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Parere del Collegio dei Docenti del Circolo di Monastir/Ussana sul Progetto nazionale di sperimentazione

CIRCOLO DIDATTICO DI MONASTIR/USSANA (CA) Parere del Collegio dei Docenti sul 'Progetto nazionale di sperimentazione' previsto dalla Dottoressa Letizia Brichetto Moratti Ministro dell'Istruzione e de...

07/09/2002
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CIRCOLO DIDATTICO DI MONASTIR/USSANA (CA)
Parere del Collegio dei Docenti sul 'Progetto nazionale di sperimentazione' previsto dalla Dottoressa Letizia Brichetto Moratti Ministro dell'Istruzione e dell'Università nel Gabinetto Berlusconi.

I docenti del Circolo Didattico di Monastir, nella seduta di giovedì 5 settembre 2002, dopo aver preso visione del Decreto Ministeriale in parola e del comunicato del Dottor Armando Pietrella, , Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico Regionale della Sardegna, trasmesso in data 26 agosto 2002;

in seguito a un'attenta analisi e discussione sui contenuti del Decreto sulla sperimentazione e delle possibili ricadute che lo stesso, se applicato, potrebbe avere sulla didattica

EVIDENZIANO CHE

° Il Decreto palesa evidenti limiti di legittimità ed è del tutto inadeguato sotto l'aspetto pedagogico e didattico.

I dubbi sulla legittimità nascono dal fatto che tale decreto appare non essere diretta emanazione di alcuna legge dello Stato, infatti nel suo testo non contiene alcun riferimento normativo che ne giustifichi la sua attuazione.
Il CNPI (Consiglio Nazionale dell'Istruzione), in data 11 aprile 2002 Prot. n. 7134, ha addirittura espresso un netto parere contrario sulla complessiva proposta di riforma del Ministro Brichetto Moratti, evidenziando i rischi di involuzione per la scuola pubblica se tale disegno riformatore dovesse realizzarsi.
Inoltre il Decreto di Sperimentazione in parola non è stato ancora sottoposto al parere di merito dello stesso CNPI.

L'inadeguatezza degli aspetti pedagogici e didattici è data 'In primis' dalla stessa struttura lessicale burocratica del Decreto.
Anche se per sua natura un Decreto spesso è la 'Sublimazione della burocraticità', un provvedimento che riguarda una sperimentazione didattica su 'persone', rispettivamente di 30 e 66 mesi di età, non può non contenere al suo interno le ragioni educative che ne giustificano la sua emanazione: tali contenuti invece sono del tutto assenti.
La grande novità da sperimentare che si sta propagandando attraverso gli organi di stampa, cioè l'insegnamento della lingua inglese e dell'informatica sin dalla prima elementare, è per questa scuola e per tante altre un fatto già acquisito (perfino nelle sezioni in uscita della Scuola Dell'Infanzia).
Se molte scuole non hanno tali insegnamenti è semplicemente perché il Ministero non stanzia le risorse sufficienti per formare gli insegnanti e attrezzare i laboratori.
L'apertura all'intercultura, all'apprendimento delle lingue straniere, al potenziamento dei saperi scientifici e tecnologici sono patrimonio della Scuola Elementare italiana, sin dai 'Programmi dell''85'; parimenti queste esperienze sono un fatto acquisito anche nei 'Nuovi orientamenti del '#8216;91' della Scuola Dell'Infanzia. Tali contenuti si sono arricchiti in questi anni col lavoro concreto di migliaia di insegnanti, che hanno dato loro attuazione, col conforto della ricerca e della sperimentazione delle migliori scuole pedagogiche e di pensiero italiane e straniere.

Il progetto di Sperimentazione, inoltre, non è rispettoso della democrazia e del parere degli operatori scolastici; appare affrettato e calato dall'alto sulle teste degli insegnanti, che devono subire le decisioni agostane del Ministro di turno, con un provvedimento che non fa altro che complicare il già difficile lavoro di avvio del nuovo anno scolastico, oltre a generare confusione nelle famiglie con malintesi e incertezze nel loro rapporto con l'Istituzione Scolastica.

L'introduzione della figura dell'insegnante prevalente era già prevista nelle legge che ha avviato 'I moduli' (148/90), il fatto che una simile opportunità sia stata quasi del tutto inutilizzata nel lasso di tempo di attuazione della '148', sta a significare che una tale 'innovazione' sconta in partenza un giudizio di inattuabilità.
Per come, poi, viene prefigurata nel decreto in questione suggerisce l'immagine del vecchio insegnante unico 'Dominus' della classe, unico depositario del rapporto con le famiglie e rigido custode della didattica e del sapere ministeriale: con buona pace dei progressi pedagogici realizzatisi (pur con le normali difficoltà del lavoro in comune) con il lavoro in 'team', che ha arricchito e stimolato la funzione docente e ha offerto una pluralità di modelli e di competenze a favore degli alunni.

