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Pc spenti per protesta la rivolta dei liceali Dad, sfida Azzolina-Pd

Ma nel giorno delle proteste studentesche si è infiammata anche la polemica politica sulla scuola che, ormai, sembra essere diventata solo terreno di scontro

12/01/2021
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Il Mattino di Padova

Megafoni e striscioni, zaini a terra e tutti in strada: chi a manifestare e chi a far lezione. Così ieri gli studenti delle superiori hanno portato avanti lo sciopero dalla didattica a distanza, spegnendo i loro computer e lasciandoli a casa. Quella che, come ha ammesso anche la ministra all'Istruzione Lucia Azzolina, non funziona più. Ma nel giorno delle proteste studentesche si è infiammata anche la polemica politica sulla scuola che, ormai, sembra essere diventata solo terreno di scontro.
LA MOBILITAZIONEHanno protestato a Roma i ragazzi della Rete degli studenti medi, dei collettivi, del coordinamento dei consigli di istituto e del comitato Priorità alla scuola con i genitori in prima linea, davanti ai singoli istituti ma anche in Campidoglio, davanti alla Prefettura e sulla scalinata del ministero dell'istruzione. Nello stesso momento erano in sit-in in anche a Milano, Pescara, Viterbo, Salerno, Parma, Imola, Trieste, Ancona e La Spezia. Stanno prendendo voce a migliaia e la richiesta, che campeggiava sugli striscioni, è sempre la stessa: «Il futuro in sicurezza e in presenza». Vogliono tornare in classe, ma non con orari e turni stravolti, senza garanzie di sicurezza sui bus o con il tracciamento dei contagi. In poche parole, basta dad.
Sulla stessa linea sembra essere anche la ministra Lucia Azzolina: «Sono molto preoccupata, oggi la didattica a distanza non può più funzionare, c'è un black out della socialità, i ragazzi sono arrabbiati, disorientati e sono preoccupata anche per il deflagrare della dispersione scolastica. Nelle Regioni in fascia gialla tutto è aperto tranne la scuola superiore e questo creerà profonde cicatrici, i ragazzi hanno bisogno di sfogare la loro socialità». Ma è arrivata immediata la replica dalle Regioni che hanno deciso di lasciare gli istituti chiusi. E sono la maggior parte visto che sono state riaperte solo le aule della Toscana, dell'Abruzzo e della valle d'Aosta. Le Regioni hanno deciso autonomamente di posticipare il rientro al 18 gennaio, sempre se sarà confermato, al 25 o al 1 febbraio, ignorando quindi le indicazioni ministeriali sulla riapertura dell'11 gennaio.
Su questo punto, ieri, si sono infuocati gli animi al tavolo tra Stato e Regioni: «Sulla scuola è chiara la posizione della ministra ha commentato il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca - ma evitiamo di alimentare da parte del ministero una protesta». L'affondo arriva anche dal governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, che sottolinea: «Tutti vogliamo che la scuola riapra. Non ci si divida su questo. L'Italia non merita un tale spettacolo. Anche i membri del governo, che intervengono senza offrire soluzioni, non si rendono conto che in primo luogo danneggiano il governo di cui fanno parte». Sempre dalle linee del Pd arriva l'attacco all'Azzolina, questa volta firmato da Filippo Sensi che sui social twitta: «Trovo irresponsabile e inutile lo scaricabarile della ministra Azzolina sulle Regioni, così come la sua condanna della dad. Con le regioni ci si confronta, si chiama Costituzione. E alla dad, che certo non può sostituire la scuola in presenza, andrebbe fatto un monumento».
E in Calabria addirittura si arriva davanti al Consiglio di Stato anche per la data di riapertura delle scuole elementari e medie. In questa bufera, la scuola come potrà risollevarsi? «Indubbiamente ha sottolineato Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale dei presidi - bisogna fare in modo che le scuole riaprano in sicurezza quindi, laddove ci siano lacune e incertezze, è necessario operare subito per colmarle e far sì che si rientri in modo duraturo. I nodi sono essenzialmente due: la riorganizzazione del sistema di trasporto pubblico locale, con i dovuti controlli a bordo, e il sistema delle asl per garantire screening e monitoraggi costanti per non vanificare l'enorme lavoro compiuto dai presidi».
Lorena Loiacono 


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