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Panorama-No alla Moratti, cioè al merito

No alla Moratti, cioè al merito di Renzo Rosati 8/3/2004 URL: https://www.panorama.it/italia/politica/articolo/ix1-A020001023462 Il punto, dietro tante parole, è ques...

09/03/2004
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Panorama

No alla Moratti, cioè al merito
di Renzo Rosati

8/3/2004
URL: https://www.panorama.it/italia/politica/articolo/ix1-A020001023462
Il punto, dietro tante parole, è questo: i docenti dovranno periodicamente sottoporsi ad aggiornamenti - convegni, pubblicazioni, seminari - dai quali ricaveranno crediti utili per la progressione di carriera. È uno scandalo? Intanto nessuno rischia il posto. E l'alternativa è il sistema attuale basato sulla progressione automatica delle carriere e degli stipendi. Che è esattamente l'obiettivo per il quale si batte il sindacato > Schede
Ci voleva un quotidiano di sinistra, Il Riformista, per dire qualcosa di politicamente scorretto, ma di realistico, sulla riforma della scuola di Letizia Moratti. E cioè: la legge che secondo i sindacati abolirebbe il tempo pieno, priverebbe migliaia di famiglie di un tetto pomeridiano per i loro figli, e nel frattempo taglierebbe selvaggiamente insegnanti di sostegno, ridurrebbe le ore per la didattica, prosciugherebbe i fondi dell'istruzione pubblica a favore di quella privata (e altre cose ancora), non è affatto come viene descritta.
Senza entrare nei dettagli della nuova legge, il tempo pieno non viene affatto abolito, ma rimodulato con un'etichetta diversa. Nella sostanza per le famiglie e i bambini non cambia nulla. Stessa cosa per i corsi di sostegno e i fondi alla scuola pubblica. La differenza sta nei percorsi della scuola dell'obbligo e delle superiori e nei criteri di valutazione degli insegnanti. E qui si arriva al punto.

AGGIORNARSI PER LA CARRIERA
I docenti dovranno infatti periodicamente (le modalità sono tuttora da stabilire) sottoporsi ad aggiornamenti - convegni, pubblicazioni, seminari - dai quali ricaveranno crediti utili per la progressione di carriera. È uno scandalo? Intanto diciamo che nessuno rischia il posto, neppure nel caso rifiutasse l'aggiornamento. Ma soprattutto questo criterio esiste in quasi tutte le altre professioni che hanno a che fare con la conoscenza, i medici in primo luogo.
L'alternativa è il sistema attuale basato sulla progressione automatica delle carriere e degli stipendi. Che è esattamente l'obiettivo per il quale si batte il sindacato.

LA SCONFITTA DI BERLINGUER
Anni fa un ministro dell'Istruzione di sinistra, Luigi Berlinguer, tentò di introdurre un po' di meritocrazia nella carriera scolastica, attraverso punteggi e commissioni di valutazione. Moratti è stata più blanda. Berlinguer comunque ci rimise il posto, fu rimpiazzato da Tullio De Mauro, linguista di chiara fama, diessino anche lui, il quale come prima cosa firmò un generoso contratto uguale per tutti.

BIMBI IN CORTEO
È questo il reale interesse dei sindacati? Verrebbe da sospettare di sì. Un mese fa c'è stata a Roma un'imponente manifestazione di Cgil, Cisl e Uil. Mamme e bimbi piccoli sono sfilati in testa al corteo parlando di fine del tempo pieno. Si è scoperto, appunto, che su quel fronte nulla cambiava. Ma le mamme e i bambini colpiscono sempre l'immaginario collettivo: senza contare che il tempo pieno a scuola fa parte della nostra società, della sua organizzazione, oltre a essere una conquista civile. Ma gratta gratta scopri che l'interesse è sempre lo stesso, un altro. E cioè la granitica autodifesa della burocrazia scolastica affidata alle confederazioni sindacali. Nulla deve cambiare nella organizzazione del lavoro, delle carriere, dell'aggiornamento professionale. Nulla che non sia deciso dai sindacati degli insegnanti stessi.
Ma così l'interesse delle famiglie, e in senso più ampio della didattica, diventa secondario. O meglio, un alibi.

ISCRITTI E VOTI
Per i sindacati si tratta di alcune centinaia di migliaia di iscritti, per i partiti politici di qualche milione di voti. Ormai, dopo i pensionati, gli insegnanti rappresentano per le confederazioni, Cgil in testa, il primo bacino in termini di tessere e capacità di mobilitazione.
Ma se la scuola è un servizio pubblico, e tale giustamente vuole restare, dovrebbe avere come punto di riferimento non la propria autotutela (anche quella, ma non solo), ma appunto il pubblico interesse. Certamente la riforma Moratti non rappresenta la perfezione. E d'altra parte sono tre anni che viene discussa in tutte le sedi. Però resta il fatto che ogni ministro - con la Dc prima, con la sinistra dopo, con Moratti adesso - che ha tentato di riformare la scuola si è scontrato con le barricate degli insegnanti spesso e ci ha rimesso la carriera. Solo un caso?

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