Promosso con riserva. Presidi, insegnanti e studenti danno i voti al programma di Draghi sulla scuola
I presidi non sono contrari all’allungamento del calendario fino al 30 giugno. E gli studenti chiedono soprattutto riforme. Le loro voci
Open
Davide Gangale
Nel suo discorso programmatico al Senato, Mario Draghi ha pronunciato otto volte la parola scuola, auspicando che «il desiderio e la necessità di costruire un futuro migliore orientino saggiamente» le decisioni del parlamento. La speranza è che i giovani italiani «ci ringrazino per il nostro lavoro e non abbiano di che rimproverarci per il nostro egoismo». Gli obiettivi sono chiari: da una parte tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce; dall’altra recuperare le ore di didattica in presenza perse nel 2020 a causa della pandemia di Coronavirus, soprattutto al Sud.
La Dad, infatti, «non può non creare disagi ed evidenziare diseguaglianze». Allo stesso tempo, secondo Draghi, occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale e «allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia». Proprio l’adeguamento del calendario, e l’eventualità di prolungare le lezioni fino al 30 giugno filtrata dalle consultazioni, nei giorni scorsi aveva fatto molto rumore.
Ma chi si aspettava che questo passaggio del discorso del premier avrebbe fatto sollevare le barricate a presidi, sindacalisti, attivisti e studenti, almeno per il momento, si sbagliava. Le reazioni raccolte da Open sono infatti nella maggior parte dei casi positive, con qualche eccezione e qualche caveat. Perché un conto sono i discorsi programmatici, un conto le proposte concrete che sulla scuola dovrà avanzare il nuovo ministro dell’Istruzione in pectore, Patrizio Bianchi.
Giannelli (Anp): «Attendiamo appena possibile una convocazione ufficiale»
«Con lui ho avuto finora cordiali scambi informali, ma attendiamo appena possibile una convocazione ufficiale», spiega a Open Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, che ora si aspetta che gli ideali sulla scuola tratteggiati da Draghi vengano tradotti in piani operativi. In linea di principio, i presidi non sono contrari all’allungamento del calendario. Ma ritengono che prima debbano essere valutate le carenze formative degli studenti, scuola per scuola. Sapere come e dove intervenire è d’importanza cruciale. Per poter programmare, per esempio, «recuperi mirati solo per gli studenti che effettivamente hanno delle carenze».
Maddalena Gissi (Cisl): «Non bisogna fare un ragionamento massivo sulla rimodulazione del calendario»
Dai sindacati arriva qualche avvertimento in più. «Non bisogna fare un ragionamento massivo sulla rimodulazione del calendario, piuttosto occorre inquadrare i problemi là dove vengono segnalati. Non abbiamo bisogno di animare polemiche o un dibattito sterile, abbiamo bisogno di una discussione tranquilla», premette Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola, che fa notare come Draghi abbia parlato quasi esclusivamente delle secondarie di secondo grado.
Gissi ha apprezzato soprattutto la volontà di riprendere in sicurezza la didattica in presenza. Ma i protocolli devono essere aggiornati: sono fermi al 6 agosto e nel frattempo sono successe tante cose, dall’arrivo dei primi vaccini a quello delle varianti Covid. Quanto al recupero degli apprendimenti, per la Cisl si possono immaginare soluzioni differenti. Attività alternative pomeridiane, per esempio, oppure delle turnazioni. «Draghi ha parlato di circa 600-800 mila ragazzi non raggiunti dalla Dad e per loro bisognerà fare delle valutazioni», riconosce Gissi. Ma ai ragazzi nell’ultimo anno è mancata anche la socialità. E per colmare questo vuoto non è detto che debba essere impiegato personale in servizio nelle scuole.
Sinopoli (Flc-Cgil): «Poniamo fin da subito il nodo del precariato»
Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc-Cgil, è contrario a un allungamento generalizzato del calendario fino al 30 giugno e lo dice apertamente. Ma allo stesso tempo afferma di essere disponibile a lavorare con il governo su un piano mirato di recupero degli apprendimenti. «Certamente non basteranno due settimane per farlo», avverte il sindacalista, «servono finanziamenti e un organico Covid aggiuntivo».
E a questo proposito rileva che nel discorso di Draghi è mancato un accenno al problema storico del precariato: «A settembre avremo 220 mila cattedre vacanti. Il premier non ne ha parlato, ma sarà un nodo che invece si porrà fin da subito, se vogliamo iniziare meglio il prossimo anno. Completare il concorso straordinario non basta». Tradotto: per la Cgil bisogna stabilizzare i precari e la questione verrà sollevata immediatamente al ministro Bianchi, non appena il sindacato verrà convocato.
Maddalena Fragnito (Priorità alla Scuola): «La logica delle competenze misurabili è vecchia»
La voce più critica è quella di Maddalena Fragnito, del comitato Priorità alla Scuola, che nel discorso di Draghi non ha ravvisato una marcata discontinuità con il presente e con la scuola degli ultimi 20 anni. L’approccio generale viene bocciato, perché la logica sottostante sarebbe sempre la stessa: quella della metrica e delle competenze misurabili, che ricalcano «una visione aziendalista della scuola, mentre per noi la scuola è ben altro e deve partire dai bisogni e dai talenti di ciascuno e di ciascuna, difficilmente misurabili».
Anche Fragnito sottolinea l’urgenza di ridurre il precariato, perché «molte scuole sono senza un organico assegnato ormai da sei mesi». Il comitato si aspetta quindi che sia questo uno dei punti principali da cui ripartire, garantendo cattedre piene e figure di sostegno.
Gli studenti chiedono di ripensare la didattica frontale e di adeguare i programmi
Infine, Open ha raccolto l’opinione degli studenti. Per Giovanni, rappresentante dell’Unione degli studenti di Milano, un mese in più di scuola – fino alla fine di giugno – non può cancellare «anni e anni di mancate attenzioni». Recuperi mirati e turnazioni pomeridiane, invece, vengono considerati la base per riuscire a mettere una pezza sulle diseguaglianze, che la Dad ha accentuato. Ma l’abbandono scolastico «non è una novità, è evidente che la scuola dev’essere riformata».
Gli studenti chiedono quindi di ripensare la didattica frontale e di adeguare i programmi, considerati troppo vecchi. Metterci dei soldi non basta, si chiedono scelte politiche coraggiose e un controllo maggiore sui modi in cui i singoli istituti spendono le risorse. L’auspicio è che Draghi «ci ascolti davvero». Ludovica, rappresentante dell’Unione degli studenti di Bergamo, ha il dono della sintesi: «Ora tutti lodano l’ex governatore della Bce come se fosse il salvatore della patria, ma questa cosa deve dimostrarla nel concreto». E il Next Generation EU sarà il vero banco di prova.