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Pensioni, assistenza, Irpef così il piano dei risparmi penalizzerà il ceto medio

Niente assegno di accompagno sopra i 30 mila euro

19/03/2014
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la Repubblica

Roberto Petrini

ROMA
— Altro che pensioni d’oro. L’”eredità” Cottarelli rotola sulle scrivanie di Matteo Renzi e Graziano Delrio con tagli che investono pensioni modeste, vedove, donne, invalidi, reduci di guerra. Nel mirino la carne viva del ceto medio-basso del paese colpito in quelle fasi particolari della vita quando si ha più bisogno di aiuto. Certo l’intento è quello della revisione della spesa, della lotta agli sprechi e agli abusi, ma il risultato rischia di essere assai doloroso.
La cura Cottarelli, guardiano della «spending review», in procinto di trasferirsi a Palazzo Chigi, per suggerire le sue «ricette», si sintetizza così: 3,8 miliardi in tre anni da previdenza e assistenza. Un colpo per i redditi tra i 25 mila e 40 mila euro che dovranno stringere la cinghia, tra tagli delle indicizzazioni e interventi sul Welfare, e non saranno nemmeno ricompensati dal bonus-
Irpef da 80 euro mensili che è destinato solo a chi guadagna meno dei fatidici 25 mila euro lordi annui.
Il primo colpo è già stato parato da Renzi che ha smentito l’ipotesi del piano Cottarelli di un prelievo temporaneo sugli assegni previdenziali medi (intorno ai 1.500-2.000 euro lordi). Ieri il ministro del Lavoro Poletti ha assicurato di nuovo che non ci sarà nessun prelievo sopra i 2.500 euro. Ma sgombrato il campo da questa misura le slide della spending review tornano alla carica.
In prima linea c’è il blocco della indicizzazione all’inflazione delle pensioni: Monti, in piena emergenza, sterilizzò gli assegni oltre i 1.400 euro, il governo Letta reintrodusse, anche se in modo parziale, lo «scudo» del potere d’acquisto, fino a 3.000 euro lordi. Ora gli oltre 2 miliardi di risparmi previsti dal piano per il biennio 2015-2016 fanno pensare ad una nuova sterilizzazione
degli assegni del ceto medio. Una retromarcia che i pensionati non gradiranno.
L’altra partita di carattere sociale è quella che riguarda gli invalidi: dal morbo di Alzheimer ad altre terribili disabilità. Il piano
prevede di recuperare 300 milioni in tre anni legando l’assegno di accompagnamento al reddito. La proposta è quella di cancellare l’indennità (del tutto o solo per i nuovi trattamenti) per chi ha redditi di 30 mila euro lordi oppure arriva a 45 mila sommando coniuge e figli. Un settore dove si deve camminare con i piedi di piombo: i servizi sono carenti e le badanti costano. E anche una famiglia del ceto medio può cadere nella disperazione di fronte alle spese per l’assistenza di un non-autosufficiente.
Capitolo a parte è quello dei “furbi”: chi ruba il Welfare deve essere punito. Tant’è che ieri Poletti ha confermato che il governo
punta alla «lotta agli abusi». Ma, come è avvenuto in passato, l’eventuale visita di verifica (per evitare disagi al malato) deve essere fatta con grande delicatezza. Dall’operazione: 300 milioni. La giustificazione sta in un grafico che spiega che invalidi, ciechi e sordomuti sono cresciuti più della popolazione. Una correlazione che dovrebbe tenere conto anche del prevalere di una diagnostica più accurata, del diffondersi di nuove malattie sociali e dell’aumento dell’età media.
Anche vedove e orfani di guerra dovranno pagare il loro ticket al piano Cottarelli. Dalla revisione delle pensioni del Secondo conflitto mondiale, che oggi pesano sul bilancio per 1,5 miliardi, si cercherà di raccogliere 800 milioni in tre anni. Forse l’intervento arriverà troppo tardi: la vedova ventenne di un disperso in Russia oggi ha circa 90 anni. E già prende una pensione parametrata al reddito. Nel mirino anche le pensioni di reversibilità:
ovvero la quota di pensione che riscuote la vedova alla morte del marito. Il risparmio qui è di 100 milioni nel 2016: gli orfani prendono il 20 per cento dell’assegno finché non diventano maggiorenni, la mamma il 60 per cento. Tutto legato al reddito. L’altra categoria «debole» è quella delle donne. L’idea è quella di elevare l’età contributiva per andare in pensione di anzianità da 41 a 42 anni: le donne che hanno storie previdenziali frammentate (alternate con lavori casalinghi) dovranno attendere di più.
Perché colpire le pensioni? La giustificazione è «macroeconomica »: una tabella illustra che coloro che vivono con l'assegno previdenziale (un ceto medio basso tra i 18 mila e i 35 mila euro) risparmiano troppo (dal 7 al 20 per cento del reddito). Non consumano, tengono i soldi per lasciarli ai nipotini. E al Pil non servono.


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