Patti territoriali contro la povertà educativa: in Campania la Dad si fa insieme
Presentato il progetto di Save the Children e Dedalus contro l’abbandono scolastico che a Napoli coinvolge uno studente su cinque. Una strategia contro la chiusura delle scuole
Gaia Terzulli
Alcuni fenomeni emergono in tutta la loro incontestabile evidenza nei momenti di crisi. È il caso dell’abbandono scolastico, piaga purulenta del nostro Paese che l’emergenza sanitaria, con tutto il suo carico di restrizioni, ha esacerbato soprattutto al Sud. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto nazionale di ricerche Demopolis, durante il lockdown il 22% degli studenti nel Meridione non era dotato di dispositivi informatici adeguati per seguire le lezioni da remoto. Nel resto d’Italia la percentuale si fermava al 14%. Sconcerta leggere la cifra riferita alla sola città di Napoli e al tasso di dispersione scolastica dei suoi giovani abitanti. Stando a un rapporto sulla povertà educativa in Campania di OpenPolis/Con i Bambini, nel capoluogo il 22,10% dei ragazzi abbandona gli studi e il 9,70% delle famiglie vive in disagio economico.
Come funziona il Patto
È per contrastare l’acutizzarsi della piaga che nasce, proprio a Napoli, il Patto Educativo di Comunità, voluto dal Ministero dell’Istruzione e presentato per via telematica il 26 novembre. Un accordo tra scuole, istituzioni locali e realtà del terzo settore per rafforzare l’alleanza tra tutte le figure responsabili della formazione e restituire ai destinatari della didattica, i ragazzi, le condizioni per crescere e formarsi nella pienezza di stimoli e risorse. Capofila del progetto, Save the Children e Dedalus, da anni impegnate nelle politiche educative rivolte all’infanzia. Insieme a loro 17 organizzazioni civiche e del terzo settore, l’Asl Na 1 centro (distretto 26, 28 e Open Point/ufficio socio-sanitario) e l’Assessorato all’istruzione del comune di Napoli lavorano per consentire ai giovani di tornare a vivere la scuola, a sentirla come un diritto e non come un miraggio. Pianura Chiaiano, Rione Luzzatti e San Lorenzo-Vicaria-Vasto sono i quartieri dei dieci istituti napoletani coinvolti nel Patto Educativo: la missione è quella di far salire a circa 5000 i 1773 studenti finora raggiunti.
Dad insieme
Come, in concreto? Attraverso un dialogo costante con le scuole, i docenti e le famiglie per progettare e gestire insieme attività tese a sostenere gli allievi più fragili. Supporto allo studio e all’apprendimento, apertura di appositi spazi per seguire la Dad e non sentirsi tagliati fuori dall’assenza di dispositivi in casa; addirittura, in accordo con le scuole, la co-presenza di educatori e docenti nelle piattaforme utilizzate per l’e-learning. Infine, laboratori su competenze digitali, cittadinanza e partecipazione, radio, arte, teatro e cinema. Sono alcune delle strategie già in campo per prevenire e combattere la povertà educativa, l’abbandono scolastico e il fallimento formativo, dispiegando tutte le risorse del territorio.
Una sfida senza precedenti
«Stiamo affrontando una sfida senza precedenti. Non possiamo aspettare di vedere, tra un anno, gli effetti della pandemia in termini di nuova dispersione scolastica. Dobbiamo agire subito, per scongiurare il rischio che anche un solo bambino, in questo anno scolastico così difficile, scompaia dal radar delle scuole», ha spiegato Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children. In quest’ottica il Patto diventa un motore che riattiva e rafforza la scuola pubblica, riportando i giovani al centro della comunità educante e garantendo a loro e alle famiglie un continuo supporto psico-sociale. La chiave per la riuscita della mission nel tempo è la co-progettazione. Lo chiarisce l’assessora alla scuola e all’istruzione del Comune di Napoli, Annamaria Palmieri: «Le realtà del privato sociale e del civismo attivo coinvolte nella lotta alla povertà educativa minorile condividono con noi un’idea: le co-progettazioni orizzontali hanno un impatto diverso e nuovo, perché attirano reti che non svaniscono quando si consuma un progetto, ma sviluppano sui territori processi di corresponsabilità e condivisione tra le varie agenzie per contrastare la dispersione scolastica».
Costruire la comunità
Nella grande rete costruita attorno al Patto fanno rientrano due programmi già attivi sul territorio di Napoli, entrambi finanziati dall’impresa sociale Con i Bambini: si tratta di Bella Presenza e Futuro Prossimo, rispettivamente coordinati da Dedalus e Save the Children, che partecipa al progetto con un altro piano nazionale contro l’abbandono scolastico, Fuoriclasse in Movimento. «Quest’iniziativa centra in pieno l’obiettivo per il quale stiamo lavorando», ha concluso Carlo Borgomeo, presidente dell’impresa Con i Bambini: «Convincere l’opinione pubblica e le istituzioni che per combattere la povertà educativa minorile, probabilmente la più grave patologia sociale del nostro Paese, bisogna costruire e qualificare comunità capaci di fare rete, attrarre le migliori energie dei territori nei processi di formazione e inclusione».