere si chiama «troppe stazioni appaltanti con troppi pochi tecnici». Tutto il resto è strumentalità politica.
Voi invece vi siete sempre detti disponibili a lavorare con imprese e governo per Protocolli e intese per far ripartire i cantieri. A che punto siamo nei vari territori del Paese?
Far ripartire i cantieri nel pieno rispetto di contratti, sicurezza e legalità sono fondamentali. Il principale intervento per “bloccare i licenziamenti” si chiama riforme strutturali e ripartenza economica. Ripartenza tanto dei consumi che degli investimenti. Da questo punto di vista notiamo che sull’avvio di cantieri diffusi per la manutenzione, il passo sta cambiando anche al Sud e noi siamo per fare la nostra parte.
La scuola è il grande punto interrogativo della ripartenza. Per far tornare gli studenti in aula in sicurezza a settembre servono interventi edilizi veloci. I tempi ci sono? Le procedure lo consentono?
Lo dico chiaramente: i lavoratori edili sono pronti a lavorare 7 giorni su 7, h24, da qui a settembre per mettere in sicurezza il maggior numero possibile di scuole. Abbiamo chiesto al Ministero dell’Istruzione, al Mit, Province e Comuni di sottoscrivere uno specifico protocollo al riguardo. Il sindacato confederale degli edili di fronte ai bisogni del paese, di studenti, personale e famiglie metterà sempre al primo posto gli interessi generali.
La sanità è stata colpita duramente e anche in questo settore servono nuovi ospedali, modifiche agli esistenti e strutture territoriali. Qual è la situazione cantieristica?
L’edilizia sanitaria non è una priorità da anni, tranne scoprire nei giorni drammatici del Covid come servano non solo più personale, più terapie intensive, ma anche spazi, ospedali, attrezzati. Ora il governo ha una grande occasione ridare centralità alla sanità pubblica e anche ai suoi luoghi, con un piano straordinario. Le risorse ci sono e il tempo è prezioso. Al ministro Speranza dico: facciamo presto e bene. Un ospedale che funziona per un territorio è motore di sviluppo oltre che di tutela.
La regolarizzazione dei migranti non ha interessato anche i lavoratori edili: delusi?
La regolarizzazione non ha ricompreso gli edili eppure sono oltre duecentomila i migranti irregolari che, stimiamo, lavorino nel settore. Duecentomila sui quattrocentomila lavoratori irregolari totali, tutti o quasi impiegati nell’edilizia privata. Anche per questo chiediamo che gli incentivi per ristrutturazioni edili, risparmio energetico, sisma bonus, oggi portati al 110 %, siano subordinati alla certificazione di congruità, cioè di impiego di lavoro regolare.
I metalmeccanici sono tornati in piazza. Lo scontro con la Confindustria di Bonomi si annuncia duro. Nel vostro settore qual è la situazione?
Le tensioni ci sono, inutile negarlo. Nei prossimi giorni capiremo se riusciremo a far passi avanti nel rinnovo di un contratto importante come quello del Legno-Arredo o se dovremmo proclamare il secondo sciopero nazionale. Conosco molti imprenditori seri che come noi sanno che serve più pubblico nell’economia, che vogliono le riforme che servono per competere nel mondo, con più innovazione, ricerca, partecipazione. Spero che battano un colpo. Ora servono buone idee e coraggio, non curve da stadio.