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Paritarie, la Cassazione precisa «Decide il giudice caso per caso»

Il presidente Santacroce: «Polemiche fuor d’opera. Il caso delle due scuole di Livorno condannate a pagare l’Ici è stato rinviato al giudice di merito»

28/07/2015
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Corriere della sera

Nessun obbligo a pagare l’Ici per le scuole paritarie cattoliche. A precisarlo è il primo presidente della Corte di Cassazione Giorgio Santacroce che, dopo un weekend di polemiche infuocate, ha deciso di spiegare in un comunicato la contestatissima sentenza con cui la Suprema Corte ha condannato due scuole private di Livorno (la Santo Spirito e l’Immacolata) a pagare l’Ici con tanto di arretrati (per un importo complessivo di 422 mila euro). Al fine di evitare qualunque strumentalizzazione, dice la nota, la Corte precisa che la sentenza «si pone in linea di continuità con l’orientamento consolidato circa l’interpretazione dell’esenzione prevista», per cui «si tratta di polemiche in larga parte fuor d’opera e che sembrano dimenticare come la questione sia stata oggetto - e la sentenza vi fa esplicito riferimento - di un’indagine comunitaria per sospetti aiuti di Stato agli enti della Chiesa, che sarebbero potuti derivare da un’interpretazione della predetta esenzione non rigorosa e in possibile contraddizione con i principi della concorrenza». L’interpretazione, dunque, «è che l’esenzione spetti laddove l’attività cui l’immobile è destinato, pur rientrando tra quelle astrattamente previste dalla norma come suscettibili di andare esenti, non sia svolta in concreto con le modalità di un’attività commerciale». E la Corte chiarisce: «L’onere di provare tale circostanza spetta al contribuente». Nel caso in esame, dunque, la Cassazione ha ritenuto «che il giudice d’appello non avesse congruamente motivato in ordine al conseguimento in giudizio di siffatta prova da parte dell’istituto religioso, tenendo conto di quanto la giurisprudenza della Corte ha affermato circa gli elementi che contraddistinguono l’attività di impresa». Tanto è vero, conclude il comunicato firmato da Santacroce, che la Corte ha cassato la sentenza impugnata con rinvio: «Sarà pertanto il giudice di merito a dover decidere, in ultima analisi, alla luce di una rinnovata e più circostanziata valutazione delle risultanze processuali, se l’esenzione spettasse o meno per l’attività didattica come concretamente svolta».

Nessun rischio per le paritarie?

In altre parole, non sussisterebbe alcun rischio che il pronunciamento di venerdì scorso faccia automaticamente giurisprudenza mettendo a rischio la sopravvivenza delle 13 mila scuole paritarie italiane di ogni ordine e grado frequentate da un milione di studenti, ovvero circa il 10% della popolazione scolastica complessiva. Ma la Cei non è dello stesso avviso. «La sentenza della Corte di Cassazione che ha inflitto il pagamento dell’Ici arretrata ad alcuni istituti scolastici parificati in favore del Comune di Livorno è oggettivamente, comunque la si guardi, una spallata alla libertà di educazione». Lo afferma una nota diffusa dal Servizio Informazione Religiosa della Conferenza dei vescovi italiani. «Il retrogusto della sentenza è ideologico e non sorprendono gli applausi che vengono dai settori più ideologizzati sia della società sia del Parlamento. Applausi dietro i quali si intravedono, purtroppo, pregiudizi coltivati negli anni, nel tentativo di affermare un principio assoluto di laicità dello Stato che facilmente sconfina nell’arbitrio del più forte», scrive il direttore del Sir, Domenico Delle Foglie, nell’editoriale, destinato ai 150 settimanali cattolici italiani, che commenta la sentenza della Cassazione sull’Ici alle scuole pubbliche paritarie di Livorno. In difesa della «seconda gamba» del sistema di istruzione pubblico era immediatamente insorto il segretario stesso della Cei monsignor Nunzio Galantino chiedendo al governo di intervenire per garantire la libertà di educazione prevista dalla Costituzione. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti domenica ha ammesso che la sentenza della Suprema Corte «segnala una difficoltà interpretativa» di una norma introdotta dal Governo Monti: da qui la promessa di aprire «un tavolo di confronto con le organizzazioni no profit, comprese quelle religiose, per arrivare a un definitivo chiarimento normativo a questo riguardo». Anche il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha riconosciuto la necessità «di una riflessione più generale sul tema». Nei mesi scorsi la Giannini si era già spesa a gran voce per le paritarie decimate dalla crisi sostenendo che una loro chiusura costerebbe allo Stato 6 miliardi (in realtà, dal conto andrebbero almeno tolti gli asili comunali che già pesano sui conti pubblici per un miliardo e due: sulla questione, si veda lo studio elaborato dalla Fondazione Agnelli).


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