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Pantaleo (Flc Cgil): non possiamo permetterci di essere divisi

“La destrutturazione dei contratti nei settori pubblici è parte fondamentale di un disegno che mira a privatizzare i beni comuni, a partire dalla conoscenza”

07/05/2014
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Rassegna.it

“La destrutturazione dei contratti nei settori pubblici è parte fondamentale di un disegno che mira a privatizzare i beni comuni, a partire dalla conoscenza”. Parte da questa denuncia Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil, nel suo intervento al congresso della confederazione che si sta svolgendo a Rimini.

Secondo Pantaleo, “il governo pensa di indebolire i soggetti collettivi facendo apparire il sindacato come contrario ai processi modernizzazione”. “Ora – ha aggiunto il segretario - l'interrogativo di fondo è come rispondiamo all'attacco, con quali innovazioni intendiamo affrontare la crisi della rappresentanza, nel mutato scenario politico e sociale”.

Tra le chiavi fondamentali, secondo Pantaleo, c'è il valore della confederalità, che “significa tenere insieme tanti punti di vista, tanti interessi”, contrastando così la tendenza alla “frammentazione e alla corporativizzazione che è in atto anche nel mondo del lavoro”.

“Noi – ha proseguito Pantaleo - dobbiamo avere l'ambizione di cambiare l'agenda politica e sociale del paese. Ma la parola cambiamento è vaga, se non si definisce a favore di chi e contro chi lo si indirizza, in un paese in cui il 10% possiede il 45% della ricchezza”.

La premessa indispensabile, secondo il segretario Flc, è “riconquistare protagonismo sociale”, senza il quale “il sindacato perde forza e autorevolezza”. “Le conquiste – ha ricordato Pantaleo – non sono mai gentili concessioni, ma sempre il frutto di lotte ed alleanze, senza le quali non si modificano i rapporti di forza. Se accettiamo che tutto si risolva in tv o giornali saremo condannati alla sconfitta”.

Il segretario Flc ha poi indicato le azioni fondamentali da mettere subito in campo, avendo come “stella polare” il Piano del lavoro della Cgil: l'estensione degli ammortizzatori, una legge sul diritto allo studio, l'introduzione del reddito minimo garantito (“che non è in contrasto con il diritto al lavoro, perché è un antidoto al ricatto della precarità”) e una grande mobilitazione per riaprire il capitolo pensioni.

La conclusione è sulla Cgil, che “non può permettersi di uscire dal congresso divisa”.
  


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