Povera scuola
Il nuovo concorso e le regole per la valutazione.
da Left Avvenimenti
di Donatella Coccoli
Il ministro Profumo vara due provvedimenti per ridisegnare il sistema. Ed è subito polemica. L'unica certezza: non ci sono soldi. Anche i tecnici non investono nell'istruzione Un blitz d'estate, a scuole chiuse. In silenzio, senza consultare sindacati, associazioni, professori, nemmeno quei politici, che di istruzione si occupano ogni giorno e che pure fanno parte della maggioranza. Francesco Profumo, ministro dell'Istruzione, università e ricerca ha scelto questo periodo di vacatio per ridisegnare il sistema scolastico italiano. A viale Trastevere inoltre si è messo mano al Sistema nazionale di valutazione (Snv), vissuto da gran parte degli insegnanti come un "corpo estraneo", quasi "un nemico". Un punto delicatissimo della didattica, certo non da liquidare con metodi sbrigativi. Due i decreti di rilievo usciti dal Consiglio dei ministri del 24 agosto. Uno prevede l'entrata nella scuola di 21mila docenti di cui 11.892 con un concorso che sarà bandito il 24 settembre mentre l'altro dà il via al regolamento del Snv. Peccato che non ci siano soldi. E che la "riforma" sia, secondo il solito leit motiv, «senza oneri aggiuntivi di spesa». Intanto, però, si sono infuriati in molti. I precari, prima di tutto, da decenni in cerca di una cattedra fatta di risorse umane e tecnologiche. Ma soprattutto necessita di una "visione" complessiva che consideri l'istruzione come «un diritto umano fondamentale» su cui scriveva proprio qualche giorno fa l'ex presidente della Consob Guido Rossi sul Sole 24 ore «i problemi indubbi dell'economia non dovrebbero avere mai il sopravvento». E invece, anche stavolta, sembra un'occasione mancata. «Profumo ha tagliato il nastro della riforma Gelmini», ha commentato trionfante dopo il Cdm del 24 agosto Fabrizio Cicchitto Pdl, e questo la dice lunga. Possibile che per la scuola il governo dei tecnici non riesca a trovare i soldi? Eppure sia la Francia che la Germania, nonostante la crisi, hanno fatto investimenti nell'istruzione. «Il ministro Barca ci è riuscito», dice Giovanni BacheBachelet, Pd: «Sarebbe un piano buono, ma rischia di essere solo un fatto d'immagine» e che al concorso (il primo dal '99) si ritroveranno contro i più giovani in una gigantesca contesa da 300mi1a poveri prof. Ma si sono inalberati anche coloro che sulla scuola pretendono un'attenzione diversa, un cambio di passo rispetto al passato. Stremata dagli effetti dei tagli del duo TremontiGelmini (8 miliardi per il 2008-2011), falcidiata nel personale (87.400 docenti e 44.500 personale Ata in meno), la scuola ha bisogno di nuova linfavitale, let, deputato Pd e presidente del Forum nazionale istruzione Pd. Ha trovato dei fondi europei e con il sottosegretario all'Istruzione Marco Rossi Doria ha varato un piano contro la dispersione scolastica al Sud». Chissà, forse se il ministro Profumo avesse spinto di più, qualcosa si sarebbe ottenuto. «A gennaio continua Bachelet noi del Pd avevamo provato a recuperare un po' di risorse per 10mila assunzioni. Avevamo ottenuto anche il parere favorevole unanime della prima Commissione della Camera. Poi il Pdl si è rimangiato tutto». Bachelet non ha gradito la mossa estiva del ministro. Sul sistema di valutazione il Pd aveva lavorato molto, nel 2010 era stato prodotto un approfondito documento. Per questo, una maggiore condivisione, non solo con il Pd, ma anche con i soggetti della scuola, sarebbe stato positivo. «Certo, rispetto alla stupidata del merito (i provvedimenti presentati da Profumo a giugno, poi rientrati, ndr), l'idea di riaprire il reclutamento e di avviare un sistema di valutazione, sarebbe buona. Mi dispiacerebbe però, se si facesse "tirando via". Perché allora rischia di essere più un fatto di immagine che di sostanza. Se un governo ci tiene davvero, bisogna che si fermi e ottenga il consenso». In un momento come questo, di grande sofferenza per la scuola, bisogna spiegare bene ai professori, a cui non vengono nemmeno pagati gli scatti di anzianità, come funzionerà il Sistema nazionale di valutazione. Ecco, immaginatevi un organismo che si regge su tre gambe, tre pianeti della multiforme galassia didattica. Una è l'Invalsi, (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo) che con i suoi test sul livello di apprendimento degli studenti ha già sollevato notevoli vespai (vedi lefi n. 28). L'altra è l'Indire (ex Biblioteca pedagogica) che dovrà aiutare con la formazione in e-learning e in presenza le scuole che risultino in difficoltà dopo la valutazione. l'ultima gamba della task force del ministero è quella degli ispettori, sempre più anziani e in via di estinzione. L'azione dell'Invalsi che «definisce gli indicatori di efficienza e di efficacia» per valutare le scuole ma anche che «cura la selezione, la formazione degli esperti dei nuclei di valutazione esterna», appare a Giuseppe Bagni, presidente del Cidi (Centro di iniziativa democratica degli insegnanti) come la dimostrazione di «una vera tecnocrazia». Il docente fiorentino prefigura uno scenario apocalittico con i professori ridotti a riempire moduli e le scuole che declinano i propri programmi sull'Invalsi. «Lo strapotere che viene dato al questo organismo di valutazione afferma sna- tura il suo significato. Da struttura che raccoglie i dati e li demanda alla scuola, da ente che compie delle misurazioni sugli alunni, che poi vanno letti dai soggetti, cioè le scuole, diventa un'autorità politica. Perché fa politica scolastica quando si dichiara che definisce gli indicatori per la valutazione». Per Bachelet invece l'attuale Snv «è molto meglio dei provvedimenti della Gelmini. Almeno qui si dice che il fine è la conoscenza del sistema di apprendimento e il suo miglioramento». Inoltre, secondo il deputato Pd il rischio che l'Invalsi "dia la linea" alla scuola adesso è minore perché dovrà seguire nei suoi test le "Indicazioni nazionali" (una sorta di piano di studio dettato dal Miur). Il problema dell'Invalsi semmai è l'essere «poco autonomo, troppo dipendente dal ministero. Noi invece lo pensavamo come una sorta di Istat sotto la presidenza del Consiglio». Ma il problema è sempre lo stesso: non ci sono fondi. Perché il Snv sia una cosa seria e non un'opera di facciata, occorrono risorse per formare gli esperti e gli ispettori dei nuclei di valutazione così come per assumere i precari dell'Indire. «Mi viene in mente conclude il presidente del Cicli un bambino che sale in macchina per gioco e muove il volante a destra e a sinistra. Ecco, noi pensiamo di indirizzare la scuola con la macchina ferma».