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Per coprire precari e supplenze servono 134mila assunzioni

Bluff smascherato. La FLC CGIL: falso che siano legati alla riforma.

18/06/2015
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il manifesto

Lo denunciano e lo chiedono a gran voce dall’inizio del cammino di questa strana riforma. È dallo scorso ottobre che i sindacati - tutti - sostengono che per evitare il rischio di non effettuarle in tempo per il prossimo anno scolastico, le assunzioni dei precari - inizialmente 150mila, poi calate a 101mila - vanno stralciate dal disegno di legge e fatte per decreto.

Il governo ha sempre negato il rischio. Per mesi il ministro Stefania Giannini e il sottosegretario Davide Faraone hanno sostenuto che «i tempi saranno rispettati». È toccato a Matteo Renzi dire la verità: «Non si fa più in tempo». Il premier lo ha fatto strumentalmente allo solo scopo di addossare la colpa delle mancate assunzioni «alle opposizioni che hanno presentato troppi emendamenti».

Naturalmente i sindacati - così come tutte le opposizioni a partire dalla minoranza Pd - sono ripartiti all’attacco ribadendo l’aumentata necessità del decreto. Il governo sostiene però che «le assunzioni sono legate alla riforma» e dunque «il decreto non si può fare».

Ma l’ulteriore bluff è stato smascherato nuovamente e prontamente dai sindacati. Innanzitutto - come già sottolineato dal senatore del Pd Walter Tocci - nell’ultima versione proposta dai relatori al Senato le nuove procedure di assunzione (gli ambiti territoriali e il potere di nomina dei presidi) sarebbero rinviate all’anno scolastico successivo 2016-17 rendendo dunque possibile l’assunzione di 101mila precari nel 2015 con le regole attuali: nomine effettuate dal Ministero direttamente nelle scuole. Senza bisogno di approvare tutta la riforma.

In più in uno studio della FLC CGIL si dimostra come i posti vacanti coperti dai precari sono assolutamente superiori ai 101mila che il governo vuole legare alle nuove norme della Buona scuola.

Per dimostrarlo basta utilizzare i dati del ministero per i posti vacanti e le supplenze utilizzate quest’anno. «Per il personale docente - sostiene la Flc Cgil - abbiamo già oggi 16.502 posti disponibili da coprire in organico di diritto (posti comuni più sostegno su cui sono state conferite supplenze annuali fino al 31 agosto), più tutti i posti che si liberano per pensionamento al 1 settembre 2015, e cioè 18.790. Inoltre, nel numero delle supplenze al 30 giugno, ci sono sicuramente qualche migliaio di contratti stipulati dai dirigenti scolastici su posti liberi al 31 agosto. Quindi la sola copertura sui posti liberi anche senza la riforma va oltre i 40mila».

C’è poi il capitolo supplenze. «Il Miur ha attivato per il 2014/2015 circa 80.800 supplenze fino al 30 giugno su posti comuni e circa 46.878 su sostegno. Quindi, in questo anno scolastico, sono stati attivati circa 127.500 contratti per personale docente a tempo determinato fino al 30 giugno». Ipotizzando «prudetemente» che «il 50 per cento di questi siano posti interi a 18 ore settimanali, la disponibilità sarebbe comunque pari a 63mila unità». «Il resto, se coperto da contratti su spezzoni orario ed ipotizzando una media di 9 ore, comporta ulteriori 31mila posti. La scuola - quindi - già oggi per funzionare ha bisogno di 94mila posti in organico di fatto», continua la FLC.

«Sommando ai posti totali che la scuola già utilizza sfruttando il lavoro precario (almeno 134mila) ed i 48.812 per il potenziamento dell’offerta formativa, le assunzioni finanziate dovrebbero essere oltre 180mila», prosegue la nota della Cgil.

La somma delle varie voci dà numeri spaventosi. «Alla scuola servono almeno 134mila posti per l’offerta formativa curricolare», sottolinea il sindacato. Ma il piano di Renzi si ferma a 101mila. «Come si farà a fare il potenziamento? Anche perché, nello stesso disegno di legge si dice (all’articolo 10 comma 7) che sui posti per il potenziamento dell’offerta formativa che rimarranno vacanti (molti, visto che i docenti assunti in ruolo non sono sufficienti a coprire i poste necessari per il curricolare) “non possono essere stipulati contratti di supplenza”.

«A ciò - conclude la nota - si aggiunge il divieto di assumere i supplenti temporanei per il primo giorno di assenza, imposto dalla legge di stabilità 2015». Un’altra incongruenza di una riforma senza nè capo né coda.

m. fr.


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