Nel merito delle questioni attinenti l'anticipo scolastico nella scuola dell'Infanzia e in quella elementare, il Collegio esprime la sua netta contrarietà e sottoscrive il parere in merito espresso dal CNPI nella riunione dell'11 aprile 2002 laddove si afferma:
'Il CNPI non condivide la scelta, a regime, dell'anticipo a due anni e mezzo per la frequenza della scuola dell'infanzia e a cinque anni e mezzo per la frequenza della scuola elementare sia perché la scelta adottata nell'articolato non tiene conto della storia, della cultura e dell'esperienza della scuola dai tre ai sei anni, sia perché lascia trasparire un'idea di scuola come servizio, in cui prevale il carattere assistenziale su quello educativo. Il CNPI sottolinea, inoltre, la significativa rilevanza che assume la previsione dell'anticipo della frequenza scolastica e, conseguentemente dell'obbligo, su tutte le istituzioni ricomprese nell' intero sistema pubblico di istruzione e formazione. Se si considera, infine, che la possibilità d'ingresso anticipato nel sistema scolastico, oltre che all'opzione delle famiglie viene subordinata anche ai "limiti posti alla finanza comunale dal patto di stabilità" (art. 7, comma 4 del DDL di Delega) - limiti che notoriamente risultano diversificati nelle varie aree del Paese e, talvolta, all'interno delle stesse, ne consegue un ulteriore elemento di discriminazione e di casualità che, a giudizio del CNPI, incide sull'attendibilità istituzionale e sociale dell'obiettivo che si intenderebbe perseguire (l'uscita anticipata dal sistema).'
Per poi specificare:
'' il CNPI ritiene che l'obbligo fatto allo Stato - a norma dell'art. 34 della Costituzione - di garantire tutte le condizioni indispensabili perché la scuola promuova e favorisca il riscatto sociale di quanti si trovano in situazione di povertà culturale ed economica e, nel contempo, assicuri percorsi di eccellenza a coloro che hanno capacità e competenze per compierli, deve, quindi, trovare fondamento nell'innalzamento generalizzato e unitario dei livelli di istruzione.'

Nelle questioni specifiche della Scuola dell'infanzia:

'Il CNPI 'esprime contrarietà alla flessibilità proposta, a regime, in materia di anticipo della frequenza ai due anni e mezzo di età dei bambini. Va, in primo luogo, precisato che, rivolgersi a tale fascia d'età, presuppone la necessità di adeguate strutture e assetti organizzativi , a partire da un rapporto numerico insegnante/bambino ricalcato sui parametri dell'istituzione specifica per bambini di quest'età.
La previsione di anticipo non trova riscontro in esperienze attuate e consolidate nella scuola dell'infanzia del nostro Paese, anzi stravolge un modello educativo tra i più apprezzati all'estero, e rende difficilmente perseguibili finalità ed obiettivi degli Orientamenti del 1991, imponendo faticose e non positive dissociazioni tra le professionalità educative che sarebbero ulteriormente appesantite dall'introduzione di nuove figure per il lavoro di cura dei bambini e il conseguente adeguamento della professionalità docente.'

Sull'anticipo a cinque anni e mezzo per le elementari:

' 'per quanto riguarda la proposta di anticipare ai cinque anni e mezzo del bambino l'apprendimento di insegnamenti formali nella scuola elementare, essa non trova il necessario sostegno né nella nostra apprezzata letteratura psicopedagogica né in esperienze didattiche attuali e pregresse, che hanno anzi dimostrato i limiti delle forzature in materia di prestazioni troppo precoci.
In conclusione, il CNPI ritiene che la possibilità riservata alle famiglie per l'iscrizione anticipata dei figli, ricalca una concezione non condivisibile dell'educazione, che non appare rispettosa dei peculiari ritmi di sviluppo dei bambini di tale delicata fascia d'età.
Il CNPI esprime netta contrarietà alla previsione di un ingresso anticipato alla scuola elementare.
Nel quadro del disegno di legge-delega, infatti, dopo un percorso formativo nella scuola dell'infanzia, modificato rispetto a quanto indicato negli Orientamenti del 1991, l'anticipazione non trova alcuna motivazione sul piano educativo e determina gravi alterazioni nel percorso formativo della scuola elementare, con notevoli difficoltà per uno sviluppo equilibrato dei tempi di apprendimento e di sviluppo delle autonomie dei bambini.
Si confermano così le preoccupazioni circa il rischio di un abbassamento della qualità dell'offerta formativa nella scuola primaria, tale da incidere negativamente anche sul percorso successivo.'

Per tutte le ragioni che sono state evidenziate, ad unanimità di voti espressi per alzata di mano, il Collegio dei docenti del Circolo di Monastir/Ussana

Delibera di respingere

il progetto di sperimentazione del Ministro dell'Istruzione e dell'Università Letizia Brichetto Moratti.


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