Presidi, i risultati fanno salario
Pronta la direttiva del ministro Giannini per la valutazione dei dirigenti scolastici
Alessandra Ricciardi
Sarà un primo triennio di cambiamenti. Anche se ancora transitorio verso quella che diventerà la situazione a regime di una riforma più complessiva, che riguarderà in modo più incisivo anche l'assegnazione degli incarichi. Intanto però si parte. Da settembre niente più aumenti per il merito a pioggia, i dirigenti scolastici saranno valutati in base agli obiettivi conseguiti, valutazione che sarà poi efficace in termini di salario accessorio e di rinnovo del contratto. La direttiva sulla valutazione dei presidi è pronta, il ministro dell'istruzione, Stefania Giannini, l'ha inviata al Cspi per il parere, richiesto nel termine di 30 giorni. Il provvedimento tornerà poi per la firma e sarà inviato a direttori scolastici regionali e ai dirigenti accompagnato da Linee guida di dettaglio.
Quando ad agosto i presidi firmeranno il loro contratto troveranno inseriti nel documento gli obiettivi di miglioramento che saranno di tre tipi: quelli generali individuati dal ministero, quelli legati alle specificità del territorio individuati dalle direzioni regionali e gli obiettivi specifici sulla scuola che deriveranno dal Rav, il rapporto di autovalutazione della scuola che il dirigente dovrà guidare.
Tre i livelli che fanno scattare la retribuzione aggiuntiva: eccellente, con un incremento stipendiale che va dal 10 al 30% in più rispetto alla fasce precedente; molto buono, giudizio che fa scattare un 5% in più rispetto alla prima fascia che è costituita dal giudizio di buono. È il livello base che fa scattare l'accessorio. Nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, non ci sarà nessun aumento. L'azione dirigenziale sarà rilevata dal direttore scolastico regionale, in base all'istruttoria condotta dai nuclei di valutazione. È il direttore regionale che adotta il provvedimento di valutazione. La retribuzione di risultato, in media pari al 10-15% della retribuzione complessiva, sarà determinata annualmente nel rispetto del criterio di differenziazione e sarà corrisposta in una sola soluzione, e solo a seguito della certificazione delle risorse disponibili.
Nel caso in cui il processo di valutazione si dovesse concludere con l'attribuzione del livello di mancato raggiungimento degli obiettivi, il direttore comunica l'esito all'interessato nel giro di un mese, avviando un contradditorio che durerà 30 giorni. Nei casi più gravi, si può non rinnovare il contratto. Ma questo la direttiva non lo dice, facendo testo il decreto legislativo 165/2001. «L'obiettivo non è punitivo», precisa la Giannini, «in caso di valutazione negativa il dirigente viene supportato dall'ufficio regionale a migliorare la pianificazione delle proprie attività. Sono previsti casi di non rinnovo del contratto al dirigente ma solo in caso di responsabilità dirigenziali gravi, come già previsto dal decreto legislativo 165 del 2001». Rassicurazioni che non sembrano bastare ai sindacati che confermano lo sciopero indetto per il 20 maggio.
«In caso di mutamento di incarico, si verrà valutati sulla base delle priorità definite dal collega che ha diretto in precedenza l'istituto; una sorta di responsabilità assunta per le azioni e la programmazione effettuate da altri che lascia piuttosto perplessi», critica la Cisl scuola.
«Per i presidi il Miur prepara un triste futuro da tecnocrati», attacca la Uil scuola, «con misure che fanno il verso alla legge Brunetta, superata dagli eventi».