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Pnrr e università, no-tax area al palo e borse di studio dimezzate

La protesta degli studenti: «Nella bozza Conte c’erano 400 milioni in più per il diritto allo studio. Bene gli stanziamenti per triplicare gli alloggi (quasi un miliardo)»

29/04/2021
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Corriere della sera

Niente da fare. L’asticella per poter entrare all’università senza dover pagare pegno resta fissata a 20 mila euro di Isee, non un euro di più. Nella versione definitiva del Pnrr approvata ieri da Camera e Senato, dal comparto istruzione è sparita la voce «accesso gratuito all’università». Una doccia fredda per tutti quei giovani che provengono da famiglie a basso reddito e faticano a sostenere i costi di tasse universitarie fra le più alte d’Europa. E «un passo indietro sul piano del diritto allo studio rispetto al precedente governo», sottolineano gli studenti del sindacato Link. Se quest’anno il sistema accademico italiano è riuscito a evitare la temuta emorragia di iscritti causa Covid, è stato anche grazie all’innalzamento della no-tax area da 13 a 20 mila euro reso possibile dal decreto rilancio del luglio 2020 (165 milioni) e al fatto che le lezioni online hanno consentito di tagliare considerevolmente i costi di frequenza, soprattutto agli studenti fuori sede. Nella prima bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza uscita a gennaio era prevista un’ulteriore estensione della cosiddetta «no-tax area» fino a 23.500 euro, che è saltata nella stesura finale. Non solo: anche la voce «borse di studio» è stata quasi dimezzata, fermandosi a mezzo miliardo dai 900 milioni originariamente previsti. Con questi soldi si dovrebbe riuscire ad aumentare l’importo di ciascuna borsa di circa 700 euro portandolo a 4.000 euro l’anno, ma - obiettano gli studenti - 500 milioni non bastano a eliminare una volta per tutte l’anomalia italiana dei cosiddetti «idonei non beneficiari»: studenti che rientrerebbero fra gli aventi diritto ma non vedono un euro perché non ci sono abbastanza soldi per tutti.

  • Università e borse di studio, Campania batte Lombardia. E in Sicilia un avente diritto su 5 resta a bocca asciutta
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Italia maglia nera

E dire che poche settimane fa il ministero ha pubblicato un Focus sul diritto allo studio da cui emerge chiaramente come, nonostante negli ultimi 5 anni le borse di studio siano aumentate considerevolmente, l’Italia resti comunque molto indietro su questo fronte rispetto ad altri Paesi europei: da noi i borsisti sono poco più di uno studente su dieci contro un terzo dei francesi che pure pagano tasse molto meno salate, mentre in Germania l’università è praticamente gratis. Buone notizie invece sul fronte degli alloggi, altra nota dolente evidenziata dal focus: il PNRR ha mantenuto quasi lo stesso stanziamento della prima versione 960 milioni (era un miliardo): l’obiettivo è quello di quasi triplicare i posti entro il 2026 portandoli dagli attuali 40 mila (per una platea di 570 mila studenti fuori sede) a oltre 100 mila. Un intervento tanto più urgente visto che l’anno prossimo si dovrebbe tornare a fare lezione in presenza e gli studenti che quest’anno hanno risparmiato sui costi di alloggio e trasporto dovranno far fronte a una nuova stangata.


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