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«Perché sono importanti le prove di valutazione e Manzoni non basta più»

Non è vero che l’Ocse-Pisa privilegia le competenze tecnico scientifiche. Oggi è necessario continuare a imparare letteratura e interpretazione dei testi, ma anche molto altro per poter navigare testi più complessi

09/03/2021
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Corriere della sera

di Francesca Borgonovi *

* UCL Social Research Institute e analista Ocse

Ernesto Galli della Loggia ha recentemente criticato il concetto di capitale umano, definito come «l’ insieme delle conoscenze, abilità e competenze che facilitano la creazione di benessere personale, sociale ed economico». Secondo lui seguire logiche che pongono l’istruzione e la formazione al servizio di fini quali il successo nel mercato del lavoro o il benessere economico penalizzerebbe le discipline umanistiche. Suppongo che abbia citato l’Ocse per definire il concetto di capitale umano in un commento legato all’ istruzione per portare i lettori a valutare il ruolo delle valutazioni standardizzate. L’ Ocse è infatti l’organismo responsabile per la promozione di alcuni studi internazionali standardizzati come lo studio Ocse-Pisa somministrato agli studenti 15enni e lo studio Ocse-Piaac volto a misurare le competenze nella popolazione adulta.

Benessere vs Pil

Mi trovo in grande accordo sulla necessità di considerare criticamente il concetto di
capitale umano (invito a questo riguardo a leggere il lavoro di Daniel Markovitz la «Trappola della Meritocrazia»). Non mi ritrovo invece nella critica mossa alla definizione data dall’Ocse di capitale umano perché Galli della Loggia fa dire all’Ocse quello che non dice, ossia che benessere è necessariamente da intendersi come benessere economico. È giusto in questo senso ricordare come l’Ocse, sotto la guida di Enrico Giovannini, sia stato uno dei protagonisti della commissione presieduta da Stiglitz, Sen e Fitoussi che ha proposto una nuova visione che pone il ben-essere e non il prodotto interno lordo come fine ultimo delle politiche pubbliche. E soprattutto non mi ritrovo nella critica implicita che gli attuali sistemi di valutazione delle competenze, ossia che tali sistemi privilegerebbero ambiti economico-tecnico-scientifico.

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L’importanza dell’insegnamento umanistico

Gli studi Ocse-Pisa e Ocse-Piaac misurano infatti non solo competenze in ambito matematico-scientifico ma anche, e direi soprattutto, capacità di uso, comprensione, e interpretazione di testi. I dati Ocse possono essere analizzati per arrivare a tesi esattamente antitetiche a quelle che, in un certo senso, attribuisce loro Galli della Loggia. Non il primato dell’insegnamento tecnico-scientifico, ma l’importanza dell’insegnamento umanistico. Propongo un esempio. Paradossalmente per la maggior parte delle persone, i cambiamenti legati all’intelligenza artificiale, all’iperconnettività e a internet non richiedono maggiori competenze o nuove competenze a livello matematico (che rimangono importanti quanto sono sempre state) ma nuove necessità di comprensione di testi. I testi che costruiamo e ci troviamo a dover decifrare navigando la rete non sono lineari, sono spesso tolti da un contesto, combinano elementi di testo con elementi quali tabelle e statistiche o video e fotografie, miscelano informazione e pubblicità in modo non esplicito, e sono sempre meno controllati e filtrati - nel bene e nel male - da editori, giornalisti, ed opinionisti. Questo porta a nuove e crescenti esigenze per quel che riguarda le capacità di comprensione dei testi e lettura nelle nuove (e non nuove) generazioni.

Da Manzoni alla rete

In passato era necessario imparare a interpretare i testi di Manzoni, le poesie di Montale o comprendere il contesto storico e politico che ha portato Ettore Schmitz a diventare Italo Svevo e la rilevanza che questo ha per poter leggere consapevolmente «La Coscienza di Zeno». Oggi è necessario continuare a imparare questo, ma anche molto altro per poter navigare testi più complessi, non necessariamente nella forma ma nella necessità che hanno di essere interpretati. I dati che emergono dallo studio Ocse-Pisa rispetto alle capacità dei 15enni italiani prima della crisi della scuola dovuta alla pandemia (rilevazione 2018) dipingono una situazione che trovo sconfortante e allarmante. Negli ultimi anni si è infatti registrato un peggioramento delle competenze in comprensione dei testi, dovuto purtroppo ad un peggioramento netto delle competenze degli studenti con bassi livelli di competenze. Questo a fronte, o forse proprio a causa, di crescente difficoltà del materiale testuale con cui gli studenti si confrontano, testi che sono sempre meno trasparenti e che contengono riferimenti ambigui e talvolta falsi e fuorvianti.

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La mancanza di capitale umano

La situazione che ci comunica lo studio Ocse-Pisa è che il livello di alcuni studenti per quel che riguarda la capacità di comprendere testi è basso e in peggioramento. Purtroppo risultati simili emergono dalle analisi dei dati di molti altri paesi Ocse e tali analisi indicano quindi crescenti sfide per i sistemi educativi legate a grandi cambiamenti nella società. La mancanza di competenze di comprensione e interpretazione di testi di larghe fasce della popolazione è un pericolo per l’oggi e per il futuro, perché questi ragazzi saranno più facilmente suscettibili a fake news, bufale, e teorie complottiste. La pandemia ci mostra come la mancanza di «capitale umano» in questo senso possa avere risvolti negativi sul benessere individuale, sociale, ed economico. Persone che vengono infettate e che pagano con la vita il credere a teorie complottiste lette in rete, che infettano inconsapevolmente i loro cari e che così facendo inevitabilmente prolungano la chiusura di attività economiche nel Paese.


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