Pnrr e università, no-tax area al palo e borse di studio dimezzate
La protesta degli studenti: «Nella bozza Conte c’erano 400 milioni in più per il diritto allo studio. Bene gli stanziamenti per triplicare gli alloggi (quasi un miliardo)»
Niente da fare. L’asticella per poter entrare all’università senza dover pagare pegno resta fissata a 20 mila euro di Isee, non un euro di più. Nella versione definitiva del Pnrr approvata ieri da Camera e Senato, dal comparto istruzione è sparita la voce «accesso gratuito all’università». Una doccia fredda per tutti quei giovani che provengono da famiglie a basso reddito e faticano a sostenere i costi di tasse universitarie fra le più alte d’Europa. E «un passo indietro sul piano del diritto allo studio rispetto al precedente governo», sottolineano gli studenti del sindacato Link. Se quest’anno il sistema accademico italiano è riuscito a evitare la temuta emorragia di iscritti causa Covid, è stato anche grazie all’innalzamento della no-tax area da 13 a 20 mila euro reso possibile dal decreto rilancio del luglio 2020 (165 milioni) e al fatto che le lezioni online hanno consentito di tagliare considerevolmente i costi di frequenza, soprattutto agli studenti fuori sede. Nella prima bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza uscita a gennaio era prevista un’ulteriore estensione della cosiddetta «no-tax area» fino a 23.500 euro, che è saltata nella stesura finale. Non solo: anche la voce «borse di studio» è stata quasi dimezzata, fermandosi a mezzo miliardo dai 900 milioni originariamente previsti. Con questi soldi si dovrebbe riuscire ad aumentare l’importo di ciascuna borsa di circa 700 euro portandolo a 4.000 euro l’anno, ma - obiettano gli studenti - 500 milioni non bastano a eliminare una volta per tutte l’anomalia italiana dei cosiddetti «idonei non beneficiari»: studenti che rientrerebbero fra gli aventi diritto ma non vedono un euro perché non ci sono abbastanza soldi per tutti.
Italia maglia nera
E dire che poche settimane fa il ministero ha pubblicato un Focus sul diritto allo studio da cui emerge chiaramente come, nonostante negli ultimi 5 anni le borse di studio siano aumentate considerevolmente, l’Italia resti comunque molto indietro su questo fronte rispetto ad altri Paesi europei: da noi i borsisti sono poco più di uno studente su dieci contro un terzo dei francesi che pure pagano tasse molto meno salate, mentre in Germania l’università è praticamente gratis. Buone notizie invece sul fronte degli alloggi, altra nota dolente evidenziata dal focus: il PNRR ha mantenuto quasi lo stesso stanziamento della prima versione 960 milioni (era un miliardo): l’obiettivo è quello di quasi triplicare i posti entro il 2026 portandoli dagli attuali 40 mila (per una platea di 570 mila studenti fuori sede) a oltre 100 mila. Un intervento tanto più urgente visto che l’anno prossimo si dovrebbe tornare a fare lezione in presenza e gli studenti che quest’anno hanno risparmiato sui costi di alloggio e trasporto dovranno far fronte a una nuova stangata.