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Profumo: «Così il merito risale in cattedra, è il nostro segnale forte per i giovani»

E’ soddisfatto il ministro dell’Istruzione e della Ricerca Francesco Profumo

25/08/2012
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Il Messaggero

di CARLA MASSI

ROMA - «Volevamo dare un segnale forte. E’ il momento di prendere decisioni e fare scelte importanti per le nuove generazioni. Evitando, come ha detto Mario Monti, di rammaricarci per una “generazione perduta”. Scuola e università, nella ripresa autunnale, dovranno affrontare molte sfide. Il programma di azione, nei prossimi mesi, è quasi temerario. Dobbiamo dare, in tempi brevi, una migliore scolarità a tutta la popolazione e dobbiamo pensare in modo concreto al futuro prossimo venturo. Ai giovani che domani cercheranno un lavoro». E’ soddisfatto il ministro dell’Istruzione e della Ricerca Francesco Profumo che ha lasciato Palazzo Chigi molto prima dei suoi colleghi rimasti a discutere dal mattino fin verso le 19.
Tutto quello che ha portato al Consiglio dei ministri è passato senza problemi?
«Le immissioni in ruolo dei docenti e dei dirigenti erano già state annunciate. Dobbiamo aspettare che tutto venga formalizzato ma possiamo dire di aver concluso questa fase».
Nessuno scontro sulle risorse da destinare?
«Le risorse erano già state stabilite, nessun ostacolo».
Novità anche per le Accademie e i Conservatori?
«Anche per loro sono in arrivo sessanta insegnanti».
Tra pochi giorni ci sarà un nuovo bando per i docenti, vero?
«Sì, torna il concorso. Il bando verrà pubblicato il 24 settembre. Quasi dodicimila posti, in primavera ne è previsto un altro».
Un regolare concorso come non se ne fanno da anni?
«Un regolare concorso, esattamente. Per la maggior parte degli insegnamenti l’ultima prova risale al 1999. Per alcuni addirittura al 1990».
Potranno accedere solo i precari?
«Potranno accedere tutti coloro che sono in possesso dell’abilitazione con poche eccezioni»
Di nuovo i test? O si pensa a sistemi di valutazione diversi per il reclutamento degli insegnanti?
«Sicuramente avremo un gran numero di iscrizioni al concorso. Per questo è stata prevista una prova selettiva che si svolgerà verso la fine di ottobre. Ai candidati verranno sottoposti dei test uguali per tutte le classi di concorso. A gennaio la prova scritta e poi quella orale».
Da quando è a viale Trastevere parla dell’importanza di ringiovanire la classe degli insegnanti. Questo concorso dovrebbe andare in questa direzione?
«L’obiettivo è anche quello di portare in classe docenti più giovani. Vicini ai nuovi insegnamenti, alle tecnologie avanzate».
Il Consiglio dei ministri ha dato l’ok anche per il provvedimento che valuterà l’intero sistema scolastico. Un nuovo passo per la valorizzazione del merito?
«E’ un sistema che ha lo scopo di valutare le scuole e i dirigenti scolastici migliori».
Si può parlare di supercontrollo?
«Non lo definirei supercontrollo. Abbiamo preparato una griglia che raccoglie le diverse caratteristiche di ogni tipo di scuola per far sì che gli istituti facciano un’autovalutazione. I programmi, l’organizzazione, la spesa, la capacità di elaborare progetti a breve e lunga scadenza. Una volta fatto questo lavoro si rivedrà eventualmente l’autovalutazione».
E, possiamo dirlo, a dare i voti?
«Parliamo di valutazione, è meglio. Questo sistema è basato sostanzialmente su tre strumenti: l’Invalsi, l’Indire l’Agenzia per lo sviluppo dell’autonomia scolastica e il corpo ispettivo».
La scuola si scatta una fotografia e poi valutatori esterni rivedono i diversi parametri?
«Esatto. Ma, attenzione, non parliamo di sanzioni o premi. L’intenzione è quella di rendere pubblico il rendimento della scuola. Come riesce a lavorare sulla formazione».
Per aiutare gli studenti che potrebbero far parte della «generazione perduta»?
«Per sostenere questa generazione e per pensare a quelle che verranno. Dobbiamo lavorare per ridare forza a breve termine con le assunzioni ma anche a lungo termine. E lo faremo con la cultura del merito, per esempio».
A quali sistemi pensa per far invertire la rotta?
«Ho fiducia nel sistema di valutazione messo a punto. Sovrapponibile a quello degli altri Paesi. Servirà a tutti, studenti e insegnanti. L’obiettivo è quello migliorare l’efficienza complessiva e il servizio».
Questo provvedimento chiede ulteriori risorse economiche?
«Non le chiede, si tratta di riorganizzare i sistemi di verifica. Un nuovo modo per sostenere i piani di miglioramento».
Pensa che i professori saranno d’accordo?
«Credo proprio di sì. E’ interesse anche loro dare nobiltà alla scuola».
Crede che riusciremo a raccogliere i frutti in tempi brevi?
«Basta poco per vedere gli effetti. Anche nelle zone, al Sud in particolare, che lottano con i problemi economici e dispersione scolastica».
Lei dice che per la scuola non si deve parlare di tagli ma solo di spending review. Eppure, molti enti di ricerca si stanno lamentando. Non è così?
«Per la scuola si tratta essenzialmente di riorganizzazione delle risorse. Certo è che anche il ministero dell’Istruzione deve dare un contributo al Paese che sta affrontando seri problemi economici. Credo che gli effetti della spending review siano tollerabili per la ricerca. Che, nel complesso, deve rivedere alcune procedure».
A che cosa si riferisce?
«Gli enti di ricerca dovranno riconsiderare i modelli di gestione. Che vuol dire mettere i nostri istituti e centri in grado di ottenere più finanziamenti europei».
Tra poco più di dieci giorni si torna a scuola. Nella famiglie già si stanno facendo i conti per i libri di testo. E’ possibile rassicurare sul contenimento dei costi?
«Per quest’anno, la maggior parte degli istituti, lavorerà sul cartaceo ma stiamo lavorando perché si passi all’e-book. Questo permetterà alle famiglie di risparmiare. E di aver più fiducia nella scuola».


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