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Pantaleo (Flc): il sistema scolastico va trasformato

La nuova mobilitazione del sindacato in dfesa dei precari e del personale Ata, ma anche per migliorare il diritto allo studio e l'offerta formativa

13/02/2014
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Stamattina a Roma, davanti al ministero dell'Istruzione, si è tenuto un presidio organizzato dalla Flc Cgil in difesa dei diritti dei precari della scuola. E proprio da questo tema è partita la conversazione di Domenico Pantaleo, segretario generale Flc, con 'Italia parla', la rubrica di RadioArticolo1.

"Dal Governo Letta ci attendevamo un cambiamento di indirizzo rispetto ai problemi dei precari della scuola, dell'università e della ricerca. In realtà, finora non si è visto nulla di concreto. Da tempo, siamo in una condizione di blocco dei contratti e adesso il Governo pretende che le immissioni in ruolo avvengano a costi invariati: un'assurdità, perchè quando i precari entrano in ruolo bisogna ricostruire le carriere e c'è comunque un avanzamento salariale. Secondariamente, ci vuole un piano di stabilizzazione per tutti e 180.000 i precari iscritti nelle graduatorie, al fine di garantirne, attraverso una programmazione, il riassorbimento. Terzo punto, la vicenda delle abilitazioni speciali, nel senso che molte università non vogliono attivare i corsi per la scuola per l'infanzia e la scuola primaria, perchè, nonostante esista una legge, sono scarsamente remunerativi. Insomma,  si sta creando un'ulteriore situazione di caos, in quanto queste abilitazioni sono fondamentali per accedere alla graduatorie. Infine, il capitolo dei diritti dei precari, che ricevono lo stipendio in ritardo, non gli si vuol pagare le ferie e per giunta ora si pensa di ridurre il salario. Si dice che la scuola debba fare un salto di qualità, in realtà si tende a peggiorare ulteriormente la situazione".

Ma non ci sono solo i precari al centro della nuova mobilitazione del sindacato. Domani, 14 febbraio, incrociano le braccia i dirigenti scolastici e sul piede di guerra c'è anche il personale Ata (il personale assistente tecnico e amministrativo della scuola). "Nei riguardi di questi ultimi lavoratori – presegue Pantaleo – c'è un atteggiamento persecutorio e assurdo. Qui le immissioni in ruolo sono ancora praticamente bloccate. Non solo. Da queste persone adesso si pretende persino la restituzione di somme percepite per le posizioni economiche acquisite, nonostante abbiano già svolto quelle funzioni, peraltro assai delicate, come l'accudimento di bambini disabili. E parliamo di lavoratori che non arrivano a mille euro al mese! Invece per i dirigenti scolastici, si vuole ridurre il fondo per le posizioni economiche, mentre bisognerebbe valorizzare la loro funzione. Va ricordato che i dirigenti scolastici hanno retribuzioni di molto inferiori a quelle dei dirigenti dello Stato, pur svolgendo funzioni molto più complesse, molto più onerose e molto più delicate. Anche qui tagliare i salari è perciò assurdo, così come è un controsenso l'idea che per far funzionare la scuola non serve la valorizzazione del lavoro, ma, al contrario, bisogna penalizzare le persone. Dimenticando che la qualità dell'istruzione si può raggiungere solo se la condizione di chi lavora è migliore, se c'è la stabilizzazione del lavoro, se ci sono diritti e il salario. In tal senso, il governo Letta si muove esattamente in continuità con i precedenti esecutivi Berlusconi e Monti".

 

Dal 21 febbraio al 22 marzo ci sarà anche lo sciopero delle cosiddette attività aggiuntive, quelle finanziate dal mof (il fondo per il mglioramento dell'offerta formativa), che il governo intende utilizzare per restituire gli scatti del 2012. "Su tutte queste questioni – rileva Pantaleo – abbiamo messo in campo una forma originale di mobilitazione, che è quella appunto di chiedere al personale della scuola di astenersi da quelle prestazioni che rientrano da un lato nel finanziamento del mof  e dall'altro nelle posizioni economiche del personale Ata. Ci rendiamo conto dei disagi che provocheremo, ed è per questo che chiediamo un incontro con l'associazione dei genitori dei bambini disabili: cerchiamo il consenso attorno alle nostre forme di lotta, ma nello stesso tempo non si può chiedere alla gente di lavorare gratis, perchè di questo si tratta, cioè di fare prestazioni sezna pagarle, che già vanno oltre a quel che è previsto dal contratto, peraltro bloccato dal 2006".

