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Paneacqua: Università, tagli invece che investimenti

Vittoria Franco

27/07/2010
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Politica Senza risorse nessuna riforma potrà mai compiere il miracolo di salvare e rilanciare la nostra università. Certo, il testo del Governo ha subito in Commissione molti cambiamenti in positivo, ma ancora non ci siamo. Restano criticità importanti. La prima e più importante riguarda i giovani, che risultano essere i più penalizzati da questo provvedimento

Esattamente 10 anni fa, con la strategia di Lisbona, l'Europa si è data un obiettivo tanto ambizioso quanto giusto: costruire l'economia e la società della conoscenza. Se non si dà corpo a questa strategia, l'Europa perde la sua capacità competitiva. Ogni Paese membro deve sentirsi impegnato a cooperare. È un fatto che l'Italia non vi ha contribuito molto, né in termini di investimenti né promuovendo energia riformatrice lungimirante. Mai però come questa volta si era creato un cortocircuito così drammatico fra riduzione drastica delle risorse e cambiamenti centralistici e punitivi.

Tagli invece di investimenti, come sarebbe invece necessario. Mentre altri Paesi europei hanno risposto alla crisi aumentando gli investimenti in formazione e ricerca, il ministro Tremonti ha pensato bene, ancora prima della crisi nel 2008, di operare un bel taglio di un miliardo e mezzo circa. Tutto il resto è logica conseguenza di questa scelta. Eppure, in Italia si spende per l'università molto meno della media europea e OCSE e noi occupiamo le ultime posizioni per percentuali di laureati.
Bisogna intervenire e cambiare? Certamente. E noi siamo stati i primi a presentare le nostre proposte anche in questa legislatura, con riforme vere, cioè accompagnate da investimenti.

Senza risorse nessuna riforma potrà mai compiere il miracolo di salvare e rilanciare la nostra università. Certo, il testo del Governo ha subito in Commissione molti cambiamenti in positivo, grazie soprattutto a un'attività responsabile di tutte le componenti. Molti nostri emendamenti migliorativi sono stati accolti e ora possiamo lavorare su un testo meno centralistico, meno burocratico, meno ottuso. Però, ancora non ci siamo. Restano criticità importanti. La prima e più importante riguarda i giovani, che risultano essere i più penalizzati da questo provvedimento: penalizzati in quanto studenti nel diritto allo studio, quello vero, che promuove la mobilità sociale e premia gli studenti meritevoli, nonché privi di mezzi, come recita la nostra Costituzione. Il Fondo per il merito, previsto all'articolo 4 del ddl del Governo, è una semplice finzione, priva di efficacia, non disponendo di una seria e certa copertura finanziaria.

In secondo luogo, vengono penalizzati i giovani che desiderano intraprendere la carriera accademica. Su questo già era poco convincente il testo originario del Governo, che prevedeva la figura del ricercatore a tempo determinato per un triennio rinnovabile, prima della possibilità di assunzione come docente associato. Era poco convincente soprattutto per il fatto che non viene previsto l'accantonamento delle risorse necessarie. È evidente che, senza un accompagnamento oculato con le risorse necessarie all'assunzione, si creano nei giovani soltanto illusioni e frustrazioni. Ma l'emendamento all'articolo 18 presentato per l'Aula dal relatore peggiora a nostro avviso ulteriormente la condizione dei giovani studiosi perché allunga indiscriminatamente il periodo di incertezza e di precarietà. In Commissione sono state introdotte, anche grazie al fatto che sono stati accolti i nostri emendamenti, misure positive riguardo ai ricercatori a tempo indeterminato, che invece in base al testo del Governo erano lasciati senza futuro. Nessuna delle nostre proposte è stata invece accolta per i ricercatori a tempo determinato, figure create dalla precedente legge Moratti.

Mi auguro - e la disponibilità del relatore in questo senso ci conforta - che in Aula vengano approvate misure concrete che non chiudano la strada ai giovani ricercatori più meritevoli, che vogliono essere giudicati in base al loro valore, ma anche avere serie, reali e vere opportunità di ricerca accademica. Un Paese che non si prende cura dei giovani e della loro intelligenza è destinato al declino. Questo purtroppo è il rischio che corriamo. Noi questo non vogliamo accettarlo, non l'accettiamo e faremo di tutto per cambiare con grande senso di responsabilità, impegno e passione il testo al nostro esame per il bene dei nostri giovani, della nostra università, della ricerca, dell'innovazione e del futuro del nostro Paese.

*Senatrice Pd


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