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«Panino» da casa a scuola? In Emilia-Romagna non si può

In attesa delle linee guida del Miur, il direttore dell’Usr, Versari, frena: «Non basta la volontà dei genitori: serve un accordo con Asl e enti locali». Il messaggio ai dirigenti scolastici: «Pasto e tempo scuola fanno entrambi parte del processo educativo»

24/11/2016
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Corriere della sera

Continua la guerra del panino, nel silenzio delle istituzioni che dovrebbero dire come scuole e famiglie debbano regolarsi. Per il momento, c’è una sentenza del Tribunale di Torino che consente di portare il pasto da casa, ma non mette tutti d’accordo. In Emilia-Romagna, per esempio, hanno tirato il freno: consumare il pasto domestico a scuola non si può. Non, almeno, finché non c’è «un accordo sull’aspetto organizzativo e igienico-sanitario tra gli enti locali, le Ausl e le stesse istituzioni scolastiche». Posizione resa esplicita dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia-Romagna, Stefano Versari, che ha risposto anche alle domande arrivate al suo ufficio da diversi presidi del territorio.

«Non basta la richiesta dei genitori»

Alle scuole, Versari raccomanda di «valutare attentamente» le richieste delle famiglie e, «solo se del caso», avviare il percorso per un’intesa con Ausl ed ente locale di riferimento. In una nota, Versari precisa prima di tutto che la sentenza di Torino ancora «non ha carattere di definitività, essendo pendente ricorso avanti la Corte di Cassazione». Dunque, afferma il provveditore, «al fine di consentire di consumare cibo portato da casa nei locali della scuola, non è sufficiente la volontà dei genitori», ma è necessario «adottare le necessarie misure organizzative» insieme alle istituzioni coinvolte: appunto, scuole, enti locali e Ausl. «Agli enti locali- ricorda infatti Versari- sulla base delle indicazioni igienico-sanitarie delle Asl, è attribuito per disposizione legislativa il compito di predisporre il servizio di refezione scolastica e quello di fornire locali idonei a tale uso. Alle Istituzioni scolastiche compete invece l’inserimento del servizio mensa, laddove erogato, nel più generale processo educativo». Proprio il momento del pasto a scuola, sottolinea il numero uno dell’Usr, «non può considerarsi separatamente dal tempo scuola, essendo il processo educativo per sua natura unitario».

Accordi con gli enti locali

Sulla questione, l’Usr ha anche avviato un confronto con la Regione, «allo scopo di acquisire indicazioni igienico-sanitarie in ordine alla problematica». Linee guida che, «non appena disponibili, saranno diffuse sul sito istituzionale» dell’Usr. Nel frattempo, si aspettano anche le indicazioni che dovrebbe dare anche il ministero dell’Istruzione, «dopo intese con il ministero della Salute e con le altre Istituzioni interessate». Intanto, suggerisce Versari, «se del caso, le scuole potrebbero valutare di avviare interlocuzioni preliminari con gli enti locali, in ragione della competenza primaria in materia in capo agli stessi».


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