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«Paritarie, il ministro sbaglia i conti»

La replica della Fondazione Agnelli all’allarme lanciato dalla Giannini. «La chiusura delle scuole private in crisi costerebbe allo Stato molto meno di 6 miliardi»

29/06/2014
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Corriere della sera

Sei miliardi. Tanto costerebbe allo Stato la chiusura delle scuole paritarie in crisi secondo Stefania Giannini. «Se domani mattina – ha detto il ministro dell’Istruzione intervenendo mercoledì al convegno di Treellle sulle scuole paritarie - tutte insieme le scuole paritarie spegnessero le luci, cosa che non deve succedere, avremo un grande problema: dovremmo mettere sul piatto 6 miliardi di euro». Alla cifra di 6 miliardi di euro si arriva così: gli studenti delle scuole paritarie in Italia sono poco più di un milione, il costo medio annuo per studente è di circa 6 mila euro. Una semplice moltiplicazione ed ecco quanto costerebbe allo Stato riassorbire gli allievi del sistema delle scuole paritarie, nel caso che queste dovessero scomparire. Tutto giusto? Niente affatto, fa notare la Fondazione Agnelli. Fatto salvo il principio della libertà di scelta educativa e dunque il ruolo della scuola paritaria privata come seconda gamba del sistema nazionale di istruzione, gli esperti della Fondazione fanno notare che a questo calcolo economico si possono e si devono muovere almeno due obiezioni.

«Sbagliato includere nel conto anche le scuole dell’infanzia comunali già a carico della Repubblica»

La prima è che all’interno del milione che frequentano le scuole paritarie sono inclusi anche circa 200 mila bambini delle scuole dell’infanzia comunali, sostenute quindi dalle amministrazioni locali: formalmente non sono costi a carico del Ministero, ma a carico della Repubblica certamente sì. Solo questo ridurrebbe la cifra a 4,8 miliardi. Ma c’è una seconda obiezione, più sostanziale, che mette in dubbio lo stesso metodo di calcolo. Per la stima della spesa complessiva non è corretto utilizzare come fattore il costo «medio» per allievo: bisognerebbe utilizzare invece quello che gli economisti chiamano «costo marginale». «Se anche “per assurdo” tutte le scuole paritarie chiudessero e lo Stato dovesse riassorbirne gli allievi – spiega Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli - il costo aggiuntivo che lo Stato dovrebbe affrontare sarebbe molto modesto. Infatti, nel complesso della scuola primaria e secondaria italiana il rapporto fra insegnanti e studenti resta uno dei più bassi a livello internazionale (22 allievi contro i 24 della media Ocse). Per accomodare i circa 400 mila studenti di scuola primaria e secondaria in più provenienti dalle paritarie non sarebbe necessario un significativo incremento di aule e insegnanti; basterebbe aumentare di poco più di un’unità la composizione media di ciascuna classe, con qualche variazione territoriale».

«Per accomodare i circa 400 mila studenti in più delle primarie e delle secondarie basterebbe aggiungere una sedia e un banco per classe»

«Per chiarire il concetto – conclude Andrea Gavosto – se ho degli invitati a cena e ne arriva uno inatteso, quasi mai è necessario comprare un nuovo tavolo. Spesso basta aggiungere una sedia. E così si dovrebbe ragionare anche per i costi per lo Stato della scuola paritaria. Sono convinto che le stime risulterebbero allora sensibilmente più basse. E da quelle si dovrebbe partire per fare davvero un ragionamento non ideologico sulla scuola paritaria e sul suo ruolo in Italia». Altro discorso, invece, è quello della scuola dell’infanzia, dove l’offerta dello Stato e degli enti locali è insufficiente, soprattutto nelle regioni meridionali, e che quindi - osserva Gavosto - andrebbe rafforzata. «A questo proposito - osserva il direttore della Fondazione Agnelli - va notato però che il 70% delle scuole paritarie dell’infanzia (che accolgono circa 400 mila bambini, ndr) è al Nord e quindi non aiuterebbe a soddisfare il bisogno dove esso è più forte».


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