Piani dell'offerta formativa? Da rifare per adeguarli all'organico
In arrivo la circolare del miur sul potenziamento.
di Marco Nobilio
Le scuole dovranno rifare i piani triennali dell'offerta formativa già approvati, per adeguarli alle risorse di organico effettivamente assegnate. Secondo quanto risulta a Italia Oggi, è questa l'ipotesi più accreditata sul contenuto della circolare che sarà emanata dal ministero dell'istruzione entro questa settimana sull'organico potenziato. Il provvedimento recherà alcune disposizioni riguardanti i limiti all'impiego dei docenti assegnati alle cattedre e alle ore di potenziamento che, di solito, vengono utilizzati prevalentemente per sostituire i docenti assenti. La nota sarà emanata in risposta a diversi quesiti che sono stati inoltrati dagli addetti ai lavori all'amministrazione centrale, proprio per fare chiarezza su questa novità introdotta dalla legge 105/2015. Che prevede espressamente il diretto collegamento tra le richieste delle scuole e le cattedre di potenziamento da assegnare, scuola per scuola, con particolare riferimento alla tipologia di posti e alle classi di concorso. Ma questo collegamento, nella maggior parte dei casi, non è si è verificato. L'amministrazione centrale, infatti, ha disposto le nuove assunzioni facendo riferimento alle risorse umane presenti nelle graduatorie a esaurimento. E sulla base di tali risorse ha disposto circa 60mila immissioni in ruolo in più, rispetto alle disponibilità dell'organico di diritto.
Queste immissioni in ruolo, dunque, sono state effettuate anche e soprattutto nelle classi di concorso dove vi era un maggior numero di aspiranti. Comprese le cosiddette classi di concorso di nicchia. Vale a dire: quelle classi di concorso dove le immissioni in ruolo erano diventate molto rare a causa della scarsa possibilità di impiego degli aspiranti. Si pensi, per esempio, alla classe di concorso A031, educazione musicale nella scuola secondaria di II grado oppure A019, discipline giuridiche ed economiche. Ciò è dovuto al fatto che la ratio del piano straordinario di immissioni in ruolo era ed è quella di porre fine al contenzioso seriale sul precariato. Che ha visto l'amministrazione soccombere in giudizio sistematicamente. Non tanto nella cause dirette alla stabilizzazione, quanto, invece, nelle azioni risarcitorie riguardanti la mancata corresponsione degli scatti di anzianità. E spesso anche in quelle volte ad ottenere un indennizzo per la mancata conversione del contratto a termine, una volta decorsi i 36 mesi di servizio fissati dalla legge.
La necessità di rimuovere i presupposti per il contenzioso ha fatto sì che venissero immessi in ruolo migliaia di docenti altrimenti incollocabili. E ciò ha determinato, a sua volta, la necessità di assegnarli alle scuole. Anche se le materie insegnate dai docenti neoimmessi in ruolo sul potenziamento, nella maggior parte dei casi, non coincidevano con le specialità indicate dalle scuole nei piani triennali dell'offerta formativa. Non sono rari i casi di scuole che abbiano chiesto un docente di matematica o di lettere e, invece, abbiano ottenuto l'assegnazione di un docente di educazione fisica o altra materia.
Ci sono anche casi di docenti neoimmessi in ruolo, sempre nel potenziamento, che sono stati assegnati a scuole dove la loro disciplina non si insegna. Molto spesso, dunque, la principale occupazione di questi docenti è quella di sostituire i docenti assenti. Oltre tutto, in diverse scuole, questa prassi è stata adottata al bisogno, senza calendarizzare gli impegni dei docenti interessati. In buona sostanza: introducendo una sorta di reperibilità di fatto, che non è prevista dal contratto e, per questo motivo, non dà titolo ad alcuna retribuzione aggiuntiva. Come invece avviene in altre professioni, dove la reperibilità è regolata da norme contrattuali e regolarmente retribuita.
>Secondo quanto risulta a Italia Oggi, peraltro, la circolare, almeno per ora, non dovrebbe contenere disposizioni volte a limitare il fenomeno. Anche se non è da escludere che, in zona Cesarini, l'amministrazione proceda a mettere qualche paletto anche in questa materia.
Tanto più che, ogni volta che l'amministrazione non interviene a regolare puntualmente una particolare casistica, l'effetto è quello di favorire l'insorgenza di contenzioso. Quanto alla necessità di adeguare il piano triennale dell'offerta formativa alle risorse umane assegnate, il collegamento tra le due cose sembrerebbe individuabile nell'articolo 1, comma 4, della legge 107/2015. Il dispositivo prevede, infatti, che le scuole debbano provvedere ad elaborare e a dare esecuzione al piano triennale dell'offerta formativa nei limiti della dotazione organica dell'autonomia. Vale a dire, utilizzando sia i docenti assegnati alla scuola in organico di diritto che quelli in servizio sulle cattedre di potenziamento. Tanto più che nella legge 107/2015, in riferimento agli organici, vi sono diverse disposizioni che impongono all'amministrazione scolastica di non determinare oneri aggiuntivi rispetto a quelli coperti tramite la dotazione finanziaria della stessa legge 107/2015. In altre parole: si al potenziamento, ma con i docenti che già ci sono.