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Perché non vogliamo la legge Moratti -Appello di accademici in difesa dei ricercatori

Appello di accademici in difesa dei ricercatori Perché non vogliamo la legge Moratti Cervelli costret alla fuga ...

20/01/2004
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Appello di accademici in difesa dei ricercatori
Perché non vogliamo la legge Moratti
Cervelli costret alla fuga


Riteniamo doveroso esprimere la più viva preoccupazione e il più netto dissenso nei confronti della riforma dello stato giuridico della docenza universitaria che il governo ha approvato nel Consiglio dei ministri del 16 gennaio 2004.
Come cittadini riteniamo che tutti gli interventi legislativi debbano ispirarsi a principi il più possibile condivisi, e crediamo che gli obiettivi dell'università debbano essere lo sviluppo e la civiltà del paese.
Constatiamo, tuttavia, che il governo ha preferito intervenire su una questione tanto delicata con il dispositivo della legge-delega, il meno democratico, e senza aprire una discussione, da più parti richiesta, sullo stato di salute, la funzione e l'avvenire dei nostri atenei, non dotati, attualmente, di risorse congrue a sviluppare una ricerca veramente competitiva, né sostenuti da investimenti simili a quelli di altre nazioni in Europa.
Come docenti riteniamo che sia necessario verificare la competenza di coloro che aspirano ai ruoli universitari con più serie procedure concorsuali che servano a inquadrare il personale in stabili ruoli di docenza e di ricerca. Pensiamo inoltre che sia giusto garantire il regolare ricambio del corpo docente e il rinnovamento dell'università italiana.
Il progetto Moratti pone a esaurimento il ruolo dei ricercatori a tempo indeterminato per sostituirlo con nuovi e più estesi contratti di collaborazione. Inoltre per l'accesso ai ruoli di seconda fascia privilegia solo una parte dei ricercatori già confermati a scapito dei giovani.
La comunità scientifica, in diverse occasioni, si è dichiarata contraria a introdurre altre forme di precarietà per la formazione e per la docenza negli atenei, come ha ribadito solo pochi giorni fa la Conferenza dei Rettori e come lamentano le delibere che molte facoltà hanno approvato e continuano ad approvare.
Il Consiglio dei ministri si è mostrato sordo alle proteste degli ultimi mesi e alle molte inchieste che denunciano la fuga dei cervelli e il disagio dei giovani ricercatori.
Pertanto chiediamo al governo di bloccare l'iter della riforma e di aprire il confronto con i ricercatori, i docenti, i presidi, i rettori, affinché l'università di domani nasca da un progetto realmente condiviso, che non privi gli atenei del loro futuro penalizzando i giovani.

Enrico Alleva, Carmine Ampolo, Carlo Bernardini, Lina Bolzoni, Vittore Branca, Giorgio Careri, Maria Josè De Lancastre, Arturo Falaschi, Massimo Firpo, Giorgio Forti, Giuseppe Galasso, Eugenio Garin, Paul Ginsborg, Carlo Ginzburg, Margherita Hack, Francesco Lenci, Carlo Alberto Madrignani, Claudio Magris, Federico Masini, Maria Luisa Meneghetti, Carlo Ossola, Giorgio Parisi, Paolo Prodi, Adriano Prosperi, Augusto Sagnotti, Giorgio Salvini, Carlo Schaerf, Cesare Segre, Antonio Tabucchi, Maurizio Torrini, Cesare Vasoli.


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