Pronti 500 milioni per i corsi estivi. Di nuovo in aula due studenti su tre
Presenze al 70%, non tutti si adeguano. Emiliano: «In Puglia il 90% ha scelto la Dad». Precari, Lite nel governo tra M5S e Lega.
Gianna Fregonara
Nel giorno in cui cambiano le regole sulla presenza in classe e per l’ultimo tratto dell’anno scolastico tornano in aula due studenti su tre delle scuole superiori, a tenere banco sono di nuovo il caso Puglia — con l’ordinanza di Michele Emiliano che continua a proporre la scelta tra Dad e presenza a carico dei genitori — e la polemica tra M5S e Lega sui precari che covava da giorni e ora coinvolge direttamente il governo.
Il presidente della Regione Puglia Emiliano si è vantato del successo della deroga sulla presenza in classe spiegando che il 90 per cento delle famiglie ha preferito la Dad. Contro la sua ordinanza è intervenuta Italia viva, con la ministra Elena Bonetti e il capogruppo in commissione cultura Gabriele Toccafondi: chiedono di prendere provvedimenti per ricondurre la regione a usare le stesse regole del resto d’Italia. Nelle grandi città sono stati i prefetti a chiedere gradualità per non ingolfare i mezzi pubblici che possono viaggiare al 50 per cento della capienza. Difficile che si sia centrato l’obiettivo di avere 7,5 milioni di studenti in classe.
Ma l’attenzione del mondo della scuola è già puntata al prossimo anno scolastico. Il ministro Patrizio Bianchi sta per presentare il piano per l’estate: circa 500 milioni di euro che andranno in gran parte alle scuole delle regioni del Sud per progetti di recupero della socialità e degli apprendimenti. Nelle regioni con meno dispersione arriveranno circa 18 mila euro a scuola che potranno essere usati per pagare gli insegnanti per lezioni e mini corsi di recupero delle insufficienze.
In vista di settembre è la questione di una probabile sanatoria dei precari a infiammare il dibattito. Litigano i due sottosegretari all’Istruzione, il leghista Rossano Sasso e la grillina Barbara Floridia. Ma è l’ex ministra Lucia Azzolina a lanciare il sasso nello stagno. Numeri alla mano sostiene che anche nel caso del concorso ordinario già bandito, con le regole semplificate del decreto Brunetta, si rischierebbe di privilegiare i precari rispetto ai neolaureati. Il ministero della Funzione Pubblica si chiama fuori. Dal ministero dell’Istruzione la replica è immediata: lavoriamo «per dare risposte al precariato e per creare un percorso stabile e innovativo di accesso all’insegnamento». È Matteo Salvini a riaccendere la miccia: bisogna «stabilizzare i precari per titoli e servizio — dice, cercando di tirare in ballo il premier —. È l’unico modo per avere gli insegnanti in cattedra a settembre: una “rivoluzione” auspicata anche da Draghi».