Prof che salvano le biblioteche
Ci sono storie esemplari che possono valere per tutte
Paolo Di stefano
Ci sono storie esemplari che possono valere per tutte. Chiara Masullo insegna italiano nella Scuola media Cristoforo Colombo di Milano, zona Nord Ovest; lavora da quattro anni in questo istituto tardo ottocentesco un po’ délabré e a un certo punto ha capito che la biblioteca, che non c’era, sarebbe stata una gran bella opportunità per i circa trecento allievi, provenienti da un quartiere decisamente multietnico.
L’idea nasce grazie al concorso di Save the Children per la riqualificazione degli spazi scolastici. I protagonisti sono i ragazzi, ma la prof Masullo si dà da fare. Lo spazio viene individuato, è un locale di passaggio (circa 70 mq) al primo piano. Basta poco, una riverniciata di giallo vivo alle pareti, qualche vecchia libreria da lucidare, una decina di sedie, un tavolone. E naturalmente i libri. È la prof che sale in macchina e va a ritirare gli «scarti» delle biblioteche di zona. È lei che li ordina al Deposito delle biblioteche rionali milanesi e va a prenderseli. Un centinaio di volumi, degli attuali 1500, vengono acquistati grazie ai fondi della Scuola messi a disposizione dal preside Angelo Lucio Rossi. Ma è sempre la prof Masullo che ha adocchiato un bando della Fondazione Pirelli incamerando cento titoli di carattere scientifico. Ci vuole molta generosità.
È un esempio. Le biblioteche scolastiche non hanno mai vissuto stagioni trionfali, in Italia. E neanche dignitose. È stato l’esperto di editoria Giuliano Vigini, sul mensile «Vita e Pensiero», a risollevare la questione sull’onda di una recente indagine dell’Associazione Italiana Editori: nel 2016 le scuole italiane dotate di una biblioteca scolastica erano il 91.4%, con una media di 2500 volumi per Scuola.
Situazione apparentemente buona (anche se in calo dal 2011). Basta approfondire un po’ per scoprire le magagne: superficie media 57 mq con 15 posti a sedere (il 10% neanche uno). Ogni Scuola spende in media per libri 232 euro, cioè la bellezza di 37 centesimi a studente. Nel 2016 sono entrati in biblioteca l’altra bellezza di 113 libri in media, le ore d’apertura sono circa 3 e mezza e tra gli addetti solo il 5% sono bibliotecari. È vero che nel 2017 grazie a #ioleggoperché sono entrati in totale 300 mila volumi, ma ogni istituto di un Paese civile dovrebbe avere le risorse sufficienti per accrescere la propria biblioteca: che sarebbe il suo cuore ideale, il suo centro di scambio, di incontro, di studio e, perché no, di svago e di gioco. E per gli insegnanti il luogo dell’aggiornamento. Invece, niente.
Naturalmente ci sono le eccezioni, come racconta Carla Bonfitto, docente di lettere all’Istituto Pietro Giannone di San Marco in Lamis, provincia di Foggia (il liceo classico è quello frequentato dal premier Giuseppe Conte): «Da tre anni mi occupo di organizzare gli incontri con gli scrittori, che sono l’occasione giusta per rivitalizzare la biblioteca scolastica al tempo degli smartphone: facendo dei lavori di preparazione, di lettura e di ricerca in vista degli incontri, la biblioteca torna a vivere».
Si tratta di una biblioteca consistente: 10 mila volumi, con collezioni straordinarie grazie a donazioni private e figure professionali specifiche. Bonfitto parla di rete bibliotecaria scolastica ed è fiera di ricordare che anche per le sue biblioteche San Marco è stata riconosciuta ufficialmente come «Città che Legge». Potrà sorprendere, ma certe realtà del Sud sono più attive di quelle del Nord.
Silvia Zamagni, che insegna musica nella Scuola media di via Fara a Milano, dice di avere il «trip» dei libri. È per questo che, con quasi quarant’anni di esperienza, ha deciso di dedicarsi alla biblioteca d’istituto, gratis et amore dei: «Nessuno ha voglia di buttarci dentro delle ore, ma io sono felice di farlo e i risultati mi ripagano».
Quali risultati? I corsi pomeridiani (battezzati «Biblio-tech») grazie ai quali da tre anni gli allievi preparano dei book trailer; la discussione collettiva sul nome da dare a quello spazio che guarda sul cortile (è stato scelto «Libri volanti»); il concorso (affollatissimo) per disegnare il logo; la collaborazione con la Scuola elementare Galvani la cui biblioteca è molto attiva anche grazie all’aiuto dei genitori.
Silvia Zamagni ricorda gli scatoloni da trasloco dove stavano chiusi, anni fa, centinaia di volumi e racconta come abbia messo su (fisicamente) gli scaffali («portati in spalla»), le ore impiegate per catalogare, per scegliere e scartare i testi vecchi, ormai inutilizzabili. Racconta anche come a luglio le tocchi richiamare al telefono i ragazzi quando il prestito è scaduto: «Adesso l’obiettivo sarebbe di rendere autonomi per il prestito almeno 2 o 3 allievi per classe in modo che lo gestiscano da soli… Per il momento con i ragazzi stiamo classificando i circa 1200 volumi sul vecchio computer che ho recuperato dalla casa di mio padre».