Precari atipici da 27 anni e prossimi alla pensione, la riforma della scuola ignora il caso di 900 lavoratori Ata
La vicenda è all'attenzione dell'Unione europea. In ballo una nuova procedura di infrazione contro l'italia
Emanuela Micucci
Dimenticati dalla Buona Scuola. Snobbati dai sindacati. Nel limbo dei precari da 27 anni, di cui 16 nelle scuole. Co.co.co. in attesa dal 2005 di un'immissione in ruolo che non è ancora arrivata. Rischiano di andare in pensione da precari e con un trattamento economico di pochi spiccioli al mese. Sono 890 segretari scolastici e addetti al protocollo tra i 50 e i 67 annidi età. Personale Ata parasubordinato presente nelle scuole in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, Lazio, Marche, Sardegna e Abruzzo. Definiti lavoratori atipici, ma che di fatto svolgono le stesse mansioni dei dipendenti pubblici delle segreterie scolastiche.
La loro vicenda adesso è arrivata sulla scrivania del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e della commissaria europea al lavoro, affari sociali, competenze e mobilità lavorativa Marianne Thyssen in una lettera in cui il Comitato Lavoratori co.co.co. Scuola dm 66/2001, nel quale si sono riuniti nel 2014, denuncia il loro stato di precarietà. E, dopo la risposta di Juncker con l'impegno ad esaminare i punti sollevati e a rispondere con rapidità, non è tardata quella del capo gabinetto di Thyssen, che ribadisce l'attenzione posta per la loro vicenda ed evidenzia che «la segnalazione è stata registrata come denuncia formale», spiega il portavoce del Coordinamento Leonardo Del Giudice, 51 anni, subordinato all'ufficio protocollo del liceo di scienze umane Gullì di Reggio Calabria. «Ciò significa, quindi, che è stata avviata la verifica del rispetto delle norme della Legge europea del lavoro, in particolare, della direttiva n. 70/1999/Ce del Consiglio del 28 giungo 1999, relativa all'accordo quadro Ces, Unice e Ceep sul lavoro a tempo determinato, alla quale facciamo riferimento nella nostra segnalazione».
Secondo il Coordinamento, infatti, potrebbe essere accertata la violazione di quella direttiva, poiché non vengono loro riconosciuti e garantiti come lavoratori pubblici precari le tutele e le garanzie previste dal legislatore europeo. «Poiché la legislazione italiana in materia di precariato pubblico è quanto mai illegittima», commenta Lo Giudice. «Non è escluso che si possa assistere all'ennesimo avvio di una procedura di infrazione a carico del nostro Stato per mancato recepimento di direttiva», conclude.
La vicenda dei co.co.co. scuola dm66/2001, inizia a metà degli anni Novanta quando, ex cassaintegrati o lavoratori in mobilità, sono stati coinvolti in progetti di lavoro socialmente utili avviati dagli enti locali, confluiti in base alle competenze dei precedenti impieghi e ai titoli di studio nelle segreterie scolastiche. Al momento del passaggio all'interno del personale statale hanno ottenuto un contratto a tempo determinato da amministrativi, i co.co.co. dm 66/2001 appunto. Pensati in un primo tempo come figure di «supporto» al personale di ruolo, distinzione poi caduta. Dal 2011 aspettano la stabilizzazione lavorando su posto accantonato in organico per 30-36 ore settimanali, con una forma contrattuale da fame ai fini pensionistici. «Secondo le nostre stime ci aspetta una condizione previdenziale di assoluta povertà: con pensioni che varieranno dai 220 euro a un massimo di 500 euro», nota Del Giudice Considerati di ruolo nei doveri, ma non nei diritti. Lavoro instabile, senza diritto al tfr èe tredicesima. «Senza tutele in caso di gravi patologie, quali ad esempio il periodo il cui il lavoratore in malattia conserva il posto di lavoro senza che si proceda con la rescissione del contratto co.co.co».
Senza nessun concorsone. Sono sempre stati esclusi dalle procedure concorsuali indette dal Miur per il personale Ata. Non solo. Il punteggio maturato per la loro categoria è zero.