Presidi in piazza contro le retribuzioni del governo
Salvo Intravaia
La Buona scuola ha bisogno di dirigenti motivati e rispettati”. E i presidi scendono in piazza contro il taglio delle retribuzioni operate dagli ultimi governi e il carico di lavoro e responsabilità che aumentano. La manifestazione dei dirigenti scolastici si terrà a Roma, davanti al ministero dell’Istruzione, il 4 dicembre. Hanno aderito alla protesta tutte le principali sigle sindacali che hanno presidi iscritti: Anp, Flc Cgil, Cisl e Uil scuola e Snals. A chiarire i motivi del contendere l’Associazione nazionale presidi che denuncia il taglio delle retribuzioni degli 8mila dirigenti scolastici italiani che gestiscono 42mila plessi: 5 a testa.
“Il pagamento delle varie voci retributive dei dirigenti scolastici grava su due diversi capitoli: la parte fissa (stipendio tabellare e una quota dell’indennità di reggenza) è a carico della fiscalità generale mentre la posizione variabile, l’indennità di reggenza variabile e il risultato gravano sul Fun (Fondo Unico Nazionale) che è stato alimentato nel corso degli anni da accantonamenti di risorse dei dirigenti stessi (Ria dei pensionati) e dai contratti collettivi. Si tratta dunque – spiegano dall’Anp – di fondi che appartengono alla categoria dei dirigenti scolastici e che non gravano sul bilancio dello Stato: a maggior ragione non possono essere sottratti ai legittimi destinatari”.
Poi il Fun viene ripartito nelle diverse regioni in base al numero dei dirigenti in organico di diritto e, in sede di contrattazione regionale, si definiscono gli importi per le voci variabili, in relazione alle fasce di complessità delle scuole. “Nel luglio 2013 l’Ufficio centrale del bilancio - dopo aver validato per due anni tutti i CIR (Contratti Integrativi Regionali) e per lo stesso 2013 quelli di Lazio, Toscana, Marche e Abruzzo - ha improvvisamente negato – conclude il sindacato – il visto e ritenuto di dover applicare un’altra procedura di calcolo. Tale nuovo sistema, diverso da quello proposto dallo stesso ministero, non corrisponde al dettato del decreto legge 78 e interviene su un importo già stabilito e comunicato agli Uffici scolastici regionali”.
Il risultato del nuovo conteggio ha portato ad un taglio di 16 milioni per il Fondo unico nazionale e gli importi destinati alla retribuzione di posizione parte variabile, di risultato e delle reggenze sono risultate fortemente ridotti. In più, il dimensionamento – che ha portato le istituzioni scolastiche da oltre 10mila a 8mila – ha prodotto un aggravio di lavoro per i dirigenti scolastici in attività. In altre parole, denunciano dalla Flc Cgil, ad un taglio medio nel biennio di 5mila e 700 euro in media per ogni preside si è aggiunto sommato un aumento del 20 per cento del carico di lavoro. “In nessun altro ambito lavorativo – tuona l’Anp – si è visto finora abbinare un taglio delle retribuzioni con un aggravio di oneri e responsabilità”.