Pronti a bloccare le scuole se gli Ata dovranno restituire i soldi avuti in più nell'ultimo biennio
La minaccia della Cgil Toscana. E il preside Carlo Testi scrive al ministro Carrozza
Firenze, 18 maggio 2013 - Hanno subìto tagli su tagli. Quest’anno hanno pure dovuto digerire l’amaro boccone delle mancate immissioni in ruolo. E adesso devono pure restituire un bel po’ di soldi. Davvero troppo per gli assistenti amministrativi e tecnici, e per i collaboratori scolastici della scuola. Una categoria che, giustamente, si sente “tartassata oltre ogni limite”. Ma andiamo per ordine. Da due anni per questi lavoratori si è aperto uno spiraglio. “Dopo aver seguito un particolare percorso formativo, i collaboratori hanno potuto raggranellare tra i 600 e i 1800 euro in più, lordi, all’anno”, spiega Paola Pisano, segretaria provinciale Flc-Cgil. Che aggiunge: “Anche se si tratta di compensi irrisori (per un collaboratore che guadagna un migliaio di euro al mese tutto questo corrisponde a un euro in più al giorno, ndr.), si tratta di un importante riconoscimento della professionalità acquisita”. Sì, perché adesso i collaboratori sono molto impegnati sul versante dell’accoglienza e, soprattutto, dell’assistenza ai disabili. Quindi, diciamo che a fronte di un carico di lavoro maggiore, e di una certa responsabilità, il Ministero aveva sottoscritto questo riconoscimento economico.
Era il 2011 quando fu siglato l’accordo col Miur. Per due anni tutto è filato liscio, ma adesso il Ministero dell’economia sta pensando di richiedere indietro i soldi. Il motivo? La legge Tremonti, che risale al 2010, ha detto no alla progressione dello stipendio. E dato che l’incentivo offerto agli Ata è stato assimilato ad una sorta di avanzamento economico, ecco che il Mef adesso pensa di chiedere indietro tutti i soldi versati in questo biennio. Così, un collaboratore dovrebbe restituire 1200 euro. Cifra doppia per i tecnici .
“Per ora siamo agli annunci – dice Pisano -. Ma non appena spunterà un decreto, lo contrasteremo con tutte le forze. Siamo pronti a scioperare. E, quindi, a bloccare le scuole”. “Non dimentichiamo – prosegue la sindacalista, - che gli Ata quest’anno hanno dovuto rinunciare alle immissioni in ruolo, saltate per via del nodo irrisolto degli inidonei”. Inoltre, da anni sono massacrati dai tagli imposti dalla riforma e dal dimensionamento degli istituti”. A settembre, solo la creazione del comprensivo di Pontassieve farà sparire una decina posti tra gli Ata.
Per denunciare la “difficile situazione” di questi lavoratori il dirigente del comprensivo Gandhi, Carlo Testi, ha preso carta e penna e ha scritto al ministro Maria Chiara Carrozza. “La scuola non può più sopportare ulteriori ferite e discriminazioni”, le parole del preside, secondo cui certe scelte hanno alla radice “un atteggiamento culturale fondato sull’ignoranza e sul pregiudizio”. Insomma, la figura del “caro vecchio bidello” è profondamente mutata. Come quella degli assistenti tecnici e amministrativi. “Spero che la mia lettera serva a illuminare un campo trascurato e spesso addirittura ignorato. Con la conseguenza che anche per queste ragioni il nostro ruolo di ‘servitori dello Stato’ risulta non all’altezza”, conclude Testi.