Presidi, arriva la pagella: ai più bravi mille euro in più. Ed è polemica
Pronte le linee guida. Quattro i livelli di giudizio. I meno bravi rischiano il licenziamento. Rusconi (Anp): «Vigileremo affinché i comitati di valutazione siano imparziali»
Antonella De Gregorio
Conteranno di più, ma dovranno rendere conto di tutto. Dal prossimo anno i dirigenti scolastici saranno valutati per i risultati del loro lavoro, alla stregua dei dirigenti d’azienda: sull’organizzazione delle scuole che gestiscono, su quanto sono bravi a valorizzare le risorse umane, la «popolarità» di cui godono. Le linee guida che spiegano come fare la valutazione sono pronte e verranno consegnate agli uffici scolastici regionali in tempo - assicurano dal Miur - per consentire ai direttori degli Usr di definire gli obiettivi (triennali, come la durata dell’incarico, ndr) dei presidi, inserendoli nell’incarico di lavoro. Quelli «macro», di obiettivi, a livello nazionale, sono già stati pubblicati: vanno dalla promozione dell’autonomia e della cultura della valutazione, alla valorizzazione dei docenti, alla gestione efficiente ed efficace della scuola. Obiettivi regionali, o delle singole scuole, potranno essere la riduzione della dispersione, l’orientamento, gli esiti a distanza, l’aumento delle competenze di cittadinanza. All’interno dei traguardi generali, le singole scuole avranno ciascuna il proprio bersaglio cui mirare. E ci sarà qualcuno a rispondere di riuscite e fallimenti.
Promossi e bocciati
La valutazione, prevista dalla legge 107/15, rappresenta secondo Mario Rusconi (Anp) «la vera rivoluzione della Buon Scuola». «Ben più incisiva del “premio” agli insegnanti, che riguarda pochi individui ed una tantum - dice. Mentre con questa novità si inizia davvero a inserire la cultura della valutazione degli adulti nella scuola». «Tutti i presidi - spiega Rusconi - per la prima volta dal dopoguerra, saranno sottoposti a un vaglio dal quale dipenderà il rinnovo del loro incarico e la retribuzione di risultato». Quattro i livelli di giudizio: se cioè il raggiungimento degli obiettivi è «pieno», «avanzato», «buono», o «mancato». In questo caso può scattare il trasferimento del dirigente ad altro incarico, ma anche il licenziamento. Il comitato di valutazione sarà composto da un ispettore («ma sono pochissimi, speriamo che siano selezionati bene», dice Rusconi); da un preside («che vorremmo fosse non solo di diversa provincia, ma anche di diversa regione, per evitare conflitti d’interesse») e da un tecnico di organizzazioni. In base alla loro pronuncia, al dirigente verrà corrisposto un aumento di stipendio (circa mille euro lordi l’anno per quelli di «serie A») decrescente all’abbassarsi dei risultati conseguiti.
Valutazione
Le diverse voci della valutazione avranno un diverso peso: per il 60% conterà l’organizzazione della scuola, la crescita - non solo numerica, ma in termini di qualità - la capacità di conduzione del dirigente, i risultati («e speriamo che il tutto non si riduca alla quantità di promossi e bocciati», commenta Rusconi). Verranno presi in esame il Rapporto di Autovalutazione (un’autoanalisi basata su indicatori preventivamente fissati), le prove Invalsi, il modo in cui è stato impiegato il fondo d’istituto. E ci saranno verifiche su come viene distribuito il «buono-scuola» ai professori, sui criteri messi in atto nella chiamata diretta dei docenti. Per il 30% si guarderanno l’impegno e la capacità di valorizzare il personale, docente e non; la formazione; la ricerca; il 10% del giudizio sarà dato dall’«apprezzamento dei docenti con dati e riscontri da parte degli stakeholder»: vale a dire genitori e alunni. Una previsione che ha messo in allarme i dirigenti. Ci sarà anche un questionario, attraverso il quale rappresentanti di studenti e genitori potranno esprimere il loro giudizio. Tra gli strumenti che il dirigente dovrà sottoporre alla peer review dei colleghi, ci sarà anche il «Portfolio»: un documento con una parte pubblica, in cui viene inserito il curriculum professionale, e una «riservata». Fra i documenti che verranno presi in esame, il Piano triennale di offerta formativa, il Rav, il piano di alternanza scuola-lavoro, il patto educativo di corresponsabilità, il regolamento d’istituto. oltre ad altri strumenti in via di elaborazione.
I «giudici»
Le novità smuovono preoccupazioni di segno diverso: «La valutazione del dirigente scolastico esige nel valutatore competenza e capacità di valorizzare: come saranno formati i nuclei di valutazione? E un’altra preoccupazione riguarda la composizione dei comitati: chiediamo che siano davvero equi e imparziali», dice ancora Rusconi. Che assicura che la categoria sarà «vigile». Anche se resta il dubbio che, alla fine, a essere premiato sarà chi meglio esporrà in vetrina i risultati raggiunti.