All'interno di 'Impegno Italia', il nuovo piano stilato dal presidente del Consiglio, vengono toccati più punti che riguardano il mondo della conoscenza, in particolare la scuola. Si parla di riforme, investimenti, ma non dei problemi del personale. "Non è accettabile la scissione esistente tra le condizioni di lavoro e il presunto riformismo di Letta. Su precari, tagli ai salari, contratti bloccati, non abbiamo sentito neanche una parola dal Presidente del Consiglio, ma non si può pensare di investire nella conoscenza senza investire sulle condizioni reali delle persone. Sul merito delle cose proposte poi, alcune sono interessanti, come l'idea della chiusura del ciclo scolastico un anno prima dell'attuale, purchè si intenda elevare l'obbligo scolastico a 18 anni. Così come sono certamente positivi gli investimenti sull'edilizia scolastica. Però abbiamo l'impressione che anche stavolta si tratti solo di annunci sulla carta, di cose buttate lì senza un'idea organica, senza un vero progetto, che comprenda tutto il mondo della conoscenza, inclusa la ricerca, del tutto sparita dalle dichiarazioni del governo".
Sulla ricerca, in particolare, bisogna portare avanti i programmi a carattere europeo e internazionale, secondo il sindacato: "Proprio per questo – sottolinea il segretario generale della Flc –, occorre continuare a investire in quel campo, riorganizzando l'attuale sistema troppo frammentato, intensificando i rapporti fra enti di ricerca e università, creando sinergie con le politiche industriali ed economiche del Paese. Ci vuole un'idea strategica, un piano nazionale della ricerca, che ancora è solo abbozzato. In tale direzione, uno degli obiettivi strategici dovrebbe essere l'aumento del numero dei ricercatori, attualmente assai basso, sia pure con una produttività molto elevata. I nostri ricercatori sono bravi e preparati, ma vengono valorizzati quando vanno all'estero, perchè da noi sono più quelli con il contratto precario che quelli a tempo indeterminato".

Sulla stessa falsariga, l'università. "Anche qui bisogna investire di più – osserva Pantaleo –, considerando che il comparto ha subito un taglio di risorse nel 2013. Quest'anno, per la prima volta, le risorse non sono diminuite, però si scontano le carenze precedenti. Abbiamo situazioni assurde all'interno delle facoltà; a volte, non si possono tenere corsi universitari per mancanza di personale, e si sta facendo un'opera di razionalizzazione dei corsi senza un criterio. O meglio, la logica è solo quella dei docenti a disposizione. Inoltre, va svecchiato il corpus dei professori, promuovendo tanti giovani ricercatori e dottorandi, facendo una grande operazione che consenta all'università di fare un salto di qualità all'attuale sistema arretrato, ad esempio accrescendo il welfare studentesco. La nostra proposta sul reddito minimo deve andare in direzione di un miglioramento del diritto allo studio, perchè gli ultimi dati sono impressionanti: solo il 30 per cento di chi oggi si diploma accede all'università, dove nei primi anni il tasso di abbandono è micidiale, senza paragoni con il resto d'Europa. E tutto questo deriva dal fatto che non diamo sostegni adeguati ai nostri studenti universitari".

Infine, Pantaleo si è soffermato sul prossimo terzo congresso nazionale della Flc, dallo slogan 'Ora e sempre conoscenza'. "Un paese come il nostro che non garantisce a tutti il diritto all'apprendimento, che non garantisce alle nuove generazioni un lavoro, che tende a ridurre fortemente i diritti sociali delle persone, che non compete sull'innovazione e la ricerca, è un paese ingiusto, che va radicalmente cambiato. E questo vale anche per il sindacato, per la Cgil. Dunque, la vera sfida del nostro congresso è cambiare le gerarchie economiche e sociali,  affermare un'altra idea di Europa, modificare la stessa nostra funzione di rappresentanza all'interno dei nostri comparti, avendo come fine ultimo non quello di aggiustare le cose, ma di trasformarle radicalmente".                 


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